Data Governance e cybersicurezza: l’impatto dell’IA nella pubblica amministrazione

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La pubblica amministrazione può raggiungere la maturità data-driven e porre le basi per sfruttare a vantaggio di dipendenti e cittadini l’IA e l’IA generativa, solo facendo rete tra i diversi soggetti pubblici, agendo sull’organizzazione interna e collaborando col settore privato: “Ma dovrà essere un’IA affidabile e basata sulla sovranità del dato, col supporto delle soluzioni di cybersicurezza”, sottolinea Alessandro Fontana, Country Manager Italia, Trend Micro Italia

26 Giugno 2024

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Patrizia Licata

Giornalista

Foto di César Couto su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/fotografia-di-gocce-dacqua-eIDXdlfelVE


Mentre la tecnologia evolve e porta sulla scena la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, la pubblica amministrazione italiana si trova – di nuovo – a dover mettere il turbo alla sua trasformazione digitale. Le classifiche internazionali non ci premiano: l’Italia si posiziona al 19° posto nell’edizione 2023 del Digital Government Index dell’Ocse, che valuta gli sforzi compiuti dai governi per creare le basi per una trasformazione digitale del settore pubblico incentrata sulle persone. A pesare sulle performance dell’Italia è, in particolare, l’indice che misura la maturità data-driven della nostra PA; non stupisce, dunque, che nel dibattito su “L’impatto delle nuove rivoluzioni tecnologiche sulle organizzazioni pubbliche”, tenutosi nell’ambito dello scorso FORUM PA 2024, molti interlocutori abbiano sottolineato che la PA non è pienamente pronta alla rivoluzione dei dati e dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, gli enti stanno evolvendo e colmando il ritardo, trainati dalle PA più virtuose. Il prossimo passo è fare rete e mettere a frutto la collaborazione col settore privato.

“Molti servizi della PA sono già migliorati sfruttando l’intelligenza artificiale, ma per il salto di qualità occorre fare sistema e affinare le competenze digitali. Per questo è così rilevante la formazione”, ha affermato Alessandro Fontana, Country Manager, Trend Micro Italia, dal palco di FORUM PA 2024 nel corso del panel  dedicato al confronto sugli impatti che le ultime tecnologie hanno sulle organizzazioni. “L’IA produce grandi benefici, ma il punto è in che modo sappiamo lavorare con l’IA e utilizzareare i prodotti che la incorporano, e come portare beneficio agli utenti finali”.

La PA e l’intelligenza artificiale: una discontinuità positiva

L’intelligenza artificiale rappresenta una discontinuità profonda nell’evoluzione digitale, paragonabile all’avvento di Internet negli Anni ‘90, ha sottolineato Andrea Rangone, presidente di Digital360, di cui FPA fa parte, e professore del Politecnico di Milano. “Non è necessariamente banale da usare, ma è aperta a tutti e promette una democratizzazione del digitale di cui l’Italia ha bisogno”, ha affermato Rangone. “È un’opportunità da cogliere per la pubblica amministrazione, perché aiuta a mettere a frutto la grande mole di dati che le PA possiedono per generare efficienza e personalizzazione”.

Un altro elemento centrale per permettere alla PA di cogliere le nuove sfide della trasformazione digitale è lo snellimento della sua organizzazione interna. Una PA meno burocratica nel suo stesso funzionamento, con meno procedure e più progetti.

“La PA deve diventare sicuramente più veloce e snella”, ha evidenziato Fontana di Trend Micro. “Questo permetterà anche di gestire l’impatto sui posti di lavoro, perché, se è vero che alcune mansioni saranno sostituite dall’automazione, al tempo stesso si creeranno nuove opportunità che la PA deve saper cogliere”.

Il rinnovamento della PA dipende dalle persone

L’introduzione dell’IA negli enti pubblici, dunque, può generare benefici in termini di efficienza operativa, produttività individuale e miglioramento del servizio al cittadino, ma deve essere guidata da processi di governance e associarsi a una nuova mentalità. Assumere i giovani è fondamentale: le amministrazioni devono saper attrarre candidati nativi digitali, che hanno familiarità con le tecnologie e con nuovi modi di pensare e agire all’interno di un’organizzazione.

“LA PA deve avere un ruolo propulsore sullo sviluppo del capitale umano e delle competenze digitali”, ha evidenziato Ester Rotoli, Direttrice Centrale della Direzione Organizzazione Digitale, INAIL.

Questo impulso aiuterebbe a colmare un altro gap italiano: solo il 46% della popolazione possiede competenze digitali di base, ha svelato il primo Rapporto sullo Stato del Decennio Digitale della Commissione europea. Abbiamo anche solo l’1,5% di laureati ICT, il che rende più difficile integrare le nuove tecnologie nei servizi pubblici.

Le solide basi dell’IA: governance e cybersicurezza

“Un’adeguata governance e un’attività di change management interna sono il primo passo per portare l’IA nella Pubblica Amministrazione, valutandone benefici e rischi e concentrandosi sugli usi concreti”, ha ribadito Daniela Ceccato, Dirigente Servizio ICT e Trasformazione Digitale, Provincia Autonoma di Trento.

È importante anche “lavorare con fornitori e integratori che danno fiducia alle amministrazioni, in una collaborazione pubblico-privato di cui le convenzioni Consip sono un ottimo esempio”, ha dichiarato Fontana di Trend Micro. “Ma anche le soluzioni tecnologiche devono essere affidabili e rispettare la sovranità del dato: nell’IA questo è un requisito irrinunciabile. Noi di Trend Micro non solo abbiamo strumenti di intelligence a analisi potenziati dall’IA che permettono una difesa più veloce e proattiva dalle minacce, anche con meccanismi predittivi, ma usiamo i nostri strumenti di cybersicurezza per analizzare i prodotti IA implementati e proteggere il cittadino: anche questo fa parte della nostra offerta per la PA”.

Mentre si prepara alle nuove rivoluzioni tecnologiche, la PA non deve infatti dimenticare che, prima di arrivare a progetti di IA e IA Generativa, c’è un percorso evolutivo che passa dalle tecnologie fondamentali, tra cui quelle per la cybersicurezza. In Italia il settore governativo-militare è il più bersagliato dagli attacchi, con il 19% degli incidenti censiti (+50% rispetto al 2022), ha evidenziato l’ultimo Rapporto Clusit.

E poi ci sono gli strumenti per l’automazione dei processi e l’utilizzo dei dati, che portano verso quella essenziale maturità data-driven che aiuta le PA a “fare sistema”, dà valore all’enorme patrimonio di informazioni a vantaggio dei dipendenti e degli utenti e getta le robuste basi per le applicazioni di intelligenza artificiale.

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