Data driven economy, green procurement e divario di genere: temi caldi della rubrica “Spazio MEF” a FORUM PA 2021
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha partecipato a FORUM PA 2021 con la Rubrica “Spazio MEF”: appuntamenti dedicati a temi di grande attualità, dalla gestione del dato e relativi impatti a livello di trasparenza, sicurezza e decisioni pubbliche alla programmazione dello smart working post emergenza; dal procurement sostenibile al ruolo delle piattaforme abilitanti per la digitalizzazione del Paese. Focus centrale e filo rosso: le azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi indicati nel PNRR e i risultati attesi dal Piano
28 Luglio 2021
Redazione FPA
L’approccio e l’esperienza del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) su temi di grande attualità sta creando i presupposti affinché le altre amministrazioni possano organizzarsi in vista degli obiettivi dettati dal PNRR. Dalla gestione del dato, attività fondamentale nella fase di reazione del Paese alla pandemia dal punto di vista delle decisioni pubbliche, al procurement sostenibile, il MEF ha molto da raccontare per indicare la strada. Tra le priorità strategiche, la riduzione del gap di genere, perché la cultura della parità rappresenta l’ecosistema in cui le strategie di crescita economica possono armonizzarsi allo sviluppo sociale. Sono disponibili tutte le registrazioni. Ecco gli spunti emersi da alcuni degli appuntamenti in agenda.
Data Driven Economy, tra pubblico e privato
In questo periodo pandemico abbiamo capito l’importanza che ricopre un corretto utilizzo dei dati. A livello teorico, quindi, il valore dei dati è ormai condiviso, ma nel concreto l’analisi dei dati è ancora un’attività poco conosciuta e praticata. Il MEF, attraverso SOSE, ha fatto ricorso proprio ai principi della Data driven economy per far fronte alla pandemia. L’esperienza è stata positiva, ma, affinché possa essere “esportata” in tutte le altre amministrazioni, devono essere superati alcuni ostacoli:
- la mancanza di interoperabilità dei dati e di capacità di fare data analytics;
- la carenza di analisti, figure fondamentali per la transizione al digitale;
- il problema culturale generalizzato.
“Durante l’ultimo anno abbiamo collaborato attivamente con il MEF per individuare le imprese che avevano bisogno di ristori – ha spiegato Vincenzo Atella, A.D. e Direttore Generale di SOSE, in occasione dell’appuntamento del 24 giugno -. Abbiamo lavorato con la Ragioneria Generale dello Stato per definire i bisogni sociali a partire dall’analisi dei dati, collaborando anche con i Comuni. Tutto ciò ha orientato i decisori in fase pandemica. E tuttavia le sfide da affrontare sono ancora tante”.
“La data driven economy in questo momento è una grande sfida – ha spiegato Francesco Decarolis, Professore associato di Economia dell’Università Bocconi -. La PA arriva impreparata e sconta di essersi seduta su una grande quantità di dati, senza saperla sfruttare. Sono necessarie, innanzitutto, formazione e abbattimento delle barriere psicologiche. Inoltre è necessario anche imparare a trovare i dati e trasformarli in conoscenza, perché è dai micro-dati, quelli sulle scelte e i comportamenti dei consumatori e delle imprese, che possono essere valutati gli impatti delle scelte politiche. Come decidere se fare una nuova linea tranviaria oppure se vale la pena ampliare un porto? Oggi la Data driver economy consente di comprendere gli impatti economici e sociali degli investimenti pubblici”.
Paolo Ghezzi, Direttore Generale di Infocamere, ha aggiunto: “La pubblica amministrazione è la più grande generatrice di dati, ma paradossalmente è quella che ne fa meno uso o li usa in maniera poco efficace”. Ghezzi ha parlato anche di un’esperienza diretta di Infocamere, che offre uno spunto interessante: la semplificazione in ottica di user-experience. Con il “Cassetto digitale dell’imprenditore”, per esempio, Infocamere ha portato i dati delle imprese sullo smartphone dei tre milioni di imprenditori che, fino a prima del Covid, erano refrattari alla tecnologia e spesso non erano nemmeno connessi. Il tutto in maniera semplice e immediata.
Anche Fabio Lalli, Chief Business & Innovation Officer di IQUII, ha messo l’accento sul tema della semplificazione, nell’accezione di user-experience semplice. Oggi la PA ha l’opportunità di capire come semplificare la fruizione del servizio, attraverso lo studio dei dati. Interessante la definizione che Lalli ha dato della nostra realtà: “Un’era primitiva digitale”. La spiegazione è presto detta: “Stiamo vivendo in un’epoca nella quale generiamo grandissime quantità di dati di profondità, ma non sappiamo ancora utilizzarli efficacemente. Non c’è la capacità di usare i dati in maniera strutturata. Molto spesso manca lo scopo quindi si tende ad accumulare più dati di quelli che servono. Ciò genera più rumore, costi aggiuntivi, processi di gestione più onerosi, ricerche di dati da altre fonti, senza capire che le informazioni che servono sarebbero già disponibili”.
Il Procurement sostenibile
Sostenibilità, importante item da molti anni a livello mondiale, sul quale non sono mancate iniziative e progetti specifici, sia nel privato che nel pubblico. A maggior ragione oggi, il peso dell’impatto di prodotti e procedure sull’ambiente riveste un ruolo cruciale, sia per motivi oggettivi di ricadute sul clima, sia perché il PNRR chiede un impegno, trasversale alle sei Missioni, nel raggiungimento della sostenibilità in tutti i progetti.
Il contributo del MEF sul tema parte da lontano. Già 15 anni fa, infatti, Consip, azienda partecipata al 100% dal MEF, ha iniziato ad associare il tema della sostenibilità al concetto di procurement.
In qualità di centrale di committenza nazionale, Consip ha elaborato strumenti che favoriscono la sostenibilità nelle amministrazioni, con un’azione che parte a valle, cioè dall’acquisto di beni e servizi.
La sostenibilità parte dagli appalti pubblici
In occasione dell’appuntamento del 25 giugno, Lidia Capparelli, Divisione Modelli di Acquisto, Concorrenza e Mercato – Area Politiche Ambientali – Consip SpA – ha raccontato la genesi del grande progetto di minimizzazione dell’impatto ambientale degli acquisti della PA e di come questo si sia concretizzato in un ventaglio di strumenti di acquisto e negoziazione, nonché di iniziative, oggi a disposizione di tutte le amministrazioni italiane. “Fare procurement sostenibile non è facile – ha fatto presente Capparelli -. Il cambiamento della logica ha aumentato la complessità progettuale, però ha semplificato il percorso verso la sostenibilità delle amministrazioni”.
Grazie al lavoro di Consip, sono stati definiti i “Criteri Ambientali Minimi (CAM)” e si è data una definizione univoca di impatto ambientale, concetti che non erano affatto scontati. Oggi le amministrazioni pubbliche possono effettuare acquisti verdi nel rispetto della conformità ai CAM e valorizzando i criteri di sostenibilità ambientale dei fornitori nell’ambito dell’offerta dei loro prodotti e servizi specifici.
Lo si è fatto per esempio, attraverso la razionalizzazione della spesa delle amministrazioni nel campo dell’energia. Con la messa a punto dell’iniziativa SIE (Servizio Integrato Energia) Consip ha reso possibile diminuire i consumi di energia primaria e, al contempo, riqualificare edifici del patrimonio immobiliare della PA, attraverso interventi di efficientamento eseguiti dagli stessi fornitori di gas ed energia elettrica.
“Il SIE mette in capo al fornitore non solo l’erogazione dei vettori energetici, ma anche la manutenzione, la riqualificazione immobiliare e i servizi di energy management a vantaggio delle amministrazioni”, ha spiegato Claudia Summo, Divisione Sourcing Energy, Building Management e Mepa – Consip SpA.
La sostenibilità, però, si può conseguire a tutti i livelli, anche con contratti di minor valore economico. Il mercato elettronico della PA (MePA), per esempio, nel quale gli acquisti sono telematici e svolti in maniera autonoma dalle amministrazioni. “Consip predispone i bandi di abilitazione legati ai beni, servizi e manutenzione. I bandi di abilitazione sono i punti di incontro tra la domanda e l’offerta. Una volta pubblicato il bando, le imprese possono rispondere solo se sono conformi ai CAM indicati”, ha dimostrato Maria Antonietta Coppola, Divisione Modelli di Acquisto, Concorrenza e Mercato – Area Politiche Ambientali – Consip SpA.
L’approccio alla parità di genere nel Recovery Plan italiano
Sostenibilità vuol dire anche eliminare i divari di genere. Oggi è necessario considerare anche la dimensione sociale, oltre che la dimensione ambientale. Ce lo chiede il PNRR, che affronta il tema del divario di genere trasversalmente alle sei Missioni. Quali sono gli interventi che potrebbero portare un maggiore contributo?
“L’occupazione delle donne in Italia, anche nel periodo pre-Covid, era già bassa. La pandemia ha acutizzato il problema – ha fatto presente Germana Di Domenico, Dirigente Direzione Analisi Economica del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In Italia sono allo studio misure per ridurre le diseguaglianze di genere. Ne ha parlato Aline Pennisi, Dirigente del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – MEF: “Il PNRR chiede una valutazione d’impatto dell’occupazione femminile sui progetti e il MEF è impegnato a individuare le misure che più possono contribuire alla riduzione dei divari di genere, tra le 250 indicate nel Piano. L’analisi considera impatti diretti e indiretti e comprendono anche i divari territoriali e anagrafici”.
Tre misure dirette, dovrebbero contribuire in maniera cospicua:
- la Ricerca;
- il Sostegno all’imprenditoria femminile;
- la fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud e per chi assume giovani e donne.
Inoltre, tutte le aziende che parteciperanno alle gare indette per il PNRR dovranno dimostrare di avere almeno il 30% di giovani e di donne nel proprio organico.
Al cambiamento culturale per la parità di genere contribuisce anche la campagna europea “No Women No Panel” illustrata con orgoglio da Simona Sala, Direttore Testata – Rai Giornale Radio e Radio Uno, che ha evidenziato: “Per la prima volta la campagna viene adottata da un servizio pubblico”.
Ecco tutti gli altri appuntamenti realizzati all’interno della Rubrica:
Spazio MEF. Il POLA del MEF: i punti di forza di una best practice riconosciuta
Spazio MEF. Digitalizzare per semplificare i processi doganali e rilanciare l’economia
Spazio MEF. Il consenso trasparente e consapevole al trattamento dei dati – Il progetto PoSeID-on
Spazio MEF. Il rafforzamento delle competenze del management per la transizione digitale della PA
Spazio MEF. L’identità digitale e la carta di identità elettronica