Centri di facilitazione digitale: cosa sono, come funzionano e perché sono così importanti
In Italia solo il 46% della popolazione ha competenze digitali di base, contro una media europea del 54%. Tra i principali progetti avviati per colmare questo gap, c’è quello dei “Centri (o Punti) di facilitazione digitale”, previsto dalla misura 1.7.2 del PNRR all’interno della M1C1. Un progetto che vede protagoniste Regioni e Province autonome per la costruzione di una rete di alfabetizzazione digitale diffusa su tutto il territorio nazionale. Vediamo in dettaglio come funzionano i Centri di facilitazione digitale, le risorse stanziate, gli obiettivi previsti e i primi progetti avviati sui territori
9 Febbraio 2024
Astrid Finocchiaro
Junior Content Specialist FPA
In Italia il tema delle competenze digitali è da molti anni al centro del dibattito. Come rilevato dal recente Digital Decade Report 2023 della Commissione europea, ad oggi solo il 46% della popolazione italiana è in possesso di competenze digitali di base, contro una media europea del 54%. Un gap che rischia di minare alle radici i grandi progressi fatti negli ultimi anni sul fronte della digitalizzazione della PA, escludendo di fatto ampie fasce della popolazione dal godimento dei nuovi diritti di cittadinanza digitale. Per colmare questo divario è giunto in soccorso il PNRR che, nell’ambito della Missione1 Componente1, dedicata alla digitalizzazione della PA, ha previsto un intervento puntuale sulla formazione dei cittadini in ambito digitale. L’obiettivo è formare almeno 3 milioni di cittadini entro il 2026. A questo obiettivo concorre il progetto dei “Centri (o Punti) di facilitazione digitale” che è previsto dalla misura 1.7.2 all’interno della M1C1. Si tratta di un progetto che affonda le sue radici nelle numerose sperimentazioni di inclusione digitale avviate negli anni a livello locale, che hanno utilizzato i tradizionali spazi fisici (della PA e di altri soggetti territoriali) anche come veicoli di alfabetizzazione digitale. Oggi, grazie alle risorse del PNRR, si punta a promuovere in maniera più capillare questi modelli di “presa in carico” su tutto il territorio nazionale. In questo contributo proviamo a dare una panoramica del progetto, prevedendo aggiornamenti periodici sul suo avanzamento e sull’attivazione dei diversi punti nelle Regioni italiane.
Cosa sono i Centri di facilitazione digitale
I centri di facilitazione digitali sono stati progettati proprio per rispondere a questo scenario e alle sue criticità, con l’obiettivo di ridurre la percentuale di popolazione che attualmente rischia un’esclusione digitale. Questo progetto vede la costruzione di una rete di centri dislocati sul territorio, all’interno di biblioteche, scuole, centri sociali, in cui collaborano i “facilitatori digitali”. Si tratta di personale degli enti pubblici o del terzo settore che aiuta i cittadini in difficoltà, in presenza e/o online, a sviluppare o migliorare delle competenze digitali, ad esempio per imparare ad utilizzare strumenti della PA come l’appIO, SPID, PagoPA, il FSE o semplicemente per ricevere supporto sulla navigazione in rete, fare l’abbonamento dei trasporti pubblici o utilizzare i propri servizi bancari.
Questi centri diventano l’occasione, soprattutto per giovani ed anziani, per mettersi in gioco verso un’alfabetizzazione digitale, consentendo all’Italia di colmare gradualmente quel gap di competenze, rispetto agli altri Paesi europei, con l’obiettivo finale di raggiungere almeno il 70% degli italiani con nozioni digitali di base. Questo obiettivo rappresenta uno dei cinque indicatori individuati da “Italia Digitale”, la strategia sulla trasformazione digitale del Paese incardinata nel PNRR.
Cosa prevede il PNRR e a che punto siamo
All’interno della M1C1 sono presenti una serie di investimenti con altrettante misure, e nello specifico all’interno dell’investimento 1.7, dedicato alle competenze digitali di base, si trova la misura 1.7.2 che regolamenta le nuove reti di centri di facilitazione digitale. L’amministrazione titolare dell’intervento è il Dipartimento per la trasformazione digitale (DTD) che coordina e monitora la misura, mentre Regioni e Province autonome sono state individuate come soggetti attuatori. Il confronto e il coordinamento tra ente titolare ed attuatori vengono garantiti dal “gruppo di lavoro misto rete di facilitazione digitale”, formato da due rappresentati del DTD e due rappresentanti per il soggetto attuatore, che coordina e gestisce le varie attività, nello specifico:
- garantisce il costante monitoraggio delle attività, anche al fine di proporre delle soluzioni in caso di eventuali criticità;
- esamina i contenuti dei report prodotti ed evidenzia eventuali discrasie rispetto alle attività programmate e ai tempi di attuazione previsti.
- assicura che non siano effettuate attività in sovrapposizione con altri interventi del PNRR;
- monitora le attività eventualmente contemplate in altri investimenti del PNRR ma funzionali al raggiungimento degli obiettivi della misura nel suo complesso.[1]
Per i centri si prevede uno stanziamento complessivo di 135 milioni di euro, di cui 132 milioni sono destinati all’attivazione o potenziamento di circa 3.000 punti di facilitazione digitale (di cui circa 1.200 solo nel Mezzogiorno) entro dicembre 2024, con il target finale di almeno 2 milioni di cittadini coinvolti nelle iniziative di formazione fornite dai centri entro il 30 giugno 2026.Le Regioni e le Province autonome potranno essere supportate anche da altre amministrazioni o promuovere delle attività di co-progettazione con enti terzi, come ad esempio i patronati.
Le tappe di attuazione
- il 21 giugno 2022 la Conferenza delle Regioni ha approvato il Piano presentato dal DTD sulla misura 1.7.2, realizzando così la prima milestone nazionale previsto dalla misura. In questa data sono stati inoltre approvati:
– tabella di ripartizione di risorse, punti e Target;
– tabella di erogazione delle risorse e tempistica di raggiungimento del target;
– schema di Accordo;
linee guida per la definizione del Piano Operativo; - l’8 giugno 2023 il DTD ha comunicato la firma dei Piani operativi da parte di tutte le Regioni italiane e Province autonome, dando così il via ufficialmente alla “Rete di facilitazione digitale”;
- dalla seconda metà del 2023 le Regioni hanno iniziato ad attivare i primi punti di facilitazione sul loro territorio.
I Centri di facilitazione digitale in pratica
Ma nel concreto cosa accade all’interno dei centri?
Le categorie che abbiamo definitivo a rischio di digital divide dovranno arrivare non solo ad un’autonomia ma anche ad una consapevolezza nell’utilizzo di internet e delle piattaforme private o pubbliche. Potranno imparare, ad esempio, a identificare la veridicità delle informazioni che leggono in rete, ad usare i principali servizi digitali pubblici, come nel caso delle certificazioni online, o più semplicemente imparare ad usare la posta elettronica e i social network. Se per i giovani può considerarsi un percorso più agevole, per gli adulti è necessaria un’attenzione maggiore.
È per questo che i percorsi di apprendimento variano in base all’età della persona in modo da inserire l’adulto o l’anziano all’interno di un contesto proattivo e stimolante, tenendo conto delle conoscenze già possedute. Si deduce quindi che il soggetto fruitore diventa il perno centrale della formazione, che vede una modalità principalmente di autoapprendimento e di learning by doing, per rendere l’esperienza anche più pratica e costruttiva.
La formazione, più nel dettaglio, può seguire tre tipi di attività supportate dai facilitatori:
- una formazione personalizzata ed individuale, in cui il cittadino, previa prenotazione, può avere un incontro personale di apprendimento;
- una formazione online che prevede uno studio autonomo delle risorse messe a disposizione sul sito web di Repubblica Digitale o su siti realizzati ad hoc;
- una formazione sincrona in gruppo (online o in presenza) con dei brevi corsi dove vengono approfondite tematiche o analizzati problemi pratici.
Questi servizi dovrebbero prevedere un monte ore di 24 ore settimanali e 50 ore annuali di formazione sincrona, con la previsione anche di webinar o incontri in presenza che possono essere organizzati sia nei centri con sede fissa, sia nei centri di facilitazione definiti “itineranti” e che sono in costante movimento sul territorio.
Come è già stato introdotto, questi progetti vengono seguiti da facilitatori provenienti da risorse del personale di enti pubblici o del terzo settore, previa formazione interna. I Punti di facilitazione potranno inoltre avvalersi dei giovani inseriti come volontari nei progetti di Servizio civile digitale (misura 1.7.1), che potranno quindi collaborare alle attività svolte nell’ambito dei Punti di facilitazione. È però necessario sottolineare che, pur nel quadro della sinergia tra le due misure (1.7.1 e 1.7.2), i target quantitativi relativi al numero di utenti formati restano monitorati individualmente ai fini della verifica del raggiungimento dei risultati attesi da ciascuna misura[2].
Un progetto che guarda oltre: principi trasversali e obiettivi di lungo periodo
Questo è un progetto che guarda oltre al mero obiettivo della formazione sul digitale e che vede invece un impegno verso dei principi trasversali[3] connessi alla digitalizzazione. Si tratta di attenzione all’ambiente, di riduzione dei dislivelli territoriali, di valorizzazione dei giovani e di parità di genere.
Sul fronte ambientale si parla di Climate and Digital Tagging insieme al Do Not Significant Harm (DNSH), già predisposti nel PNRR, che cercano di incentivare la sostenibilità e la transizione green e digitale. Infatti, più i cittadini sono istruiti sugli strumenti digitali con usabilità nel quotidiano e più si avvicinano ai concetti di mobilità intelligente (smart mobility). A ciò si collega il principio di riduzione dei dislivelli territoriali che pone una particolare attenzione ai territori più arretrati del Mezzogiorno, ai quali sono state infatti destinate il 40% delle risorse complessive della misura.
Altro elemento di grande importanza è la valorizzazione dei giovani che, in questa missione, vengono attenzionati sia per un’alfabetizzazione digitale e sia come propulsori della misura attraverso la collaborazione del servizio civile digitale. Si affianca la tematica sulla parità di genere, che in questa misura viene declinata verso un equilibrio di genere tra i facilitatori digitali, con l’ulteriore obiettivo di superare il divario digitale di genere tra la popolazione.
Per chiudere il cerchio è utile aggiungere che l’intera misura mira a sollecitare il soggetto attuatore a trovare delle modalità per preservare i centri di facilitazione digitale anche dopo l’intervento del PNRR (fino al 2025), in modo da rendere più strutturato un intervento che migliorerebbe le condizioni di molteplici realtà e territori.
Esperienze dai territori
Sono diverse le Regioni che hanno attuato i primi centri di facilitazione digitale: di seguito presentiamo alcuni esempi volti a riassumere concretamente quanto illustrato in questa guida.
I Centri di facilitazione digitale della Regione Toscana
Il PNRR ha assegnato alla Regione Toscana un finanziamento di 7 milioni e 451mila euro per l’attuazione di 169 centri di facilitazione digitale con il target di alfabetizzazione digitale da raggiungere per 136mila cittadini coinvolti. Questi centri sono stati soprannominati dalla Regione “Punti Digitale Facile” all’interno dei quali sono presenti complessivamente 300 facilitatori digitali che aiuteranno i cittadini toscani a diversi livelli: dal prendere dimestichezza con il pc, a proteggere i propri dati personali, a fare attenzione alle truffe online, all’adozione di strumenti quali SPID e piattaforme di sanità digitale. In concomitanza dei Punti Digitale Facile sono stati creati due ulteriori centri:
- 82 Punti Digitale Facile per i Consumatori, del progetto Digital Mentis, promosso dalla Direzione Istruzione, Formazione, Ricerca e lavoro, Settore Tutela dei Consumatori e Utenti e finanziato con fondi MIMIT;
- 28 Botteghe della Salute, promosse dalla Direzione Sanità, Welfare e coesione sociale in collaborazione con ANCI Toscana e che svolgeranno servizi di assistenza come l’attivazione della Tessera sanitaria, il cambio del medico, le prenotazioni ad altri servizi sanitari.
I Punti Digitale Facile si occuperanno, come per gli altri centri di facilitazione digitale sparsi nel Paese, di diverse funzioni di formazione:
- formare e supportare in modo individuale il cittadino su alcune sue difficoltà in campo digitale e tecnologico;
- proporre una formazione di gruppo, sia online e sia in presenza, attraverso brevi corsi basati su approfondimenti o criticità di particolari applicazioni o strumenti;
- aprire la piattaforma online “Competenze Digitali. Il luogo dei nuovi saperi” dove l’utente può consultare i materiali messi a disposizione.
Il 27 novembre 2023 si è svolta l’inaugurazione, a San Gimignano (SI), di uno dei primi Punti Digitale Facile attivati ed è stata l’occasione per fare un primo punto sul raggiungimento degli obiettivi. Con un primo bando si era vista l’introduzione di 119 Punti Digitale Facile, mentre con un secondo bando in collaborazione con gli enti del Terzo settore, partito nei giorni successivi all’evento, si potevano individuare 169 Punti Digitale Facile sul territorio. È così che, negli ultimi mesi del 2023, la Regione ha potuto contare sull’attuazione di circa 270 centri (comprensivi di tutte e tre le tipologie) che sono stati dislocati in tutto il territorio toscano.
La Toscana ha previsto, inoltre, la “Strategia per la Cultura e le Competenze Digitali della Regione Toscana 2022-2025”, incentrata su 4 assi (cittadinanza digitale, competenze per l’economia digitale, istruzione e formazione digitale, lavoro digitale) per incrementare la conoscenza digitale sul territorio toscano. È una Strategia che si trova, dunque, anche in linea con gli obiettivi della M1C1 del PNRR.
I Centri di facilitazione digitale della Regione Puglia
Il 24 gennaio 2024, a Bari, è stato presentato il progetto sulla rete dei centri di facilitazione digitale in occasione di una tavola rotonda che ha visto l’intervento di molte personalità tra cui: il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’innovazione, Alessio Butti, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Alessandro Delli Noci, e la Direttora del Dipartimento Sviluppo Economico della Regione Puglia, Gianna Elisa Berlingerio.
La Puglia ha scelto di sfruttare un modello federato e non centralizzato dando così spazio alle realtà del territorio locale, come i Comuni, di gestire i progetti nel modo più congeniale, in base alle necessità e alle tipologie di utenti. Inoltre, creare un modello di questo tipo consente la nascita di Community che possono interagire tra loro nello scambio di dati e collaborare nei progetti. Su questo principio sono stati attivati sul territorio pugliese già 150 centri di facilitazione digitale che sono stati inseriti all’interno di biblioteche, scuole, uffici di relazione con il pubblico e punti della rete regionale Galattica. Tutti questi centri vengono in parte gestiti dai Comuni, in parte dall’Agenzia Regionale Politiche Attive (ARPAL) e in parte dall’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale (ARESS). Entro la fine del 2024 si prevede lo stanziamento complessivo di 231 centri per raggiungere il target di alfabetizzazione digitale di 183mila cittadini pugliesi entro il 2025 con una dotazione finanziaria europea di 6 milioni e 160mila euro.
Entrando più nel dettaglio del progetto pugliese, i centri sono così distribuiti:
- i 45 Comuni pugliesi capofila/Consorzi degli Ambiti Territoriali Sociali pugliesi prevedono 154 centri di facilitazione;
- all’ARPAL sono destinati 44 centri di facilitazione, inseriti dentro i Centri per l’impiego (CPI), per coinvolgere almeno 35.200 cittadini compresi nella fascia di età 18-74 entro il 31 dicembre 2025 e a cui si aggiunge l’obiettivo di rafforzare gli interventi sulle politiche del lavoro, come colloqui di lavoro online o aumento dei tassi di collocamento, in modo da semplificare anche il lavoro del personale CPI;
- all’ARESS sono destinati 30 centri di facilitazione presso le ASL, con lo scopo di aiutare il cittadino con il FSE, lo SPID, il Portale “Puglia Salute” e con altre app inerenti alle prestazioni sanitarie.
Nel momento in cui scriviamo (gennaio 2024) i centri di facilitazione sul territorio pugliese risultano 292 di cui 204 già attivi e 88 inattivi e tra quelli attivi 16 sono dell’ARESS, 42 dell’ARPAL e 146 dei Comuni.
[1] Schema accordo della misura
[2] Vedi Report della Corte dei conti “La rete dei servizi di facilitazione digitale”
[3] Linee guida definizione del Piano Operativo