Appalti, come la Banca Dati degli operatori economici potrà premiare il merito
I presupposti in termini di idee, contenuti, volontà politica e tecnologie abilitanti ci sono. Si tratta di procedere, guardando anche alle esperienza già condotte dai Governi di altri Paesi. Inoltre faranno la differenza sistemi di sicurezza
informatica adeguati e certificati, interconnettività
ed integrabilità con sistemi
“terzi”, facilità d’uso e flessibilità
3 Novembre 2016
Ezio Melzi, consigliere delegato BravoSolution Italia
“L’informazione non è conoscenza ”, diceva Albert Einstein. Condivido l’affermazione che, a mio avviso, ben descrive il paradosso della attuale “società dell’informazione”: disporre di enormi quantità di dati ma faticare a trovare le informazioni davvero utili, nel momento in cui servono. Parlando di Procurement Pubblico lo scenario non è molto diverso. Per le Stazioni Appaltanti, ad esempio, può non essere facile recuperare anche solo le informazioni “base” sugli operatori economici, spesso disponibili ma frammentate nei sistemi di diverse organizzazioni ed enti (ad esempio Prefetture, InfoCamere, Agenzia delle Entrate, ANAC…). Per i fornitori può risultare altrettanto faticoso, ed antieconomico a causa della necessità di ripetere più volte l’operazione, l’invio alle Stazioni Appaltanti delle informazioni necessarie per partecipare alle gare, quali ad esempio documenti e certificati di cui è altresì necessario garantire il costante aggiornamento di validità nel tempo. In entrambi i casi i rischi di un’informazione ridondante e magari – allo stesso tempo – carente, è molto elevato
Il progetto della Banca Dati unica degli Operatori Economici (BDOE), intrapreso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e discusso nel Tavolo di Lavoro FPA dello scorso 20 Ottobre evidenzia però un “cambio di marcia” da parte della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo, come noto, è raccogliere e mettere a disposizione delle Stazioni Appaltanti tutte le informazioni sugli Operatori Economici in un unico Repository, sempre aggiornato poiché interconnesso alle diverse “fonti dati”. Con questo termine si identificano in particolare enti ed istituti pubblici titolari delle documentazioni riferite ai “requisiti generali” degli operatori economici ( ad esempio Ministeri, Agenzia delle Entrate, Camere di Commercio, INPS, ANAC ecc). Per quanto riguarda i “requisiti specifici” le fonti dati sono invece gli stessi operatori economici e/o infoprovider. La creazione del “repository” costituisce il primo, essenziale passo del progetto BDOE.
L’obiettivo a medio/lungo termine potrebbe essere però più ampio e “coraggioso”, delineando la costruzione di un sistema davvero in grado di premiare il merito, la competenza e l’eticità nei processi del procurement pubblico. L’auspicio è infatti quello di impostare – attorno al “nucleo” costituito dal Repository – processi strutturati di Qualifica dei fornitori, anche specifici per categoria di fornitura, come già avviene in alcuni paesi europei. E’ chiaro che la disponibilità di informazioni sempre aggiornate costituirebbe la base di un sistema agile, efficiente e oggettivo di qualificazione preventiva dei fornitori.
La valutazione sul fronte della “competenza” potrebbe essere inoltre essere integrata da una valutazione sul fronte dell’eticità e della legalità, trasformando e implementando il database nella logica delle White List.
Cosa manca per “mettere a terra” il progetto BDOE? L’idea c’è. La volontà politica anche, sembrerebbe. Sulla base della mia esperienza quale provider di soluzioni tecnologiche a supporto dei processi dispesa pubblici mi sento di affermare che anche le tecnologie abilitanti sono già disponibili e molto consolidate. Lo dimostra quanto già fatto da numerosi Governi nel mondo, a partire dal Regno Unito, con cui noi lavoriamo da anni anche su progetti analoghi.
Indipendentemente da quelle che saranno le scelte dei decisori pubblici sul fronte delle tecnologie abilitanti mi sento però di suggerire la valutazione di alcuni elementi irrinunciabili nella selezione della soluzione quali livelli di sicurezza informatica adeguati e certificati, interconnettività ed integrabilità con sistemi “terzi”, facilità d’uso, flessibilità, solidità e – non ultimo – capacità di recepire automaticamente a livello di funzionalità l’evoluzione normativa specifica del procurement pubblico.