Città metropolitane: una necessità per una governance semplice

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Nicola Zingaretti

La città metropolitana, livello istituzionale corrispondente al concetto internazionale di metropoli, risponde alle nuove esigenze dettate da alcuni mutamenti nel modo di vivere e percepire la città e, quindi, di “abitare” un territorio. Il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha manifestato la sua disponibilità affinché si possa tornare a parlare seriamente dell’istituzione, per la città di Roma, di questo nuovo ente, ipotizzato fin dal 1990 e previsto dalla Costituzione a partire dalla riforma del Titolo V del 2001.

7 Luglio 2008

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA
Nicola Zingaretti

La città metropolitana, livello istituzionale corrispondente al concetto internazionale di metropoli, risponde alle nuove esigenze dettate da alcuni mutamenti nel modo di vivere e percepire la città e, quindi, di “abitare” un territorio. Il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha manifestato la sua disponibilità affinché si possa tornare a parlare seriamente dell’istituzione, per la città di Roma, di questo nuovo ente, ipotizzato fin dal 1990 e previsto dalla Costituzione a partire dalla riforma del Titolo V del 2001.

Le città metropolitane sono un livello istituzionale, corrispondente al concetto internazionale di metropoli, ipotizzato fin dal 1990 e previsto dalla Costituzione a partire dalla riforma del Titolo V del 2001. La città metropolitana risponde alle nuove esigenze dettate da alcuni mutamenti nel modo di vivere e percepire la città e, quindi, di “abitare” un territorio. La formazione di periferie e di comuni sempre più grandi e popolosi nella cintura attorno ai grandi centri, ha fatto sorgere, infatti, l’esigenza di uscire dal governo istituzionale dei singoli comuni per pensare una governance condivisa, in grado di offrire risposte , non solo ai problemi degli abitanti della grande città, ma anche a quelli di tutte le persone che dalla città dipendono.

In Italia le città metropolitane previste sono 9: Roma, Milano, Torino, Napoli, Bari, Bologna, Genova, Firenze e Venezia. Tuttavia dal 2001 ad oggi non è stato ancora varato il disegno di legge attuativo e la Legge 142 del 1990, che chiedeva la definizione dei confini di quelle aree che avevano esigenze di governo comune, è stata disattesa in 8 casi su 9. Tra i principali motivi del fallimento di questa norma ci sono le difficoltà, per lo più politiche e/o elettorali, relative all’esclusione, o inclusione, di determinati comuni e, in modo particolare, i conflitti con il livello provinciale per l’attribuzione di poteri e la divisione di funzione.

Giovedì scorso presso Palazzo Valentini a Roma, il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, presentando il libro “Semplificare l’Italia: Stato Regioni, enti Locali”, a Cura di Franco Bassanini, ha manifestato la sua disponibilità affinché si possa tornare a parlare seriamente dell’istituzione di questo nuovo ente per la città di Roma. Una nuova risorsa per semplificare la vita dei 4 milioni di persone che abitano nell’area della Capitale  offrendo risposte concrete alle loro esigenze.

 

Qui sotto trovate la trascrizione dell’intervento del Presidente Zingaretti

È un fatto positivo che ci si trovi all’alba di una nuova ventata riformatrice e sono convinto che, mettere al centro del confronto tra Governo e Autonomie Locali il tema del Codice delle autonomie, sia una buona occasione per misurare la solidità e la qualità di questa volontà riformatrice. In particolare oggi vorrei soffermarmi su un elemento che sta diventando, e lo sarà sempre di più, il cuore del problema: la governance delle aree metropolitane. Io credo che, se partiamo dall’esigenza di dover semplificare l’Italia, dobbiamo intendere la missione riformatrice come un processo che sostenga i fermenti positivi che sono in corso e contribuisca alla ricostruzione del rapporto di fiducia tra cittadino e Stato e tra cittadini ed Ente Locale. Un rapporto spesso logorato da tanti fattori non ultimo il fatto che la governance attuale, spesso, non è in grado di garantire né l’offerta né la qualità dei servizi che il cittadino domanda.

Per questo sono il primo a sostenere un’azione riformatrice fondata non sullo scontro ideologico o preconcetto del tipo: “Aboliamo le province perché costano troppo!” bensì sulla convinzione che per costruire un paese moderno c’è bisogno anche di una più moderna ed efficiente governance locale. Da Presidente della Provincia di Roma non temo affatto una fase di riforma che rimetta in discussione questo livello di ente locale, ma anzi, arrivo a chiedere che si apra un processo di riforma che porti alla costituzione della città metropolitana, un nuovo ente in grado di affrontare il tema della governance locale in maniera migliore.

Dico questo partendo dall’esperienza di presidente, anche se da pochi giorni, di un ente che ha competenza su un’area di 5000 chilometri quadrati, con circa quattro milioni di abitanti, e che organizza 121 comuni, di cui uno è capitale di Italia e conta due milioni e mezzo di abitanti. Il fatto è che attorno ad essa sono cresciute una ventina di realtà urbane che, nate come paesi, si presentano oggi come vere e proprie città. Si tratta di realtà ormai alle porte di Roma come Guidonia con i suoi 80.000 abitanti, Tivoli 50.000, Pomezia 45.000 e città come Ladispoli, un tempo mete esclusivamente estive, che crescono al ritmo di 3 abitanti al giorno. Il fenomeno a cui si è assistito negli ultimi 10 anni è stato, quindi, una perdita di abitanti nella capitale, circa 250.000 in meno, con un’esplosione demografica dei comuni limitrofi, che ha portato a collocare intorno alla capitale circa 600.000 cittadini in più. Si tratta di nuove urbanità i cui confini abitativi sono ormai praticamente coincidenti con quelli della capitale e che da essa dipendono, economicamente, in maniera pressoché assoluta: infrastrutture condivise, fenomeni, non più di pendolarismo unidirezionale, ma di mobilità in ambo le direzioni, sono tutti elementi che richiedono una governance comune, o comunque interdipendente. Allo stato attuale, invece, gran parte della governance di questi elementi e “problemi” comuni vive quasi completamente in compartimenti stagni separati. Basti pensare al tema della pianificazione urbanistica. Gli strumenti di co-pianificazione, come i PPT, di cui sono dotate le Province, seppure importanti, intervengono in forma slegata dalla pianificazione fatta attraverso i piani regolatori. Nella passata legislatura il Comune di Roma ha, ad esempio, approvato il nuovo Piano Regolatore Generale, che vincola ingenti aree urbane e pianifica parti strategiche del territorio, subordinando ad esso, in pratica, tutta la pianificazione dei Piani Regolatori di un’area immensamente più vasta intorno a Roma. Il 14 ottobre prossimo, quindi, quando la Provincia di Roma aprirà la discussione generale di co-pianificazione del Piano Provinciale Territoriale si troverà ad intervenire in una situazione già orientata da scelte effettuate dall’amministrazione capitolina. È per questo che mi permetto di dire che, rispetto a questi processi, gli strumenti di governance, che il livello delle autonomie locali possiede, sono assolutamente insoddisfacenti.

Ma non è tutto. Consideriamo, ad esempio, il tema del trasporto urbano, la cui stessa definizione dovrebbe essere ripensata in aree urbane metropolitane. Qui la continuità urbanistica e le trasformazioni sociali hanno fatto cambiare faccia al pendolarismo, generando flussi di circa 700.000 persone che ogni giorno si muovono da e verso la Capitale. La governance del trasporto pubblico locale, ovviamente, sta in capo al Comune, per quanto riguarda i propri abitanti, mentre il problema di chi si sposta da fuori giace in una sorta di limbo, gestito, al più, dalle politiche regionali di Trenitalia, ma comunque fuori da ogni elemento di governance locale.

Ecco quindi il nuovo grande tema: a noi serve un nuovo ente di governo dell’area vasta che ridisegni la governance locale, offrendo risposte più efficienti ed efficaci ai cittadini.

Allo stato attuale il presidente della Provincia di Roma non ha possibilità per soddisfare queste esigenze, ma il contributo che vorrei dare, anche all’interno del tavolo dell’UPI, è quello di spingere verso una riforma che porti al superamento della Provincia di Roma e del Comune di Roma, così come oggi li conosciamo, e alla costituzione di un nuovo ente, retto da un sindaco eletto direttamente.

Non ho timore di dire, dalla sede di Palazzo Valentini, che se la sede di questo nuovo ente dovrà essere il Campidoglio, allora ben venga, non me ne rammarico, purché si comprenda la necessità di un luogo in cui siano rappresentati i cittadini di quest’area e che offra strumenti in grado di governare questa complessità.

 

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