Comunità Energetiche Rinnovabili: cosa sono e come chiedere gli incentivi

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Lo scorso 23 gennaio il MASE ha pubblicato il Decreto del 7 dicembre 2023 che promuove lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e dell’autoconsumo diffuso in Italia. Il 23 febbraio sono state approvate le note attuative per l’accesso agli incentivi economici, che potranno essere richiesti a partire da lunedì 8 aprile. In questo approfondimento analizziamo in dettaglio il funzionamento delle CER, per capire come e perché possono rappresentare un modello sostenibile per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia

4 Aprile 2024

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Claudia Bertozzi

Project Manager, FPA

Foto di Jason Blackeye su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/silhouette-del-mulino-a-vento-durante-lora-doro-9HEY1URQIQY

L’articolo, pubblicato il 4 aprile scorso, è stato aggiornato in alcune sue parti, con l’inserimento delle modalità di richiesta degli incentivi.

Ormai da tempo le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) promettono di attuare una trasformazione rivoluzionaria nel panorama energetico globale, attraverso un modello innovativo e sostenibile per produrre e distribuire energia. Si tratta di iniziative che si basano su principi di collaborazione comunitaria e che nascono non solo con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale della produzione e del consumo di energia, ma anche di democratizzare l’accesso alle fonti energetiche rinnovabili attraverso il coinvolgimento diretto di tutti i soggetti interessati (cittadini, imprese ed enti locali) e la partecipazione attiva alla transizione energetica. Le Comunità Energetiche Rinnovabili si pongono come obiettivo prioritario quello di provare a rispondere in maniera efficace e resiliente alle sfide del cambiamento climatico, incentivando a tempo stesso lo sviluppo economico dei territori. 

CER: che cosa sono e come possono aiutare la transizione energetica

Ma cosa sono e come funzionano, concretamente, le CER?  

In sintesi, una Comunità Energetica Rinnovabile è costituita da un insieme di diversi soggetti (cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali, autorità locali, ecc.) che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti situati all’interno di un medesimo perimetro geografico. Queste comunità permettono la condivisione virtuale dell’energia grazie alla rete nazionale di distribuzione elettrica, consentendo ai partecipanti di usufruire di energia prodotta in modo sostenibile.  

Come già anticipato, le CER nascono con l’obiettivo di apportare benefici ambientali, economici e sociali ai propri membri e alle aree locali in cui operano, promuovendo l’autoconsumo di energia rinnovabile e contribuendo alla diffusione di impianti basati su questo tipo di fonti, oalla riduzione delle emissioni di gas serra e puntando – più a lungo termine – al raggiungimento dell’indipendenza energetica del Paese. 

Le CER possono includere diversi tipi di impianti di produzione da fonti rinnovabili, come ad esempio impianti fotovoltaici, idroelettrici, eolici, biogas, biomasse solide, ecc., che devono rispettare determinati e specifici requisiti. 

Per costituire una CER, è necessario in prima battuta individuare le aree per realizzare gli impianti e gli utenti con cui associarsi per condividere l’energia elettrica. Ogni CER è un soggetto giuridico a tutti gli effetti e pertanto deve essere costituita legalmente, attraverso un atto costitutivo e uno statuto. I consumatori e i produttori hanno la possibilità di aderire sia durante la fase di costituzione che in un momento successivo. 

I membri di una Comunità Energetica Rinnovabile possono essere produttori di energia rinnovabile, autoconsumatori di energia rinnovabile o consumatori di energia elettrica. Tutti i partecipanti mantengono i propri diritti di clienti finali, inclusa la scelta del fornitore di energia elettrica, e hanno la facoltà di uscire dalla comunità quando lo desiderano. 

Come nascono le Comunità Energetiche Rinnovabili: storia e sviluppo 

La storia e lo sviluppo delle CER sono strettamente legati alla crescente consapevolezza, nel corso degli anni, dei problemi legati all’impatto ambientale e alla necessità di un cambiamento di mindset orientato verso sistemi energetici più sostenibili sia per i territori che per le comunità.  

In Italia, i primi ed embrionali esperimenti di comunità energetiche nascono addirittura a partire dalla fine del fine del XIX secolo. La SEM – Società Elettrica in Morbegno, fondata nel 1897 in Valtellina/Alto Lario, è uno dei primissimi esempi di comunità energetica costituite nel nostro Paese. Ancora oggi, a distanza di oltre due secoli, rifornisce – in forma di cooperativa – circa 13 mila utenze con energia di origine idrica e termoelettrica per un totale di circa 64 milioni di kWh annui, grazie a 8 impianti idroelettrici situati sul territorio.   

Nel corso dei decenni si sono poi susseguite e moltiplicate numerose iniziative promosse da piccole comunità locali, che univano le proprie risorse in un’ottica di compartecipazione e condivisione, molto spesso per portare per la prima volta l’elettricità in un determinato territorio che altrimenti sarebbe rimasto escluso dalla possibilità di accedere all’energia elettrica, con ogni conseguente impatto a livello sociale ed economico. La maggior parte di queste cooperative è sopravvissuta fino ai nostri giorni ed è tuttora in attività. Mentre le prime comunità energetiche nascevano tendenzialmente intorno a dighe, laghi e bacini idrici, le nuove CER possono beneficiare anche dello sfruttamento di nuove tecnologie, fra le quali spiccano quelle eoliche e fotovoltaiche. 

È però a partire dagli anni ’70, anche a causa della crisi petrolifera, che la necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e di aumentare l’uso di energie rinnovabili è diventata sempre più evidente.  
 
I successivi accordi internazionali sul clima, come l’Accordo di Parigi del 2015, e il lancio del Green Deal da parte dell’Unione Europea, hanno ulteriormente messo in risalto la priorità di una significativa trasformazione energetica, stabilendo precisi obiettivi per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. In questo contesto, lo sviluppo delle CER si contestualizza come parte integrante di questa transizione, per poter rispondere efficacemente ai bisogni di efficientamento e di sostenibilità. 

Come abbiamo visto, infatti, le CER funzionano basandosi sulla collaborazione tra diversi attori locali per produrre, consumare e condividere energia rinnovabile. Si tratta di un modello che permette di ottimizzare l’uso delle risorse energetiche dei territori, di ridurre i costi energetici e il loro impatto ambientale e di favorire la crescita, l’autonomia e la resilienza delle comunità. L’utilizzo di tecnologie sostenibili quali il solare fotovoltaico, l’eolico, la biomassa e i sistemi di accumulo energetico, combinate con soluzioni intelligenti di gestione intelligente dell’energia, consentono alle CER di operare in modo efficiente, integrando la produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili con i modelli di consumo delle realtà locali.  

CER: il nuovo quadro normativo e gli incentivi disponibili 

Il successo delle CER dipende in larga misura dal quadro normativo in cui operano. Le politiche e le regolamentazioni a livello nazionale ed europeo giocano un ruolo cruciale nel definire i criteri per la costituzione, gestione e funzionamento delle Comunità Energetiche Rinnovabili.  

In tutta Europa queste normative affrontano e disciplinano questioni cruciali, fra cui gli incentivi finanziari per la costituzione delle CER, le modalità di accesso alla rete elettrica e i meccanismi di scambio energetico. Ad esempio, la Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio sull’energia rinnovabili ha introdotto, ormai già da diversi anni, importanti disposizioni per facilitare e sostenere lo sviluppo delle CER, riconoscendo il loro ruolo centrale nella promozione dell’utilizzo delle energie rinnovabili a livello locale

In Italia, il percorso è stato decisamente più lungo e farraginoso. Proprio per questo il Decreto rappresenta un importante punto di svolta per incentivare e promuovere la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili su tutto il territorio nazionale, prevedendo sia un significativo snellimento delle procedure burocratiche che la possibilità di accedere a incentivi economici – in alcuni casi anche cumulabili – per la costituzione e l’implementazione delle CER.  

Come già anticipato, il Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica del 7 dicembre 2023, n. 414 (Decreto CACER), già approvato dalla Commissione Europea, è stato pubblicato sul sito del MASE il 23 gennaio 2024 ed è diventato effettivo a partire da giorno seguente. In aggiunta al Decreto, è stato pubblicato anche un primo compendio di FAQ sul tema. 

Nello stesso giorno, anche il GSE ha pubblicato sul proprio sito ufficiale una serie di domande e risposte “in pillole” sulle Comunità Energetiche Rinnovabili e il loro funzionamento. 

Successivamente, a distanza di 30 giorni, con il decreto del MASE del 23 febbraio 2024, n. 22 sono state approvate le regole operative redatte dal GSE. Le regole sono state redatte in attuazione dell’art. 11 del Decreto CACER e dell’art. 11 dell’Allegato A alla delibera 727/2022/R/eel dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente e disciplinano l’accesso agli incentivi destinati allo sviluppo di Comunità Energetiche Rinnovabili.  

Il soggetto gestore della misura è il GSE che, a partire da lunedì 8 aprile, ha reso disponibili i portali attraverso i quali presentare le richieste di incentivo. Tramite il sito del GSE è possibile presentare le per gli impianti legati a configurazioni di autoconsumo.

Per le soluzioni che includono impianti progettati su misura, i responsabili possono richiedere un controllo preliminare per confermare l’idoneità agli incentivi per l’autoconsumo.
Per gli impianti progettati nei Comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti è possibile presentare richiesta per accedere al contributo in conto capitale come stabilito previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il portale dedicato all’autoconsumo fotovoltaico del GSE mette inoltre a disposizione uno strumento utile per piccole e medie imprese, enti pubblici, gruppi e comunità di autoconsumatori, nonché per singoli autoconsumatori a distanza interessati all’installazione o all’utilizzo di sistemi fotovoltaici. Lo strumento permette di accedere a informazioni approfondite sui benefici dell’autoconsumo e di eseguire simulazioni che valutano gli aspetti tecnici ed economici.

Contestualmente, il GSE proseguirà nella serie di percorsi formativi e informativi già avviati nelle scorse settimane e dedicati a tutti gli operatori che intendono approfondire gli aspetti del Decreto del MASE e delle note operative (in particolare, le caratteristiche delle configurazioni dell’autoconsumo, chi può aderire, le modalità di accesso agli incentivi e la documentazione necessaria).

È stata inoltre attivata una linea telefonica dedicata, per ricevere informazioni attraverso il numero verde 800161616.

Sul sito del MASE è inoltre disponibile una breve ma agile presentazione che sintetizza i punti-chiave del Decreto CACER e, soprattutto, le modalità di costituzione delle CER e di accesso agli incentivi (in particolare, i requisiti di accesso alla tariffa incentivante, i requisiti di accesso al contributo in conto capitale del PNRR, le spese ammissibili e i relativi massimali).  

CER e territori: vantaggi e sfide per le realtà locali

Le CER, che si contestualizzano nel nuovo paradigma delle energy community, offrono indubbiamente numerosi vantaggi sia a livello ambientale che sociale. Fra questi rientrano in primis la riduzione delle emissioni di gas serra, il miglioramento della sicurezza energetica e un maggiore impulso allo sviluppo o al rilancio dell’economia locale dei territori.  

Avviare o partecipare a una comunità energetica significa adottare un sistema di produzione di energia pulita proveniente da fonti rinnovabili (come, ad esempio, gli impianti fotovoltaici), col risultato di una significativa riduzione dell’impatto ambientale sul territorio circostante e delle emissioni di CO2. 

Non solo: dal punto di vista sociale, le Comunità Energetiche Rinnovabili possono avere forti impatti a livello locale, con ricadute positive sulla qualità della vita degli abitanti di una determinata area e sui livelli di indipendenza energetica di un territorio, con notevoli risparmi e un sensibile abbattimento dei costi a carico degli utenti finali. Si tratta di un beneficio importante, che può essere condiviso e distribuito in modo equo anche ai soggetti economicamente più svantaggiati, promuovendo in questo modo la democratizzazione dell’accesso all’energia.  

Ciò nonostante, al momento attuale le sfide da affrontare rimangono comunque non trascurabili.  

Le principali barriere per la costituzione e la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili sono, innanzitutto, gli importanti investimenti economici iniziali, dai quali non sempre è possibile rientrare in un breve arco di tempo.  

Anche la complessità tecnica e normativa per la messa a punto degli impianti e la necessità di sviluppare modelli di business innovativi e sostenibili ha rappresentato, fino ad oggi, un forte ostacolo alla diffusione delle CER nel nostro Paese. Il Decreto del MASE si pone proprio l’obiettivo di affrontare e superare queste difficoltà, sia attraverso la semplificazione delle procedure burocratiche che attraverso l’adozione di politiche di supporto e di incentivi finanziari

Le Comunità Energetiche Rinnovabili in Europa: alcuni casi di successo 

Malgrado le criticità precedentemente evidenziate, in Europa è possibile trovare riscontro di numerosi esempi di CER che hanno dimostrato le grandi potenzialità di questo modello di energy community

Uno dei più significativi casi di successo è quello della cooperativa energetica di Bürgerwerke in Germania, che riunisce 127 comunità energetiche e oltre 50.000 soci per fornire energia rinnovabile proveniente da energia solare, eolica e idroelettrica o gas ecologico sostenibile a più di 170.000 famiglie. 

All’interno della rete nazionale Bürgerwerke si inserisce anche la Black Forest Citizens’ Energy Cooperative, una comunità energetica fondata inizialmente da soli 6 soci e che oggi vanta 220 associati e gestisce un impianto fotovoltaico a cielo aperto presso la località di Alpirsbach, nell’area settentrionale della Schwarzwald, oltre a una serie di altri progetti. L’impianto è stato edificato su una porzione della discarica locale (ancora operativa e totalmente alimentata dall’energia prodotta dall’impianto stesso) e produce elettricità in modo costante dal 2013, raggiungendo con facilità un output annuo di 900.000 kWh.  

I numeri relativi al “Solarpark Peterzell” sono notevoli: vanta infatti una capacità installata di 880 kilowatt su un’area di 6.000 metri quadrati, parte di un sito più ampio di 15.000 metri quadrati, che comprende 3.600 moduli fotovoltaici con una potenza nominale di 250 watt ciascuno, per un investimento complessivo di quasi un milione di euro. 

Anche il progetto di energia solare comunitaria di Som Energia, in Spagna, è altrettanto emblematico. Fondata da 150 soci nel dicembre 2010 su iniziativa del neolaureato olandese Gijsbert Huijink e di alcuni studenti in Business Innovation & Technology Development nella città catalana di Girona, Som Energia (“Noi siamo Energia”), che nel 2012 ha iniziato a vendere la propria elettricità sostenibile prodotta da pannelli fotovoltaici installati su tetti delle abitazioni locali, conta oggi oltre 83.000 soci ed è la più grande cooperativa di energia rinnovabile in Spagna 

Som Energia attualmente si approvvigiona di elettricità ecologica principalmente attraverso piccoli fornitori. In una prima fase iniziale, la cooperativa ha cominciato a realizzare propri impianti di produzione puntando prevalentemente sull’energia solare e installando i suoi primi pannelli fotovoltaici sul tetto del centro di allenamento del FC Girona. Tra le strutture gestite da Som Energia rientrano una centrale idroelettrica situata a Valladolid e un impianto solare in Andalusia, finanziati prevalentemente tramite contributi a fondo perduto dei soci. Inoltre, attraverso l’iniziativa “Generazione KWh”, i membri prestano capitale alla cooperativa per un periodo di 25 anni senza interessi, acquistando “quote energetiche” destinate allo sviluppo di nuovi impianti. In cambio, ottengono elettricità “verde” a un costo equivalente a quello di produzione. 

Conclusioni e prospettive: quale futuro per le CER? 

Come abbiamo visto, le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano una componente fondamentale della strategia energetica per un futuro più sostenibile e resiliente.  

Ora che le sfide globali legate al contrasto del cambiamento climatico e alla valorizzazione dell’indipendenza e della sicurezza energetica sono più pressanti che mai, le CER rappresentano una soluzione promettente per trainare il Paese verso un sistema energetico più verde, equo e inclusivo. La loro adozione e diffusione sarà probabilmente cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità a livello locale, nazionale ed europeo.  

La nuova normativa e la possibilità di accesso agli incentivi potranno concretamente incentivare la costituzione e la diffusione delle Comunità sui territori. In prospettiva, inoltre, l’innovazione tecnologica, la crescente diffusione di tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose (IoT) e i sistemi di accumulo avanzati potrebbero ulteriormente potenziare l’efficienza e l’efficacia delle CER e aprire nuove opportunità per la loro espansione. 

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