Dal Sud al Nord del mondo, il diritto di cambiare dal basso
Nessuno nasce cittadino attivo. Dal lavoro di ActionAid a fianco delle comunità più escluse dei Paesi poveri è maturata la ferma convinzione che la partecipazione, intesa come possibilità degli individui di esprimersi e avere un ruolo attivo nel monitorare, valutare e influenzare le azioni che hanno impatto sulla collettività, richieda percorsi inclusivi e strutturati. Sulla scorta di quanto appreso nei Paesi poveri, Actionaid ha impostato anche il proprio lavoro in Italia dove i cittadini – e i circa 4 milioni di stranieri – sperimentano processi di impoverimento del tutto simili a quelli che osserviamo in altri Paesi. Anche in Italia è necessario che cresca la condivisione di obiettivi e percorsi tra pubblica amministrazione e società civile, nella formazione di decisioni pubbliche che dovrebbero portare ad una maggiore giustizia sociale.
8 Maggio 2013
Marco De Ponte
Nessuno nasce cittadino attivo. Dal lavoro di ActionAid a fianco delle comunità più escluse dei Paesi poveri è maturata la convinzione ferma che la partecipazione, intesa come possibilità degli individui di esprimersi e avere un ruolo attivo nel monitorare, valutare e influenzare le azioni che hanno impatto sulla collettività, richieda percorsi inclusivi e strutturati. Negli oltre 50 Paesi in cui opera, ActionAid utilizza un approccio volto alla ricerca della piena realizzazione dei diritti umani, il che comporta un riequilibrio di potere tra soggetti diversi nell’ottica delle pari opportunità: proprio tale approccio necessita che siano individuati percorsi di sviluppo capaci di garantire la piena partecipazione delle comunità interessate e degli individui che le compongono. Sulla scorta di quanto appreso nei Paesi poveri, Actionaid ha impostato anche il proprio lavoro in Italia dove i cittadini – e i circa 4 milioni di stranieri – sperimentano processi di impoverimento del tutto simili a quelli che osserviamo in altri Paesi. Anche in Italia è necessario che cresca la condivisione di obiettivi e percorsi tra pubblica amministrazione e società civile, nella formazione di decisioni pubbliche che dovrebbero portare ad una maggiore giustizia sociale.
Oltre a chiedere conto alle istituzioni del proprio operato in termini di responsabilità e trasparenza, ActionAid diffonde metodologie e strumenti – alcuni dei quali consolidati proprio grazie al lavoro nelle comunità dei Paesi in Via di Sviluppo – volti a favorire processi di formazione della volontà collettiva. Tra questi, ActionAid ha dato vita ad un programma di formazione continua di giovani e adulti, vere e proprie “scuole di cittadinanza" finora cresciute nelle città di Ancona, Bologna e Milano: tale programma, grazie alla collaborazione con altri soggetti della società civile, mira a diffondere nei cittadini le competenze necessarie per monitorare l’operato delle istituzioni con particolare riferimento alla fornitura di servizi pubblici locali ed alle politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale.
Tra gli strumenti adottati ELBAG (Economic Literacy and Budget Accountability for Governance), ovvero un framework metodologico che consente un monitoraggio partecipato della spesa pubblica da parte dei cittadini. L’ambito ideale di sperimentazione delle iniziative formative basate sulla metodologia ELBAG è proprio il livello della amministrazione pubblica comunale, in ragione sia delle responsabilità di spesa in materia di fornitura di servizi pubblici (a partire dagli anni Settanta sempre più attribuite agli enti locali) sia dell’immediatezza del rapporto che si instaura con i cittadini a livello locale. ActionAid ritiene, infatti, che il livello locale in Italia, come altrove, sia quello ideale per attivare o riattivare relazioni di cittadinanza, basate appunto su responsabilità, trasparenza, e partecipazione, che possano generare dinamiche emulative ed estendersi anche ai livelli di governo superiori.
Il percorso per il rinnovamento di nuove forme di partecipazione civica si compie – secondo l’esperienza di ActionAid in altri Paesi – solo laddove i cosiddetti “beneficiari” diventino doppiamente protagonisti: da una parte uscendo dalla condizione di povertà ed esclusione e dall’altra definendo loro stessi interventi e soluzioni per l’ottenimento di diritti fin ad un dato momento negati. In questo senso, il monitoraggio dal basso della spesa pubblica – a maggior ragione nel contesto del difficile periodo storico che vive l’Italia – serve a permettere di ripensare un modello di welfare che non inizi e termini con spending review dal centro o dall’alto, ma che parta proprio dalla acquisita maggiore consapevolezza della possibilità e dunque necessità di esercitare i propri diritti e dalla comprensione di quali strumenti e canali si debbano adottare per decidere del proprio futuro. La naturale conseguenza di tale processo conduce ad una risposta più efficace di fronte alla scarsità delle risorse e contemporaneamente al miglioramento dell’impatto dei servizi offerti.
Per colmare il gap di fiducia tra cittadini e istituzioni e realizzare politiche pubbliche efficaci, ActionAid crede che un ruolo fondamentale sia giocato dalle tecnologie digitali collaborative. L’innovazione delle politiche pubbliche richiede infatti una grande capacità di gestione e velocità di sintesi dell’informazione per produrre soluzioni efficaci e innovative; questa esigenza si scontra però spesso con la pesantezza burocratica delle amministrazioni italiane con esiti spesso non lusinghieri per la qualità dei servizi pubblici. Le nuove tecnologie dell’informazione ed i movimenti o “dottrine” come quello dell’Open Government e dell’Open Data possono rispondere egregiamente a tali sfide, permettendo ai cittadini di ridisegnare il loro rapporto con le istituzioni grazie a strumenti innovativi e a basso costo per la partecipazione all’analisi e definizione delle politiche. Sul fronte dell’innovazione tecnologica, ActionAid sta lavorando con partner quali Rena, Diritto di Sapere, Wikitalia, Openpolis, perché crescano le occasioni in cui i cittadini – laddove adeguatamente formati – possano valutare e monitorare la qualità di alcuni servizi pubblici e possano suggerire un utilizzo alternativo e innovativo delle risorse pubbliche.
Con questo spirito, ActionAid partecipa ad OpenRicostruzione, uno strumento a disposizione di amministratori locali e cittadini, elaborato per permettere che in Emilia vi sia una ricostruzione trasparente e partecipata dei Comuni colpiti dal sisma del 2012. OpenRicostruzione consiste in primo luogo in una piattaforma che permette di tracciare tutte le risorse economiche (sia donazioni che finanziamenti pubblici) messe a disposizione dell’Emilia e di monitorare i relativi progetti di ricostruzione. Contributo di ActionAid si articola su due direttrici: ci assicureremo del coinvolgimento nel processo di ricostruzione delle popolazioni colpite tramite un programma di visite sul campo che ha identificato 50 beneficiari nei 5 comuni maggiormente danneggiati con la formazione di gruppi di lavoro e l’attivazione di un monitoraggio civico; e seguiremo le tracce delle donazioni e dei finanziamenti per la redazione di un report finale che valuti e analizzi l’efficienza nell’allocazione dei fondi. L’adesione ad OpenRicostruzione è di fatto la naturale prosecuzione del lavoro fatto dall’organizzazione anche sul territorio aquilano, con il quale nel 2009 si erano riscontrati i pericoli di una gestione post-emergenza opaca e scarsamente partecipata.
Alla luce dei rigorosi e drammatici dilemmi in merito alla gestione delle scarse risorse che molte amministrazioni italiane si trovano ad affrontare in questi ultimi anni, crediamo che il miglioramento del processo democratico possa procedere se affidato alle mani dei cittadini desiderosi di essere attivi. Che si realizzino dunque sempre più nuove piattaforme di quella che Stefano Rodotà ha definito “una democrazia continua”.