Bergamo, la prima cashless city: un esempio da replicare
2 Novembre 2015
Valeria Portale, Responsabile della ricerca dell'Osservatorio Mobile Payment & Commerce Politecnico di Milano
Gli italiani continuano ad amare il contante. Abbiamo le carte di pagamento in tasca (1,5 carte in circolazione per abitante – Fonte Banca d’Italia) e un’infrastruttura di accettazione dei pagamenti elettronici ben sviluppata (30.400 POS/mln abitanti, meglio di tutti i principali Paesi europei: Spagna e UK ne contano 26.300, Francia 24.300, Germania 10.700), eppure utilizziamo poco le carte per pagare (nel 2014 si registrano solo 38,2 transazioni/persona annue contro una media dell’Unione Europea di 97,7) preferendo il contante. Dai dati recentemente pubblicati dalla Banca Centrale Europea, l’Italia si conferma fanalino di coda in Europa; ci troviamo infatti al quint’ultimo posto nella classifica del numero di transazioni pro capite con carta di pagamento tra i paesi dell’Unione Europea: peggio dell’Italia ci sono solo Grecia (8 transazioni pro capite), Bulgaria (9 transazioni pro capite), Romania (11 transazioni pro capite), Ungheria (36 transazioni pro capite). In più i tassi di crescita dell’Italia sono più bassi di quelli registrati in questi paesi, con il rischio che nei prossimi anni l’Italia veda peggiorare ulteriormente la sua posizione.
Come mai, nonostante la buona diffusione di carte e di POS, gli italiani non usano la carta per pagare? E’ un problema principalmente culturale: gli italiani non sono abituati a usare la carta per le spese di tutti i giorni. Non possiamo, inoltre, dimenticare il problema del nero dato che i contanti non sono tracciabili rispetto ad altri strumenti di pagamento elettronici: i dati di uno studio effettuato da Visa e ATKearney mostrano come il valore del sommerso in Italia sia pari al 21% del PIL, contro una media EU di 18,5%. I paesi dell’occidente hanno tutti valori più bassi: Svizzera 7%, Austria 8%, Olanda 9%, UK e Francia 10%, Spagna 19%. Peggio dell’Italia fanno solo i Paesi dell’Est.
Come poter uscire da questa situazione? L’Italia sembra destinata a rimanere attaccata al contante. Se il problema è culturale è difficile cambiare la testa agli italiani. Eppure Bergamo, la prima cashless city (“città senza contante”), sta dimostrando che è possibile cambiare anche in Italia e che per farlo l’impegno di una Pubblica Amministrazione è fondamentale. Lo scorso 4 maggio 2015 Bergamo ha lanciato un importante progetto volto a trasformare il capoluogo lombardo nella prima città senza contanti in Italia. Il progetto vuole dimostrare che attraverso una forte collaborazione tra tutti gli attori del tessuto economico e sociale (cittadini, commercianti e istituzioni) è possibile aumentare in breve tempo le transazioni con carte di pagamento e portare l’Italia ai livelli degli altri Paesi europei. Il Comune di Bergamo con la collaborazione degli attori del mondo dei pagamenti (CartaSi insieme a Banco Popolare e UBI Banca, Consorzio Bancomat, MasterCard e Visa) ha ingaggiato cittadini ed esercenti a utilizzare le carte di pagamento attraverso due concorsi: uno individuale con estrazioni giornaliere e settimanali di ‘buoni spesa’ del valore di 100€ e 500€ (la partecipazione al concorso avviene fotografando, per mezzo della APP, gli scontrini dei pagamenti effettuati con carta); un secondo concorso collettivo per la realizzazione di opere a pubblica utilità, concordate con l’Amministrazione Comunale, al raggiungimento di un numero di transazioni con carta prestabilito.
L’iniziativa proseguirà fino a fine anno e a sei mesi dal lancio i primi risultati sono interessanti: la crescita delle transazioni con carta risulta essere sopra la media e cittadini ed esercenti sembrano aver apprezzato l’iniziativa aderendo al concorso con oltre 36 mila giocate ai concorsi individuali (oltre 200 giocate ogni giorno). È prematuro dire se sia stato un successo, anche perché bisognerà capire se la crescita delle transazioni rimarrà anche una volta che si sarà concluso il progetto abituando così i bergamaschi a utilizzare la carta per pagare, tuttavia lo sforzo mediatico e di comunicazione ha di certo contribuito ad educare il cittadino verso i pagamenti elettronici.
Ci auguriamo quindi che un’iniziativa di questo tipo possa essere ripetuta anche in altre città con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali e che città dopo città l’Italia possa dimostrare di essere in grado di cambiare.
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