Codice appalti, dal confronto le proposte per fare meglio

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Il settore, che da anni chiedeva una revisione delle normative e soprattutto una semplificazione delle procedure di gara e una maggiore apertura al mercato, alla lettura del testo ha dimostrato reazioni contrastanti. Oggi a cinque mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice, abbiamo deciso di fare il punto con uno speciale che coinvolge le nostre principali firme in materia. Dopo aver seguito su queste pagine la genesi del Decreto legislativo, i tempi ci sono sembrati maturi per sondare il terreno e raccogliere le riflessioni e i primi feedback tra gli addetti ai lavori

7 Settembre 2016

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Eleonora Bove, FPA

La pubblicazione ad aprile di quest’anno del nuovo codice Codice dei Contratti pubblici (D.lgs n.50/2016) ha segnato una profonda rivisitazione del quadro normativo, con uno scopo piuttosto ambizioso: accogliere gli obiettivi fissati dalle direttive europee, orientate alla sostenibilità ambientale, all’occupazione e alla premialità delle imprese, e al contempo rilanciare il settore degli appalti pubblici con una disciplina moderna, agile e chiara.

Il settore, che da anni chiedeva una revisione delle normative e soprattutto una semplificazione delle procedure di gara e una maggiore apertura al mercato, alla lettura del testo ha dimostrato reazioni contrastanti. Oggi a cinque mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice, abbiamo deciso di fare il punto con uno speciale che coinvolge le nostre principali firme in materia (come vi avevamo anticipato a luglio). Dopo aver seguito su queste pagine la genesi del Decreto legislativo, i tempi ci sono sembrati maturi per sondare il terreno e raccogliere le riflessioni e i primi feedback tra gli addetti ai lavori.

Sul piatto tanti gli elementi che abbiamo cercato di approfondire con l’aiuto dei nostri esperti: la digitalizzazione degli atti di gara, la centralizzazione della committenza e la qualificazione obbligatoria per le amministrazioni, che volessero svolgere funzioni di stazione appaltante. Su questa linea anche l’introduzione di rating di legalità e criteri reputazionali, al fine di individuare le imprese più affidabili, e il ruolo “rafforzato” riconosciuto ad ANAC, a cui è demandata l’intera vigilanza e controllo del settore.

Ne è emerso un impianto complesso, che va ad agire sia sulla domanda che sull’offerta. Da una parte riconoscendo maggiore flessibilità e responsabilità alle stazioni appaltanti, che dovranno dotarsi di tecnologie telematiche per la gestione delle procedure di gara, dall’altra richiedendo alle imprese di attestare il possesso di requisiti morali, tecnici e finanziari. Come dimostra ad esempio l’articolo a firma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che, in adempimento della normativa, ha avviato un confronto con tutti gli stakeholder per la definizione della prima Banca Dati nazionale degli Operatori Economici (BDOE).

Ma il Codice introduce anche due importanti schemi procedurali alternativi, per lo sviluppo del mercato e della concorrenza: l’appalto pubblico pre-commerciale e il partenariato per l’innovazione. Questi nascono come strumenti per promuovere la ricerca applicata nella risoluzione di questioni di primario interesse pubblico per le quali non esiste ancora una soluzione (soddisfacente) sul mercato. Li scopriamo nell’articolo a firma della Commissione Europea.

Poi c’è chi, come Consip, sta lavorando sulla trasparenza (altro pilastro del nuovo codice) e entro il 2016 promette di lanciare il Cruscotto Gare, uno strumento che fornirà informazioni aggiornate in tempo reale sull’avanzamento delle procedure di gara Consip e illustrerà anche ai non addetti ai lavori in cosa consistono le varie fasi in cui queste si articolano: dalla pubblicazione del bando fino all’aggiudicazione. L’articolo a firma di Francesco Licci ci spiega bene il progetto.

Una breve raccolta di commenti al testo, quindi, che pur non potendosi definire esaustiva riesce a trovare un comune denominatore: la necessità di rafforzare le competenze interne alla stazioni appalti, perché come scrivono Manuela Brusoni, Presidente Azienda Regionale Centrale Acquisti, Regione Lombardia e Niccolò Cusumano, Università Bocconi, il passaggio da un sistema atomistico, in cui ciascun ente si occupava dei propri acquisti, a un sistema a rete, in cui le stazioni appaltanti sono chiamate a collaborare e a specializzarsi, per funzionare richiede un disegno strategico che non può “limitarsi” alle esigenze di controllo dei comportamenti individuali – corruzione – e della spesa e che osservi anche dati di processo (costi totali di possesso) e di performance.

Ci fermiamo qui con la nostra panoramica, invitandovi alla lettura, perché siamo sicuri che gli articoli contenuti in questo piccolo speciale saranno di aiuto alla comprensione della normativa e alla costruzione di un dibattito in grado di far emergere quanto c’è di buono, ma anche – perché no? – proposte migliorative all’attuale impianto.


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