EDITORIALE
Dalla consultazione alla partecipazione dei cittadini, per un vero Open Government
Sono da salutare con soddisfazione le “Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia”, pubblicate dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, che ritorna come approccio su un argomento peraltro già dettagliatamente trattato dal FORMEZ nel 2013. Un documento asciutto e ben scritto che ha un solo grande difetto: la data. Sì, la data, nel senso che se fosse stato scritto trent’anni fa avrebbe sicuramente contribuito ad accelerare il lento percorso di modernizzazione della nostra PA.
14 Marzo 2017
Gianni Dominici
Il tema della partecipazione è un argomento ricorrente nell’ambito delle politiche pubbliche, ma ha assunto una importante centralità negli ultimi anni a fronte dei fortissimi cambiamenti che hanno investito gran parte dei paesi democratici. Ci troviamo di fronte, infatti, a bisogni sociali sempre più complessi e articolati rispetto a cui i tradizionali modelli di governo non riescono a dare risposta.
Già nel 2008 scriveva l’OECD:
“Governments alone cannot deal with complex global and domestic challenges, such as climate change or soaring obesity levels. They face hard trade-offs, such as responding to rising demands for better quality public services despite tight budgets. They need to work with their own citizens and other stakeholders to find solutions” [1].
Per questi motivi sono da salutare con soddisfazione le “Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia”, pubblicate dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, che ritorna come approccio su un argomento peraltro già dettagliatamente trattato dal FORMEZ nel 2013. Un documento asciutto e ben scritto che ha un solo grande difetto: la data. Sì, la data, nel senso che se fosse stato scritto trent’anni fa avrebbe sicuramente contribuito ad accelerare il lento percorso di modernizzazione della nostra PA.
Un tema centrale
Il tema, dicevo, è centrale ed è importante che sia affrontato con una logica di prospettiva volta a superare definitivamente la cultura burocratica tradizionale, bipolare, che vede da una parte la pubblica amministrazione e il suo operare e, dall’altra, i cittadini, le famiglie e le imprese che, occasionalmente, vengono “consultati” a ratifica dell’operato pubblico.
Non, non può essere così. Trasparenza, collaborazione e partecipazione (i tre pilastri dell’OG) non possono essere declinati come se fossero occasionali concessioni calate dall’alto, ma devono ispirare soluzioni per ripensare completamente i rapporti con il cittadino che, applicando il principio di sussidiarietà orizzontale, devono essere improntati ai valori della cittadinanza attiva.
Sono tanti gli studi che si riferiscono alle dinamiche partecipative. L’EPA (l’Environmental Protection Agency) degli Stati Uniti individua 5 livelli di partecipazione, Arnstein (un punto di riferimento con il suo “A Ladder of Citizen Participation” del 1969) ne indicava 8: dalla manipolazione (per cui i cittadini vengono illusi di partecipare) fino al citizen control.
Noi, sulla base dei diversi approcci e delle analisi dei casi concreti, ne abbiamo sintetizzati quattro:
Informazione
Offrire ai cittadini informazione bilanciata e oggettiva per sostenerli nella comprensione del problema e nell’individuazione delle alternative, opportunità e soluzioni. Non è una banalità. La giusta e corretta informazione è il presupposto per abilitare la partecipazione. Nel 1969 il National Environmental Policy Act (NEPA), finalizzato a regolamentare l’introduzione obbligatoria per ogni opera pubblica di studi di valutazione di impatto ambientale, si ispira esplicitamente a principi di trasparenza e partecipazione. Grazie al NEPA ogni opera pubblica o privata, prima di essere approvata, deve produrre un rapporto sui possibili impatti che tale opera può generare sull’ambiente. Il rapporto deve essere reso pubblico in un linguaggio comprensibile così da permettere e raccogliere le osservazioni delle diverse parti interessate dal progetto.
Consultazione
Raccogliere il feedback della cittadinanza su analisi, alternative e/o decisioni. Uno strumento indispensabile per attivare un feedback costruttivo con gli attori di riferimento (famiglie, imprese, terzo settore) e attivare il processo partecipativo. Purtroppo è anche lo strumento più banalizzato e strumentalizzato nel nostro paese. Da quando gli enti pubblici hanno scoperto IdeaScale e piattaforme analoghe è stato un proliferare di consultazioni on line dove, salvo qualche rarissima eccezione, hanno partecipato un pugno di interlocutori.
Qualche giorno fa la sindaca di una grande città ha comunicato con orgoglio ed enfasi (ovviamente su Facebook) che il suo Comune ha lanciato “una delle prime iniziative di democrazia partecipata in Italia” grazie alla consultazione su un quesito decisamente di minore importanza a cui ha partecipato lo 0,3% della popolazione del suo comune. Il rischio, oltre alle evidenti banalizzazioni, è di “empower the already empowered”, cioè di investire risorse per mettere a punto strumenti che hanno poi il modesto risultato di coinvolgere chi è già normalmente coinvolto.
Collaborazione
Entrare in partnership con i cittadini in ogni fase del processo decisionale e di implementazione, favorendo lo sviluppo di alternative e l’identificazione della soluzione “preferita”. Il passaggio dalla consultazione alla collaborazione è cruciale , come ben descritto nel recente lavoro dell’ANCI su “La partecipazione dei giovani” e per poterlo realizzare bisogna necessariamente cambiare le regole del gioco.
Empowerment
Fare in modo che il potere finale di prendere decisioni sia nelle mani dei cittadini, favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati. Si realizza, in questo modo, il principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale, ottemperando in pieno all’open government declaration del 2011 che, nel paragrafo dedicato al Support civic participation, recita “We commit to making policy formulation and decision making more transparent, creating and using channels to solicit public feedback, and deepening public participation in developing, monitoring and evaluating government activities”.
Favorire la pratica delle consultazioni pubbliche, tornando sul tema con questo nuovo documento, è sicuramente utile ma è anche indispensabile definire al più presto obiettivi più ambiziosi e coraggiosi che traghettino le istituzioni del nostro paese verso un nuova cultura di governo pubblico. “The government is us; we are the government, you and I” diceva Theodore Roosevelt, sono convinto, sia l’unica prospettiva valida per affrontare la sfida del futuro.
[1] OECD (2008). Focus on citizens: public engagement for better policy and services. Vedi anche (2010). Towards Smarter and More Transparent Government: e-Government Status