Beltrame (Mise): “Includere e servire tutti: è questa la nostra partita digitale”
27 Novembre 2015
Alessio Beltrame, ministero dello Sviluppo economico

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante l’Italian Digital Day, ha detto che “il digitale è la più grande occasione che ha l’Italia per essere se stessa”. Non è una novità. Le politiche per il digitale sono al centro dell’azione del governo fin dall’inizio del suo mandato. Finalmente il digitale non è confinato in una visione tecnologica, ma è considerato elemento strategico e trasversale a tutti i settori. Tante sono le azioni fino ad oggi messe in campo: la strategia per la Banda ultralarga, la strategia per la Crescita digitale, la riforma della PA che punta sul digitale per semplificare, rendere più efficiente e modernizzare il rapporto fra Stato e cittadini, il Piano per la scuola digitale, la razionalizzazione dei datacenter della PA, le azioni per sostenere le startup, la digitalizzazione della giustizia e le altre iniziative dell’Agenda digitale. Le politiche sul digitale stanno contaminando tutti i settori della pubblica amministrazione, ingredienti diversi che devono essere amalgamati e assemblati se vogliamo realizzare una buona pietanza. Un esempio? Investire sugli open data non vuol dire limitarsi alla pubblicazione dei dati in ogni settore, ma la capacità di definire standard e processi di condivisione che li rendano interoperabili per sfruttarne tutta la loro potenzialità.
Tanti progetti che hanno bisogno di una condizione necessaria per il loro sviluppo: una rete adeguata e capace di raggiungere tutti i cittadini e le imprese. Il Piano strategico per la banda ultralarga, approvato il 3 marzo 2015 dal Consiglio dei ministri, è allo stesso tempo ambizioso e concreto. Ambizioso perché l’Italia, che oggi si colloca nelle ultime posizioni della classifica europea per diffusione e penetrazione della banda ultralarga oltre che per l’uso della rete da parte di cittadini ed imprese, intende confermare gli obiettivi europei. L’Europa ha posto per il 2020 due obiettivi: raggiungere tutti i cittadini con connessioni a 30Mbps ed avere il 50% della popolazione che ha sottoscritto contratti di abbonamento per servizi a 100Mbps. Per il raggiungimento di questi obiettivi sono stati previsti circa 7 miliardi di risorse pubbliche. Concreto perché con la delibera CIPE di agosto 2015 le prime risorse sono state stanziate ed assegnate al Ministero dello Sviluppo economico: 2,2 miliardi per portare la banda ultralarga nelle aree bianche, le cosiddette aree “a fallimento di mercato” dove gli operatori non investiranno in modo autonomo (risorse) nei prossimi tre anni. Si tratta di una quantità di risorse mai impegnate da nessun governo per un piano di intervento sulla rete.
Perché dare la priorità alle aree bianche? Perché per vincere la sfida del digitale, per coglierne le opportunità è essenziale che tutto il paese e tutti i cittadini abbiamo la possibilità di connettersi in maniera efficiente alla rete. Vinciamo la sfida della scuola digitale se connettiamo con la fibra non solo le scuole, ma tutte le famiglie degli studenti. Vinciamo la sfida della sanità digitale, se il sistema sanitario è in grado di sviluppare servizi digitali che raggiungano tutti i cittadini. Vinciamo la sfida di una PA digitale, se tutta la PA avrà a disposizione connettività adeguata e servizi digitali fruibili da tutti, nelle grandi città e nei luoghi più remoti del paese.
In un paese che ha un sistema manifatturiero e industriale rappresentato da piccole e medie imprese diffuse in tutto il paese, saremo competitivi solo se tutto il nostro sistema produttivo sarà in grado di cogliere le opportunità che il digitale apre. Quel divario anche infrastrutturale che ha visto uno sviluppo a velocità diverse del nord e del sud del paese osservato dal punto di vista della rete Internet rischia di trasformarsi in un divario fra i territori intorno alle grandi città e il resto del paese. La consultazione pubblica 2015 sugli investimenti degli operatori TLC ha evidenziato che i soli investimenti privati da qui al 2018 consentiranno di coprire con la banda ultra larga il 64% del territorio con connessione a 30 Mbps ed il 22% con connessioni ultraveloci, con il 36% del territorio che non avrà nessun tipo di connettività in banda ultra larga. Quel 36% non è confinato in aree particolari del paese ma è diffuso in ogni regione ad esclusione dei principali centri urbani.
Ma la vera sfida non è quella di costruire una rete che raggiunga tutti, ma di popolare quella rete di nuovi servizi pubblici e privati, di fornire ai nostri ragazzi gli strumenti per “giocarsela alla pari” con i ragazzi delle altri parti del mondo, di far sviluppare tante nuove startup per creare servizi, di migliorare la vita dei cittadini, la qualità dell’ambiente, il diritto alla salute e ad una sanità efficiente, di permettere alle nostre aziende di competere nel mercato globale e creare nuovi posti di lavoro.