CoronaPass: in Alto Adige un certificato digitale per accedere alle “Aree Covid safe”
In Alto Adige da inizio maggio è disponibile il CoronaPass. La procedura è completamente digitalizzata e permette di ottenere un documento a cui è associato un “QR Code”, un codice identificativo univoco, come avverrà anche per il “Digital green certificate” europeo
20 Maggio 2021
Michela Stentella
Content Manager FPA
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Mentre si aspetta metà giugno per il “Digital green certificate” che permetterà di spostarsi liberamente in Europa e mentre è stato pubblicato il 18 maggio in Gazzetta Ufficiale il “Decreto Covid” che all’articolo 9 introduce la “certificazione verde” – il documento che attesterà di essere stati vaccinati, di essere guariti dal Covid-19 o di esserci sottoposti a tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti – qualcosa si è già mosso a livello locale. Alcune regioni, come il Lazio, mettono a disposizione i certificati vaccinali all’interno del fascicolo sanitario elettronico, mentre un’esperienza del tutto originale è stata realizzata in Alto Adige, dove da inizio maggio è disponibile il CoronaPass. La procedura è completamente digitalizzata e permette di ottenere un documento a cui è associato un “QR Code”, un codice identificativo univoco, come avverrà anche per il “Digital green certificate”.
La strategia che sta dietro il CoronaPass è stata realizzata dal Centro di ricerca Eurac Research, mentre la soluzione tecnologico è opera di Informatica Alto Adige, società inhouse a partecipazione pubblica di proprietà della Provincia autonoma di Bolzano, del Consorzio dei comuni dell’Alto Adige e della Regione Trentino-Alto Adige.
La strategia “Alto Adige Covid Safe”
Contrastare la pandemia e allo stesso tempi riattivare l’economia, questo l’obiettivo centrale della strategia che, infatti, ha come slogan “Testare Vaccinare Aprire”. Si basa su alcuni step, prima di tutto aumentare i test disponibili anche mettendo a disposizione test fai da te. È stata inoltre attivata a metà aprile la campagna “Testiamoci. Insieme contro il Covid”, una vasta campagna di test gratuiti a disposizione di tutti i cittadini su tutto il territorio provinciale, attuata dall’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige e dalla Provincia Autonoma di Bolzano Alto-Adige. Altro step, aprire “Aree Covid safe” in cui si può accedere solo con CoronaPass (per attività come ristoranti, musei, teatri, etc).
Come funziona il CoronaPass
Il CoronaPass viene rilasciato a chi è risultato negativo a un test (validità 72 ore a partire dalla mezzanotte del giorno del test), ha completato il ciclo di vaccinazione, è guarito dal Covid19 negli ultimi 6 mesi.
Collegandosi alla piattaforma e inserendo i propri dati, si riceve sullo smartphone o via email un token, un codice di accesso che serve per scaricare il proprio certificato in pdf. Qui, come avverrà per il “Digital green certificate” europeo, è presente un “QR Code”. Chiunque, inquadrandolo può sapere se quella persona è autorizzata ad entrare nelle “Aree Covid safe”, con una procedura che “rispetta tutte le indicazioni del Garante privacy”, come sottolinea Stefan Gasslitter, Generalmanager di Informatica Alto Adige “Il codice ci dice solo se la persona è a posto, ma non il perché, se ha fatto un tampone o è guarita dal Covid-19, e i dati personali sono minimizzati come da raccomandazione del Garante”.
Dal 6 maggio al 19 maggio sono stati generati oltre 93.440 “QRCode” e si contano oltre 170.415 verifiche effettuate su questi codici.
“Il CoronaPass si basa proprio sulla concezione del pass europeo digitale – aggiunge Gasslitter – siamo già in contatto con due software house che creano un’analoga soluzione per due stati europei, con loro stiamo già facendo test di interoperabilità. È un tema centrale, per potersi muovere tra i diversi Paesi dell’Unione dovremo ovviamente poter leggere le chiavi/firme digitali e i QR Code presenti sui pass. Molte persone, dall’Italia e dall’estero, ci stanno già contattando per chiedere come possono ottenere il pass perché hanno intenzione di prenotare qui le loro vacanze. In un momento come questo e con tante attività in crisi dobbiamo accelerare questo processo, esistono già esperienze e tecnologie che andrebbero valorizzate e messe a fattor comune. L’infrastruttura alla base di tutto deve essere comunque il fascicolo sanitario elettronico che contiene già tutti i meccanismi di interoperabilità tra le regioni”.