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Come organizzare il New Deal della Sanità? Pareri a confronto

Quale sanità post-Covid? Da cosa ripartire per l’innovazione del Servizio Sanitario Nazionale
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La Sanità dopo la crisi sarà diversa. Dovrà esserlo, perché l’organizzazione attuale non è adatta a un mondo senza confini. Il Coronavirus ce lo ha dimostrato. Per una riflessione su questo tema così centrale, ecco gli spunti emersi nel corso di un convegno online organizzato il 13 maggio scorso da FPA in collaborazione con Samsung

20 Maggio 2021

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Redazione FPA

La crisi pandemica, mettendo in evidenza la necessità di ripensare il Servizio Sanitario Nazionale, invita tutti gli attori del settore a riflettere sul futuro paradigma assistenziale, nonché sui vantaggi offerti dalla più spinta innovazione tecnologica. È quello che si è voluto fare nell’incontro online “Quale Sanità post-Covid? Da cosa ripartire per l’innovazione del Servizio Sanitario Nazionale?”, organizzato il 13 maggio scorso da FPA in collaborazione con Samsung. Il titolo dell’evento è anche la domanda che Antonio Veraldi, Responsabile Area Regioni e Sanità di FPA, ha rivolto in veste di moderatore a tutti i numerosi invitati.

Quale sanità post-Covid? Da cosa ripartire per l’innovazione del Servizio Sanitario Nazionale

Sono tre gli assunti dai quali i partecipanti hanno preso le mosse:

  • i problemi radicati ed endemici del nostro SSN, messi in evidenza dalla pandemia;
  • i fondi del Recovery Fund, che rendono possibile un ripensamento radicale del sistema;
  • la Missione 6 del PNRR, che indica risorse, tempi e modalità da rispettare.

Disegnare una strategia compatibile con gli obiettivi del PNRR e una road map efficace è un impegno comune a tutti i dirigenti della Sanità Pubblica. La riflessione dunque è d’obbligo. Come agire per sfruttare al meglio un’occasione di sviluppo che non ha precedenti? E come farlo entro i 5 anni che il PNRR mette a disposizione?

Fare bene e fare in fretta

È tempo di progettare. “Ma è anche il tempo del fare – ha puntualizzato Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso -, di agire subito per sviluppare la Sanità pubblica del futuro, in un contesto che vedrà nascere grandi riforme e sostenere ricerca e innovazione. Per riorganizzare l’SSN c’è bisogno di una classe manageriale decisa e competente”. 

Con il suo intervento, Ripa di Meana ha invitato a uscire dalla logica delle singole idee e ad avviare una riflessione più ampia: “È importante inquadrare il tema della discussione nell’ambito dell’intero PNRR e non solo nella cornice della Missione 6. La Sanità non è sola e non parte da zero. Ci sono i fondi per la ricerca, la Missione 5 per l’inclusione, lo sviluppo delle iniziative green, la forte delega alle Regioni, ecc. Il PNRR è uno strumento di sviluppo, non rappresenta la Sanità del futuro”. 

Una prospettiva di progettazione, questa, che si concentra sulle sinergie tra i vari ambiti di ricostruzione post-Covid. Sia le opportunità che i rischi offerti dai fondi del PNRR, dunque, dovranno essere guardati e gestiti in maniera coordinata e centrale.

Le lezioni apprese dalla pandemia

Nel 2020 l’avvento del Covid fu uno choc. Oggi, a distanza di poco più di un anno, la Sanità pubblica tira le somme delle diverse reazioni alla crisi, delle criticità del sistema e delle buone pratiche che ne sono scaturite, fiorite come ginestre su un letto di lava. La riorganizzazione della Sanità potrà partire da queste osservazioni.

Nel corso dell’incontro diversi Direttori generali di aziende sanitarie hanno condiviso storie di gestione dell’emergenza diverse tra loro: Gianni Bonelli (ASST Sette Laghi), Pierpaola D’Alessandro (ASL Frosinone), Monica Calamai (USL Ferrara), Germano Pellegatta (ASST di Crema), Marinella D’innocenzo (ASL Rieti) e Paolo Favini, Commissario ASST di Lecco. Peculiarità geografiche dei territori e livelli diversi di digitalizzazione dei servizi, sui quali poter far conto all’inizio della pandemia, hanno generato vissuti differenti. 

Le esperienze, però, hanno rivelato alcuni tratti comuni:

  • la flessibilità dei piani organizzativi, che ha scardinato in pochi giorni le consuetudini radicate e apparentemente insormontabili;
  • il successo delle iniziative di estensione dei processi digitali già avviati, per colmare, ove possibile, il gap tra assistenza ospedaliera e pazienti;
  • la constatazione dell’assenza di una vera medicina di territorio;
  • il bisogno di potenziare la prevenzione, la medicina di prossimità e la continuità assistenziale.

Il Covid come catalizzatore di rinnovamento

Pur riferendo esperienze peculiari, i direttori concordano sulla necessità di costruire la Sanità Pubblica del futuro basandola su: 

  • infrastrutture tecnologiche avanzate, per potenziare la tele medicina, la tele-refertazione, la radiologia domiciliare;
  • l’estensione di queste pratiche a tutti gli ambiti di cura e a tutti i pazienti cronici;
  • progetti di comunicazione rivolti ai cittadini, affinché siano pronti a utilizzare i servizi innovativi proposti;
  • rafforzamento delle competenze digitali di tutti gli operatori socio-sanitari;
  • implementazione di nuove figure professionali, capaci di guidare la trasformazione tecnologica del settore.

Infatti, “Non ci può essere successo senza le competenze giuste”, ha evidenziato Pierpaola D’Alessandro, Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Frosinone, che, partendo da un vacuum tecnologico nell’ente che dirige, ha costruito in 4-5 mesi un’organizzazione digitale efficace, puntando proprio sulle giuste figure e skill professionali. 

Nuove esigenze guidano lo sviluppo di nuove infrastrutture informatiche

Dal confronto è emersa una decisa propensione per le soluzioni digitali di accoglienza, che aiutano a snellire le pratiche burocratiche e i costi di back e front-office. Anche la tele-medicina dovrà avere un ruolo importante nella Sanità post-Covid, avendo evidenziato in pandemia grandi potenzialità nella gestione dei pazienti.

La digitalizzazione, però, non è la semplice traduzione delle procedure analogiche, le quali devono fare i conti quotidianamente con l’attuale burocrazia e le tante norme vigenti. Sono dunque necessarie:

  • una profonda semplificazione della burocrazia;
  • linee guida comuni a tutto il territorio italiano. Difatti, è importante implementare pratiche diffuse e servizi equiparabili, creando un percorso comune, scevro da sperimentazioni locali. 

A questo proposito, Monica Calamai ha approfondito il tema della frammentazione del settore: “È necessario un dialogo anche con gli altri enti coinvolti nella riorganizzazione della Sanità, come Inps o Inail, affinché i progetti siano in sinergia. Dobbiamo avere una visione generale degli investimenti ed essere tutti attori della trasformazione digitale”.

Maurizio Stumbo (LazioCrea) e Lorenzo Gubian (Aria) hanno messo in evidenza la necessità di costruire servizi digitali fruibili, accessibili, semplici e costruiti sulle esigenze dei cittadini.

“Opere e servizi, però, dovranno essere di qualità e arrivare in fretta – ha fatto notare Gubian, suggerendo una semplificazione del Codice Appalti -. L’innovazione, difatti, nasce a partire dai capitolati tecnici con i quali si richiedono opere e strumenti, ma poi c’è da considerare la fase dell’esecuzione”.

Già, per spendere bene e nei tempi è necessario riformare anche il Procurement. 

Il bisogno di un Procurement agile e di una Sanità degli esiti

Nell’ottica del PNRR, la fase di approvvigionamento dei beni è un vero collo di bottiglia: Innanzitutto i tempi delle gare sono troppo lunghi per via di un Codice Appalti ancora troppo farraginoso; parallelamente il parco tecnologico installato è uno dei più obsoleti.
“Il tema non è solo il procurement dell’innovazione, ma anche quando il settore potrà contare sull’innovazione del procurement”, un gioco di parole con il quale Monica Piovi di Estar ha sintetizzato l’estrema necessità di agire affinché si possano utilizzare: 

  • un sistema dinamico di acquisizione, per accelerare le procedure; 
  • un progetto che preveda il calcolo del net monetary benefit per l’acquisto dei dispositivi medici.

William Frascarelli di Consip, Lorenzo Gubian di Aria e Monica Piovi di Estar concordano anche su un necessario coordinamento tra centrale nazionale e corrispettivi regionali. 

Il partneriato d’innovazione tra Sanità e produttori tecnologici

E le aziende che producono innovazione tecnologica? Come possono contribuire al processo? Dario Guido di Samsung ha suggerito un livello di dialogo tecnico più intenso dal quale generare soluzioni innovative condivise e ad hoc.

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