Apps for Italy: al via il primo contest italiano per applicazioni create dai dati pubblici aperti
20.000 euro in palio per la migliore applicazione per smartphone o web realizzata da privati (cittadini o imprese) a partire dai dati pubblici messi a disposizione dalle amministrazioni. È il “contest” AppsforItaly lanciato dal basso da una serie di associazioni che si battono per la cultura dell’open data e “sponsorizzato” dal Ministero per la PA e l’Innovazione.
17 Ottobre 2011
Tommaso Del Lungo
20.000 euro in palio per la migliore applicazione per smartphone o web realizzata da privati (cittadini o imprese) a partire dai dati pubblici messi a disposizione dalle amministrazioni. È il “contest” AppsforItaly lanciato dal basso da una serie di associazioni che si battono per la cultura dell’open data e “sponsorizzato” dal Ministero per la PA e l’Innovazione.
Come spesso avviene, il primo passo per introdurre una innovazione “radicale” in un contesto ancora vergine è quello di copiare da chi ha già fatto. L’idea di AppsforItaly è esattamente questa: copiare dalle migliori esperienze internazionali – a cominciare da apps for democracy del 2008 – per dare vita ad un progetto che stimoli la creatività dei cittadini, mostrando a tutta la società il valore del patrimonio informativo pubblico.
In pratica si tratta di mettere in palio un montepremi da assegnare ai creatori della migliore applicazione (per smartphone o web) che offra un servizio ai cittadini utilizzando i dati pubblici “liberati” dalle pubbliche amministrazioni. “Tutto è nato – ci spiega Gianluigi Cogo, segretario generale dell’Associazione Italiana Open Government e membro del comitato AppsforItaly – a partire dall’evento «Open data dalle parole ai fatti» che abbiamo organizzato al FORUM PA 2011. È lì, infatti, che abbiamo lanciato l’idea di un contest che, dopo il manifesto per l’open government ed il vademecum pratico per le amministrazioni, costituisse il terzo atto di quella che avevamo definito la roadmap verso l’open data italiano”.
“Abbiamo, dunque, cercato di dar vita ad un momento di sintesi – continua Cogo – tra tutte le associazioni o comunità on line attive in questo momento in Italia e tutti i soggetti pubblici che stavano operando per liberare i dati in loro possesso. Prendendo, poi, spunto dalle ultime versioni del modello «contest» – in particolare l’open data challenge europeo – abbiamo creato un sito per lanciare l’iniziativa. Siamo in ritardo di qualche anno rispetto alle nazioni pioniere, ma il format è lo stesso: proporre delle categorie di servizio agganciandole a dei premi in denaro e poi chiedere agli sviluppatori di dare il massimo”.
Ovviamente fino a questo punto si è trattato di una roadmap non istituzionale, nata dal basso a partire dal lavoro di tutti quei movimenti che negli ultimi anni hanno cercato di creare cultura anche in assenza di un indirizzo e di una presa di posizione su questi temi da parte della politica nazionale. Ma è proprio a questo livello che l’iniziativa ha avuto una svolta, attirando l’attenzione delle strutture del Ministero per la PA e l’Innovazione e compiendo un vero e proprio «salto istituzionale». “Il mese scorso – racconta infatti Cogo – il comitato di AppsforItaly ha ricevuto un’offerta di patrocinio da parte dello staff del Ministro a cui, piacevolmente sorpresi, abbiamo risposto in maniera affermativa chiedendo però, anche un impegno dal punto di vista dei premi. E così che il montepremi complessivo dai 5.000 euro previsti dovrebbe lievitare fino ai 20.000. Con la stessa logica siamo anche aperti ad altre sponsorizzazioni il tutto per incrementare il montepremi finale e stimolare la creatività degli sviluppatori”.
La chiave è la creatività
Le strategie per l’open data avviate da altri paesi si fondano su due elementi: da una parte la spinta (o in alcuni casi l’obbligo) a liberare i dati da parte delle amministrazioni pubbliche, dall’altra il coinvolgimento del mondo esterno alla pa per valorizzarne le potenzialità inventive e creative.
“La visione del servizio on line da parte di una amministrazione ha – spiega Cogo – una sorta di vizio, determinato dal proprio ruolo e dal proprio perimetro di azione. Lasciare agli altri il compito di tirare fuori le idee su cosa dovrebbe essere un servizio on line e come potrebbe essere organizzato è forse la cosa migliore.
Cosa si può fare con i dati, infatti, non è una domanda a cui deve rispondere l’amministrazione, perché essa non ha la stessa quantità di idee o la stessa creatività o la stessa voglia di affermarsi di milioni di cittadini o di giovani motivati a metter su la propria startup. Scorrendo il catalogo datagov.co.uk, ad esempio, si trovano delle applicazioni incredibili a cui è molto difficile pensare finché non ce l’hai davanti”.
Le tappe del contest
Il contest è stato annunciato oggi e si aprirà tra un mese. I trenta giorni che intercorrono tra il lancio e l’apertura vera e propria serviranno per popolare il portale dati.gov.it con i dataset messi a disposizione dalle amministrazioni. Dopodiché chiunque potrà presentare una propria applicazione (seguendo le semplici regole del contest) fino al 20 gennaio 2012, data in cui si assegneranno i premi ai tre vincitori di ogni categoria. Tutte le applicazioni raccolte, da quel momento in poi entreranno a far parte di un catalogo. “In questo senso – spiega Cogo – il percorso è ben definito. Il contest ha una sua fine naturale che coincide con la pubblicazione del catalogo di questa edizione. Se ci saranno edizioni successive si andranno a creare altri cataloghi o si procederà ad integrare quello di questa edizione. La cosa che è importante sottolineare, però, è che i dati su cui ci appoggeremo sono linked data cioè non database statici scaricabili, ma flussi di dati dinamici, URI (Uniform Resource Identifier) curati e aggiornati da ogni pubblica amministrazione. Applicazioni costruite a partire da URI, piuttosto che da database statici, hanno un valore sicuramente maggiore.
E poi?
Per Cogo, comunque, il modello utilizzato da AppsforItaly può essere ancora migliorato. “In realtà – ci dice – noi abbiamo voluto procedere in modo abbastanza ortodosso individuando delle categorie di servizio e aprendo il contest agli sviluppatori, ma in Gran Bretagna sono già andati oltre. Dopo aver reso disponibili i dataset aperti, infatti, hanno chiesto direttamente ai cittadini che tipo di applicazioni avrebbero voluto. In questo senso hanno rovesciato completamente la prospettiva (e per la seconda volta). Non è più solo la pa che lascia campo libero agli sviluppatori, ma sono gli sviluppatori che a loro volta vengono sollecitati dalle richieste concrete della gente.”
NB per condividere la proposta #a4i #apps4italy e il tag apps4italy.