Città che rinascono in 2.0. Parma Città Sensibile

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Tra sfide infrastrutturali, amministrative e culturali le amministrazioni italiane iniziano a rinascere in chiave 2.0, ognuna a partire dalla propria identità. Parma, per esempio. Nella visione del Comune di Parma, in collaborazione con IBM Italia, Parma 2.0 è una città “sensibile”. Cioè? “Una città che riconosce nei cittadini e nelle aziende i propri sensori e si organizza di conseguenza”. Ce lo spiega Mario Marini, delegato del Sindaco Agenzia sviluppo e miglioramento dei servizi amministrativi e dei rapporti con i cittadini e Sviluppo tecnologico.

20 Aprile 2010

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

Tra sfide infrastrutturali, amministrative e culturali le amministrazioni italiane iniziano a rinascere in chiave 2.0, ognuna a partire dalla propria identità. Parma, per esempio. Nella visione del Comune di Parma, in collaborazione con IBM Italia, Parma 2.0 è una città “sensibile”. Cioè? “Una città che riconosce nei cittadini e nelle aziende i propri sensori e si organizza di conseguenza”. Ce lo spiega Mario Marini, delegato del Sindaco Agenzia sviluppo e miglioramento dei servizi amministrativi e dei rapporti con i cittadini e Sviluppo tecnologico.

Parma  2.0 – Città Sensibile
Parma 2.0 nasce nel 2009 come prototipo Smarter Town, proprio a partire da un piano di benchmarking con altri 32 Comuni su alcuni dei parametri Smarter Town. Alla base del progetto la firma del Protocollo IBM e la definizione condivisa di una “nuova visione” di città: “Parma città sensibile”.  "A seguire – ci spiega Mario Marini – si sono identificate possibili aree di intervento, per definire la strategia di realizzazione a medio termine (2010 -2012), con un costo preventivato per il Comune di Parma di circa 4,9 milioni di euro". 
Il Piano-progetti che realizza la visione "Parma città sensibile" è il risultato dei lavori di un Tavolo composto da 30 soggetti tra dirigenti, funzionari e dipendenti del Comune con il supporto di professionisti esterni.

Quali sono i principali interventi previsti? 
Parma 2.0 è un progetto trasversale, in termini di progettazione e di target. Come interventi principali riporterei:

  • fornitura di 2.400 computer e della necessaria formazione al loro utilizzo, per altrettanti cittadini adulti, con particolare attenzione alle categorie a rischio di digital divide
  • apertura di 6 sportelli virtuali per la fornitura di servizi 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, nei luoghi maggiormente frequentati dai cittadini
  • copertura wireless di tutto il territorio comunale e diffusione di 100 hot spot in luoghi pubblici, per la fornitura di connessione wi-fi gratuita
  • realizzazione della Citizen Card, tessera multifunzione per l’accesso facilitato ai servizi
  • sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche, in due quartieri cittadini, per accrescere la sicurezza urbana
  • creazione di un sistema di rilevamento automatico degli abusi di sosta, finalizzato in particolare a garantire le disponibilità di parcheggio per le persone disabili
  • realizzazione di una card turistica per la fruizione integrata di diversi tipi di servizi e prestazioni, forniti anche dagli operatori del settore
  • realizzazione di un sistema per l’invio di segnalazioni sulla manutenzione urbana da parte di cittadini, studenti e visitatori e per la loro visualizzazione attraverso mappe grafiche sul sito istituzionale del Comune

Nell’esperienza di Parma, ci racconta come nasce un’amministrazione 2.0?
Nel progetto Parma 2.0 ci siamo mossi lungo tre linee di attenzione. Innanzitutto attenzione alle nuove esigenze e modalità di interazione cittadino – pubblica amministrazione. In questo senso abbiamo rilevato la crescente tendenza da parte dei cittadini a cercare on line la soluzione e la risposta ai propri problemi, nell’ottica di ridurre i vincoli spazio-temporali che di fatto l’organizzazione della pubblica amministrazione gli impone. In secondo luogo, attenzione all’implementazione delle ICT. Questo è un punto molto importante e delicato, nel senso che come pubblica amministrazione abbiamo il dovere di non fare innovazione ICT per puro sperimentalismo, ma di applicare le nuove tecnologie per soddisfare esigenze precise e risolvere problemi puntuali. Infine, attenzione a migliorare l’efficienza interna, la trasparenza dei flussi documentali e la qualità del lavoro dei dipendenti, attraverso la dematerializzazione documentale, le scrivanie elettroniche, la documentazione condivisa con software di collaborazione. D’altro canto abbiamo ben presente che attraverso gli stessi processi si può migliorare anche la comunicazione e la trasparenza democratica nei confronti dei cittadini, attuando il passaggio – secondo me fondamentale-  dal cittadino-utente al cittadino-cliente, cioè portatore di interessi e di esigenze che vanno riconosciute e soddisfatte. In questo quadro una grande attenzione è stata posta ai divide di ogni natura e alle azioni di formazione necessarie per colmarli. Direi, in sintesi, che l’obiettivo è fornire al cittadino uno strumento complessivo per essere dentro alla PA digitale.

Perché una città 2.0 è una città “sensibile”?
Nella progettazione della Parma 2.0 il focus è sul cittadino. Il cittadino è al centro nel senso che i servizi sono tagliati su di lui ma è al centro anche perché le informazioni che utilizziamo per decidere, fare, progettare, costruire, vengono dal basso, cioè dai cittadini stessi. Il cittadino è il sensore della pubblica amministrazione. Ecco perché Parma 2.0 è una città sensibile.

Ci spiega meglio l’elemento della “trasversalità”  nel progetto Parma 2.0?
 La trasversalità, come anticipavo, è un elemento che caratterizza il progetto Parma 2.0 in due ambiti: la progettazione e il target (pubblico a cui ci riferiamo). Sulla progettazione possiamo parlare di trasversalità perché i progetti toccano tutti gli ambiti dei servizi al cittadino: dalla persona, alla sicurezza, alla mobilità, al welfare, alla cultura, al turismo. Di conseguenza, i soggetti e i servizi comunali coinvolti sono davvero tutti: i funzionari che partecipano alle riunioni del progetto provengono dal sociale piuttosto che dalla cultura passando dalla sicurezza, affiancandosi ovviamente agli esperti ICT.  Sul versante “target” parliamo di trasversalità perché i progetti che compongono il bouquet di Parma 2.0 sono rivolti a “cittadino”, “famiglia”, “anziano”, “impresa”, “disabile”, “turista”, sostanzialmente a tutti coloro che in una città vivono, si trovano, lavorano, anche se solo per periodi determinati.

Quali potrebbero essere le prime criticità?
Anche se il progetto è molto “giovane”, abbiamo un’idea abbastanza precisa di quali potrebbero essere gli aspetti critici, per cui le posso rispondere cosi: le criticità non sono mai tecnologiche, cioè non c’è mai un problema del tipo “ spiacenti, non c’è la tecnologia per…”.  I problemi, ancora una volta, sono innanzitutto di budget, perché – aldilà di quello che si può pensare – per garantire progetti saldi e completi molto spesso si incappa in problematiche di budget non indifferenti. In secondo luogo ci sono criticità legate alle risorse umane, nel senso che occorrono persone in grado di portare avanti i progetti. Non sto dicendo che nella PA non ci sono queste figure, anzi, venendo dal privato nella PA  ho trovato persone davvero molto preparate e ben disposte a lavorare in situazioni anche molto complesse. Il problema è che sono oberate; dunque non è un problema di capacità ma di numero. In ultimo, c’è la questione del rispetto dei tempi. Lavorando con l’ICT, bisogna considerare che un progetto implementato troppo lentamente o con eccessivi prolungamenti è un progetto che diventa vecchio in partenza.

La città di Parma parteciperà alla non-Conferenza Amministrare 2.0, 18 maggio a FORUM PA.  Quanto è necessario il confronto e la ricerca condivisa  per muovere verso un modello "fattibile" dell’ amministrare 2.0?
La non-Conferenza è uno strumento interessante che può essere ancora perfezionato, considerando che, come amministratori italiani, probabilmente non siamo molto abituati a queste modalità di lavoro. Credo che il metodo di lavoro partecipativo e condiviso su questi temi sia l’approccio giusto, proprio perché sono molto convinto che nessuno né il pensatore, né l’amministratore pubblico né il tecnico abbia la “soluzione” in tasca. Quindi confrontarsi con delle persone che prima o insieme a te stanno progettando sull’amministrare 2.0 è fondamentale, per evitare errori e rendere possibile lo scambio di conoscenza, buone pratiche, know-how e supporti progettuali. Questo – vorrei sottolineare – non è “un” modo per fare l’amministrazione 2.0, è l’unico modo per farla bene. Quanto detto vale anche per l’item dell’anno della non –Conferenza: gli Open Government Data. Non è un problema di applicazioni, è sempre e solo questione di trovare il progetto giusto. Per questo, voler costruire insieme un percorso, una serie di linee guida mi sembra la strada giusta. Sulla modalità e sull’organizzazione dei lavori possiamo confrontarci per trovare insieme la modalità più adatta alla realtà italiana. Sicuramente l’appuntamento del 18 maggio è un modo importante per iniziare e ragionarci su… vedremo cosa ne verrà. Sicuramente sarà qualcosa di molto interessante.

 

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