Cittadino al centro, gli standard tecnici: per un nuovo modello di ecosistema PA
30 Novembre 2015
Maurizio Dècina, Politecnico di Milano e Francesco Pirro, AgID
E’ indispensabile rivedere il modello di erogazione dei servizi al cittadino sovvertendo le priorità nella definizione dei processi: prima l’esigenza del cittadino poi quella della PA. Per realizzare ciò ci vengono in aiuto modelli architetturali innovativi e strumenti che disaccoppiano le componenti applicative dai dati e il dialogo tra le componenti applicative separando nettamente l’interfaccia programmatica di uso delle risorse applicative dalla implementazione specifica delle funzionalità offerte dalla risorse stesse. Come per i sistemi informatici delle aziende customer-driven che hanno adottato un modello di riferimento per l’architettura del sistema informativo che distingue nettamente le componenti operative ( operation) da quelle orientate al cliente (più propriamente, di business), così questa separazione dovrebbe essere adottata anche per le singole amministrazioni pubbliche. Solo in questo modo le amministrazioni si potranno presentare digitalmente agli utilizzatori in modo uniforme e consistente. Alle Amministrazioni spetterebbe quindi la realizzazione della componente operativa (“back-end”) responsabile del supporto al funzionamento dell’amministrazione e del patrimonio informativo, mentre la componente di business orientata al dialogo con in cittadini e le imprese (“front-end”) costituirà la componente centralizzata dell’ecosistema digitale.
Per la componente dati, è facile proporre l’utilizzo della tecnologia Linked Open Data (nella accezione “ Linked Open Government Data”, LOGD) che non solo fornisce un meccanismo di standardizzazione, peraltro già utilizzato dalle amministrazioni, ma consente di realizzare l’uniformità e la convergenza semantica dei dati di responsabilità delle singole amministrazioni.
Per la componente applicativa, ogni singola amministrazione, avrà la responsabilità di esporre sulla piattaforma digitale delle API “semplici”, conformi allo stile architetturale REST, in grado di svolgere operazioni elementari su specifiche risorse amministrative. Tali API saranno disponibili sulla piattaforma digitale per essere utilizzate dalle applicazioni (web o mobile) che erogheranno servizi tematici sia cross-amministrazioni sia specifici di una sola amministrazione. Le API accederanno ai servizi applicativi delle singole amministrazioni attraverso un canale ESB appositamente realizzato.
La raccomandazione di utilizzare JSON per la rappresentazione dei dati scambiati dalle API è dettata dal minore impatto sulla banda di connettività; non è escluso a priori che si possa utilizzare in subordine anche XML, ma in quest’area è bene inizialmente ridurre le opzioni possibili in modo da semplificare la governance architetturale.
La struttura dell’ecosistema digitale delle amministrazioni pubbliche può essere rappresentata in cinque macro aree funzionali, distribuite in due componenti distinte, di front-end e di back-end, come rappresentato in figura.
Il modello proposto prevede che ogni amministrazione resti responsabile dei dati e dei componenti programmatici (API) che espone mentre attraverso opportuni meccanismi di governance sarà consentita la partecipazione all’ecosistema digitale della PA di altri soggetti che vorranno sviluppare anche in partnership con le amministrazioni nuovi servizi end-to-end verso cittadini ed imprese. E’ opportuno evidenziare come la governance ricopra un ruolo importante che AgID dovrebbe garantire e questa dovrà riguardare almeno 3 elementi:
- policy framework (gestione ed attuazione delle policy dei diversi attori che partecipano all’ecosistema della P.A. italiana con ruoli diversi);
- participation management rivolto agli sviluppatori di API;
- orchestration management di supporto alla “componentizzazione” delle risorse disponibili sulla piattaforma.
Conclusioni
Gli scenari sopra descritti inducono alcune riflessioni sugli elementi che la Pubblica amministrazione italiana potrebbe utilizzare per gestire al meglio il cambiamento in atto. Oltre a quanto sopra rappresentato in termini di scelte architetturali/organizzative un fattore chiave per il successo dell’iniziativa è quello del coinvolgimento del mercato e dell’ascolto delle esigenze del medesimo che dovranno necessariamente essere tenute in debito conto per garantire lo sviluppo dell’ecosistema. Prendendo spunto ad esempio dall’esperienza vissuta nello Stato della California, sarebbe opportuno rendere disponibili alle associazioni, imprese e sviluppatori strumenti simili al “ Request a Dataset/API? ” (http://www.data.gov/data-request) per capire l’interesse sul livello di utilizzo delle tecnologie più avanzate e sul grado di coinvolgimento del tessuto sociale ed economico nell’utilizzo dei servizi erogati. Le idee e gli esempi di successo ci sono ora, è necessario un forte mandato politico all’Agenzia per l’Italia Digitale per l’attuazione, finalizzata alla scalata della classifica Europea (DESI) dagli ultimi ai primi posti.