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Coronavirus: grazie alle tecnologie sono stati mantenuti molti livelli di attività

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Fino a poco tempo fa, molti credevano che la digital transformation fosse solo un vezzo; oggi capiamo che non è così. L’intervista di Gianni Dominici a Claudio Lucifora e Michele Faioli Consiglieri del CNEL

4 Maggio 2020

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Redazione FPA

L’emergenza Coronavirus, come abbiamo ripetuto più volte, ha trasformato il mondo della pubblica amministrazione (e non solo). Ci siamo trovati di fronte a un cambio repentino di tutti i nostri modi di fare e il digitale in questo è stato d’aiuto. Senza le nuove tecnologie, sarebbe stato impossibile per la scuola continuare le lezioni online; il lavoro a casa sarebbe stato impensabile e tutta la macchina che eroga i servizi pubblici ai cittadini si sarebbe fermata del tutto.

Coronavirus: grazie alle tecnologie sono stati mantenuti molti livelli di attività

Per fortuna, grazie alle tecnologie, questo momento di enorme disagio per tutti è stato assorbito in maniera più omogenea. Di questo si parla nell’intervista di Gianni Dominici a Claudio Lucifora e Michele Faioli, Consiglieri del CNEL. L’intervento si inserisce nel percorso di avvicinamento a FORUM PA 2020, denominato #road2ForumPA2020, la manifestazione che quest’anno si terrà dal 6 all’11 luglio, in digitale, e dal 4 al 6 novembre in presenza.

“Per decenni abbiamo parlato di digital transformation; abbiamo sempre visto le tecnologie come un sostituto del lavoro, essendoci una forte resistenza al cambiamento” esordisce Lucifora, “ma questa crisi ci ha insegnato che senza tecnologia sarebbe stato impossibile realizzare tutto quello che è stato fatto, dalla scuola all’università e al rapporto tra PA e cittadini”.

Anche se un po’ di corsa, le tecnologie sono state fondamentali: “Ci siamo accorti che le tecnologie sono al servizio dei cittadini e tutto quello che ci sembrava impossibile, in realtà, in modo un po’ grezzo o fatto in casa, è stato realizzato in pochissimo tempo” continua Lucifora. “Così come è stato possibile avviare lo Smart Working, mantenendo anche molti altri livelli di attività. Questo deve essere uno sprone a colmare il digital divide, tra chi ha dimestichezza con le tecnologie e chi no, per questioni anagrafiche o di ceto sociale”.

Faioli, dal canto suo, pone l’attenzione sul fatto che la PA non è singola, ma esistono diverse pubbliche amministrazioni: “Non esiste una unica PA, esistono varie pubbliche amministrazioni. La digitalizzazione della scuola è una cosa; la digitalizzazione della PA che fa servizi all’utenza è un’altra; stiamo parlando di PA diverse”.

Investimenti differenziati, dunque, che possano incontrare le esigenze delle singole amministrazioni: “Il problema è capire quale tipo di investimento in digitalizzazione vada fatto, tenendo conto anche di chi ne dovrà beneficiare: potrebbero esistere piattaforme molto elaborate ma che i cittadini non sono in grado di utilizzare”.

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