Agenda Digitale, il successo passa dalle competenze e dalla partecipazione degli stakeholder
Sulle competenze l’Italia è notevolmente in ritardo. Il tema della carenza di competenze digitali è sempre più urgente da affrontare, e la Commissione Europea questo può comportare un aggravio di costi collegati ai nuovi servizi digitali. Per sconfiggere l’analfabetismo funzionale sono indispensabili linee di
intervento che agiscano su più fronti contemporaneamente, e su alcuni
possiamo già rilevare una chiarezza di piano di azione, se non ancora
dei risultati tangibili
29 Agosto 2016
redazione
Diventa sempre più evidente come il successo della strategia nazionale sulla cittadinanza digitale si correli in modo strettissimo con la capacità dei cittadini di poter partecipare attivamente e fruire in modo significativo dei servizi digitali (pubblici, ma non solo). In particolare, all’aumento dei servizi digitali online offerti dalle diverse PA (centrali e locali) bisogna far corrispondere la crescita delle opportunità di utilizzo reale dei servizi stessi da parte della popolazione e del sistema delle imprese locali, monitorando l’efficacia delle politiche adottate in termini di domanda e offerta
Questo tema si sviluppa pertanto sui due fronti, complementari, delle competenze e della partecipazione “digitalmente consapevole”.
Sulle competenze l’Italia è notevolmente in ritardo. Il tema della carenza di competenze digitali è sempre più urgente da affrontare, e la Commissione Europea questo può comportare un aggravio di costi collegati ai nuovi servizi digitali. È urgente un’azione di sistema basata su DIGCOMP, la cui nuova versione inserisce i dati come elemento essenziale per la cultura digitale.
Per sconfiggere l’analfabetismo funzionale sono indispensabili linee di intervento che agiscano su più fronti contemporaneamente, e su alcuni possiamo già rilevare una chiarezza di piano di azione, se non ancora dei risultati tangibili. Un buon passo in questa direzione è la strategia elaborata dalle Regioni, che prevede tra le iniziative prioritarie la creazione di Centri di Competenze Digitali sovraregionali a supporto tecnico specialistico sia delle amministrazioni regionali, sia degli enti locali.
I rischi da evitare sono, come afferma Piero Dominici, quelli di “un’innovazione tecnologica senza cultura e di una illusione della cittadinanza: una cittadinanza e una partecipazione, non negoziate e costruite socialmente e culturalmente all’interno di processi inclusivi, bensì imposte dall’alto senza calarsi, completamente e concretamente, nelle prospettive dei destinatari di queste azioni/strategie”. Di coloro che sono chiamati ad esercitare la cittadinanza e la partecipazione, alimentandole costantemente, e sempre più costretti a scegliere tra la “libertà/responsabilità di essere cittadini” e la “libertà/responsabilità di essere sudditi”.
Ma se è questo il punto, allora l’abilitazione effettiva e consapevole dei processi partecipativi non è solo un elemento tra i tanti delle modalità di comunicazione e coinvolgimento della PA nei confronti dei cittadini, ma uno dei pilastri essenziali.
La PA, nel comunicare i propri servizi, sta passando, infatti, da una logica monodirezionale, in cui il cittadino viene visto come soggetto passivo, ad una PA capace di ragionare secondo logiche di marketing, trasformando i cittadini in clienti da conoscere e soddisfare e, grazie all’introduzione del paradigma dell’open government, da coinvolgere sempre più nell’agire pubblico.
È, questo, il fattore fondamentale per il successo della trasformazione digitale della PA, che passa necessariamente attraverso un significativo processo di coinvolgimento degli stakeholder e una chiara ed efficiente governance, fattori che nel nostro Paese ancora non si mostrano con l’adeguata evidenza. Gestione del cambiamento, governance, competenze sono le tre parole chiave, che non a caso sono i focus centrali del Cantiere Cittadinanza Digitale.
In altri termini, siamo nel paradigma, ancora da costruire, della “innovazione per tutti”, oggi attualissimo, e che richiede interventi inclusivi e destinati ad un numero sempre maggiore di cittadini. I dati aperti, oltre che garantire trasparenza, interoperabilità ed accessibilità, possono essere utilizzati per realizzare iniziative con finalità sociali e di promozione territoriale, come dimostrato in diverse esperienze di amministrazioni virtuose come quella di Lecce.
Competenze e partecipazione degli stakeholder: dal nuovo CAD e dalle iniziative promosse nell’ambito del terzo piano nazionale di azione per l’Open Government ci si aspetta l’affermazione chiara che questa è la strategia sulla quale si punta per il successo dell’agenda digitale. Una strategia che necessita della convinzione profonda del valore e della ricchezza del metodo partecipativo, dalle grandi opportunità, ma che certamente non è facile da praticare, anche perché richiede coerenza assoluta.