Dobbiamo ripartire dalle competenze e lavorare insieme (pubblico e privato) per non perdere l’occasione offerta dal PNRR, imboccando finalmente la strada giusta per la trasformazione digitale del Paese. E’ il pensiero di Andrea Rangone, professore al Politecnico di Milano, co-fondatore e Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e Presidente del gruppo Digital360 a cui FPA appartiene
27 Maggio 2021
Redazione FPA
Un vero e proprio elettroshock culturale per recuperare il ritardo del nostro Paese sui temi della trasformazione digitale. Qualche anno fa Andrea Rangone aveva usato questa espressione per individuare quello che sarebbe servito all’Italia per avviare un nuovo percorso in termini di innovazione e competitività. Ora, dopo che questo “elettroshock” in qualche modo c’è stato, seppur generato da un pandemia che non avremmo voluto vedere, cosa dobbiamo fare per non perdere le lezioni apprese?
Parte da qui l’intervista realizzata all’interno del percorso RestarItalia. Andrea Rangone è professore al Politecnico di Milano, co-fondatore e Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e Presidente del gruppo Digital360 a cui FPA appartiene. Un’esperienza quasi trentennale sui temi della trasformazione digitale, che spinge a riflettere in maniera approfondita su come accelerare il processo di rinnovamento del nostro tessuto economico-produttivo e della nostra pubblica amministrazione, sfruttando al meglio i fondi del PNRR.
Cultura digitale: ecco il nostro punto debole
Nel nostro Paese è sempre mancata la cultura digitale e questo è il fattore principale che ci ha portato, negli anni, ad essere sempre fanalino di coda in tutti gli indici e le classifiche di maturità digitale. Il digitale è il driver principale del nostro sviluppo e del nostro futuro, non capirlo ha portato imprese, governi, amministrazioni e non investire e quindi a non essere competitivi, a non diventare una società moderna.
La rivoluzione portata dalla pandemia
Nell’ultimo anno e mezzo la dimensione e l’esperienza digitale di ciascuno (singoli, imprese, governi e pubbliche amministrazioni) è stata investita da una vera e proprio rivoluzione, legata purtroppo a un momento molto doloroso, quello della pandemia mondiale Covid-19. Abbiamo però tutti capito l’importanza del digitale, non solo perché ci ha permesso di non fermare lavoro, scuola e servizi, ma anche perché abbiamo toccato con mano cosa si può fare con gli strumenti digitali, ne abbiamo scoperto le potenzialità vedendo anche cosa si può fare di bello grazie alle nuove tecnologie, nel mondo del lavoro e della vita personale.
Investire sulle competenze digitali, a partire dalla scuola
Abbiamo le competenze per gestire questa rivoluzione digitale in atto? Secondo Rangone, abbiamo in Italia grandi competenze, ma il problema è che sono concentrate in un numero limitato di persone e di aziende. Il nodo centrale ora è diffondere queste competenze, occorre in questo senso non solo potenziare il substrato culturale e la consapevolezza, ma anche accelerare sulla formazione. Le competenze si diffondono infatti anche grazie alla contaminazione interna alle aziende e agli enti, ma questo non basta. Anche il sistema universitario non ha investito abbastanza sui temi del digitale, per non parlare poi della scuola secondaria e primaria, anche se negli ultimi anni c’è stato un interessamento in alcune realtà più avanzate. Questi temi devono entrare, quindi, finalmente nel sistema universitario, della ricerca, della scuola della formazione in generale, perché abbiamo bisogno di tanti giovani con le competenze adatte.
PNRR: un’occasione da non perdere
Dobbiamo lavorare insieme (pubblico e privato) per non perdere l’occasione offerta dal PNRR e imboccare finalmente la strada giusta per la trasformazione digitale. Non tanto per il valore assoluto degli investimenti, che comunque non copriranno l’arretrato che abbiamo, ma per fare in modo che questi 50 miliardi che arriveranno per il digitale abilitino 10 volte tanto, se ci saranno i giusti investimenti nei prossimi anni da parte di imprese e pubbliche amministrazioni. La vera differenza la farà l’execution, conclude Rangone, ed è questo l’elemento più critico guardando al futuro: la capacità di utilizzare nel modo giusto queste risorse in tempi ragionevoli e la capacità da parte dei diversi attori (imprese e amministrazioni) di metterci del proprio per avviare reali processi di trasformazione digitale. La differenza, quindi, la faranno ancora una volta le persone e la loro voglia e capacità di mettersi in gioco.
Con Andrea Rangone parleremo ancora di trasformazione digitale del Paese al prossimo FORUM PA 2021, nello Scenario dedicato al tema in programma il 22 giugno, che vedrà l’intervento del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao.