Cloud e open data: quattro Paesi per il progetto Open-DAI
È partito ufficialmente la scorsa settimana e proseguirà fino a settembre 2014 il progetto europeo Open-DAI. Obiettivo, realizzare una piattaforma che semplifichi l’accesso ai dati pubblici e ne favorisca il riutilizzo per creare nuove applicazioni e servizi, quindi anche nuove opportunità di business. Coordinato dal CSI Piemonte, il progetto coinvolge 11 partner di 4 Paesi europei. Per l’Italia, oltre a CSI, DigitPA, Regione Piemonte e Politecnico di Torino.
28 Febbraio 2012
Michela Stentella
Le infrastrutture saranno in cloud e i dati saranno open nel progetto europeo Open-DAI (Opening Data Architectures and Infrastructures of European Public Administrations), che è partito ufficialmente la scorsa settimana (il primo incontro di progetto si è tenuto a Torino il 23 e 24 febbraio) e proseguirà fino a settembre 2014. In tutto 32 mesi, che verranno impiegati per realizzare una piattaforma attraverso cui rendere disponibili, appunto in modalità cloud computing, i dati presenti in diversi database pubblici, semplificando l’accesso degli utenti (pubblica amministrazione, imprese, associazioni e privati cittadini) e agevolando la combinazione e l’utilizzo di questi dati per la creazione di applicazioni e nuovi servizi a valore aggiunto.
“La principale criticità che abbiamo riscontrato sul tema open data sta nella fruizione dei dati – sottolinea Stefano De Capitani, Direttore Generale del CSI Piemonte –. In particolare, la difficoltà maggiore consiste nell’immaginare un utilizzo concreto di questi dati. Scopo del progetto Open-DAI è proprio realizzare una piattaforma che semplifichi la fruizione degli open data, non solo favorendo l’accesso ma anche stimolando la creatività e la nascita di nuove idee. Grazie a questa piattaforma, basata su architetture “service oriented” e che potrà essere utilizzata dalla PA ma anche dai privati, sarà quindi più semplice scaricare le informazioni e utilizzarle per realizzare applicazioni e servizi a valore aggiunto. È un obiettivo centrale perché con l’open data non vogliamo solo promuovere un processo di trasparenza, ma anche favorire lo sviluppo di attività imprenditoriali e la creazione di nuova occupazione. I dati pubblici possono diventare una risorsa, praticamente a costo zero, su cui le aziende private possono costruire applicazioni e servizi, in particolar modo per il mondo del mobile”.
Il progetto Open-DAI è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dell’“ICT Policy Support Programme” – Call 2011 del “Competitiveness and Innovation Framework Programme” (CIP), per un valore di oltre 3,2 milioni di euro e coinvolge 11 partner di quattro Paesi europei.
Per l’Italia partecipano: il CSI Piemonte, che coordina l’iniziativa; DigitPA; il Politecnico di Torino e la Regione Piemonte – Direzione Innovazione, Ricerca ed Università. Gli altri Paesi partner di progetto sono: Spagna (Barcelona Digital Technology Centre, Institut Municipal d’Informatica de Barcelona e Ayuntamiento de Lleida); Svezia (NetPort Karlshamn e Karlshamn kommun); Turchia (Sampas Information and Communication Systems e Ordu Municipality).
“Ogni Paese – ci spiega De Capitani – si è preso in carico lo sviluppo di nuovi servizi, anche in modalità Apps per l’utilizzo su dispositivi mobili e smartphone, in un ambito specifico. L’Italia, ad esempio, si occuperà di qualità dell’aria, trasporto pubblico e gestione degli incidenti stradali; la Spagna di traffico e parcheggi; la Svezia dell’illuminazione pubblica; la Turchia di mappe per la città e informazione sul clima. A parte questa divisione per settori, tutti i Paesi seguiranno la stesse attività dal punto di vista della ricerca tecnologica e metteranno a disposizione degli altri i risultati ottenuti”.
Interoperabilità dei dati, riuso dei servizi applicativi e realizzazione di dimostratori: queste tre espressioni, secondo De Capitani, potrebbero riassumere i punti centrali del progetto. “L’ultimo punto – ci dice – è fondamentale e ci riporta all’obiettivo di cui parlavamo all’inizio: si tratta di costruire degli applicativi che possano dimostrare, far vedere in modo concreto come si possono utilizzare i dati pubblici. Per quanto riguarda gli altri due aspetti, possiamo parlare di interoperabilità in quanto la piattaforma dovrà agevolare l’integrazione tra grandi quantità di informazioni che sono memorizzate in banche dati diverse delle pubbliche amministrazioni; e possiamo parlare di riuso, perché una volta che verranno sviluppati servizi di utilizzo dei dati, la piattaforma dovrà metterli a disposizione degli utenti e consentirne il riuso a chi lo desidera".
Il progetto prevede: 12 mesi di fase pilota; lo sviluppo di un business case; una vera e propria fase di laboratorio per lo sviluppo di soluzioni e servizi, con il coinvolgimento delle amministrazioni che producono i dati e dei possibili utilizzatori dei servizi; infine, la disseminazione e la diffusione dei risultati del lavoro.