Datacenter e cloud, leve per una Italia digitale: facciamo il punto

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Ma quale è lo stato attuale del sistema Italia proprio in riferimento al Cloud e i Dati Center? Come si intrecciano le nuove tecnologie e le nuove piattaforme con la Digitalizzazione della P.A. e con gli investimenti dei privati sul nostro territorio? Il quadro, della FUB

12 Luglio 2016

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Luca Rea, Fondazione Ugo Bordoni

Assistiamo oggi ad una serie di iniziative Comunitarie e Nazionali volte a stimolare l’uso del Cloud e conseguentemente il numero Data Center per ospitare i noi servizi centralizzati; il recente documento della Commissione Europea (datato aprile 2016), riporta precise indicazioni sia sui benefici del cloud all’interno del Single Digital Market, sia sull’opportunità di accedere a fondi strutturali ad incentivo di investimenti che vanno in questa direzione.

Ma quale è lo stato attuale del sistema Italia proprio in riferimento al Cloud e i Dati Center? Come si intrecciano le nuove tecnologie e le nuove piattaforme con la Digitalizzazione della P.A. e con gli investimenti dei privati sul nostro territorio?

Oggi assistiamo ad una rivoluzione globale, all’interno della quale i nuovi servizi, sempre più pervasivi, si prestano a raccogliere e condividere una mole di dati in continua crescita e sempre più diversificati; ogni ambito della nostra vita quotidiana produce dei dati che vengono sfruttati per caratterizzare i nostri comportamenti, o per caratterizzare l’ambiente che ci circonda.

Secondo l’ultimo rapporto CISCO (Cisco Visual Index) la mole dei dati prodotti da applicazioni (per il solo traffico mobile) cresce di circa 30 ExaByte (30 Trilioni di Byte) l’anno con una forte spinta derivante dai paesi Asiatici; per il solo traffico video, al 2020, sarebbero necessari 5 milioni di anni di un uomo per visualizzare tutti i contenuti presenti nella rete.

La produzione e lo scambio di dati interessa anche le comunicazioni tra dispositivi, “Internet delle cose”, in cui vengono archiviate e trasmesse informazioni relative a monitoraggio, controllo e tracciamento. Nel primo caso, quello legato alla sfera umana, i dati vengono raccolti a scopi commerciali, medici, diagnostici, logistici per lo studio delle abitudini di consumo, nel secondo per avere un controllo sempre più dettagliato dell’ambiente che ci circonda; ciò che accomuna questi dati è il numero che è sempre in forte ascesa. Dunque dalla grande quantità di dati origina la necessità di allestire luoghi attrezzati dove ospitarli (Data Center) ed elaborarli (Cloud), e non da ultimo la necessita di trasmetterli e di disporne in modo ubiquo da qualsiasi piattaforma tecnologica o rete che sia in grado di connettere uomini e dispositivi (5G).

Il paradigma internet dunque, da mero veicolo per lo scambio ed il trasporto delle informazioni tra due punti terminali (end-point) diventa esso stesso il luogo delle informazioni. Un cambiamento epocale che segna l’avvento, ormai in piena espansione, di un modo diverso di immaginare e vivere la rete. Nel nuovo continente, i giganti di Internet, gli OTT (Over The Top), guidano la rivoluzione, adeguando le proprie piattaforme software, e soprattutto hardware, alla nuova trasformazione. La proliferazione di nuovi data center nel Nord America non fa più notizia; ma come si sta adeguando l’Europa? Come in particolare l’Italia?

Il sistema Italia fa fatica ad adeguarsi ai tempi che cambiano velocemente, e se la pubblica amministrazione ha stentato nell’individuare un percorso certo di ammodernamento delle infrastrutture e dei servizi, il settore privato non è da meno. I grandi Data Center infatti nascono nei luoghi dove le condizioni sono più vantaggiose; in primis dove è presente la domanda, poi l’opportunità economica, e da ultimo, ma non per importanza, la posizione strategica intesa in termini di infrastrutture e di raggiungibilità.

Per quanto concerne la domanda, l’Italia non brilla nelle classifiche; la penetrazione della banda larga infatti si attesta su cifre che interessano ancora meno del 50% della popolazione, e la copertura in banda Larga e Ultralarga, sebbene abbia compiuto passi importanti nell’ultimo anno, rimane il grosso ostacolo per la nascita e per l’erogazione di nuovi servizi digitali. La spinta propulsiva potrebbe essere avviata proprio dalle PP.AA. , ma è un processo ancora troppo lento sebbene i recenti sforzi vadano in questa direzione.

Il recente assetto normativo, e i nuovi strumenti disponibili (aggiudicazione del bando SPC Cloud) lasciano dunque bene sperare per il futuro, ma il lavoro da fare è ancora tanto. In particolare sarebbe opportuno attrarre sul nostro territorio i grandi investimenti dei privati favorendo un clima di “opportunità economica”; tale opportunità è tipicamente legata a logiche di incentivo. Nel caso Italiano, non molto diverso dal resto d’Europa, gli operatori di Data Center, gli OTT o i proprietari di grandi CDN (Content Delivery Networks), non godono di regimi fiscali agevolati tali da incentivare la realizzazione di nuove infrastrutture per dati. Qualche segnale tuttavia si comincia a percepire; è il caso ad esempio di IBM, che ha avviato la costruzione di un nuovo data center in Lombardia, o di Apple che ha avviato la realizzazione di un centro di ricerca e sviluppo in Campania.

Ciò che invece pone l’Italia in una situazione di avanguardia e di vantaggio, è la sua particolare geografia al centro del mediterraneo; la posizione infatti risulta strategica per l’interscambio del traffico internet che deriva dalle ormai consolidate economie asiatiche e dalle sempre più floride realtà ICT nord americane.

Dunque l’Italia crocevia di informazioni che consente lo scambio del traffico tra i poli industrializzati del mondo; l’Europa, il Nord America e l’Asia.

Abbiamo infatti assistito di recente alla costituzione di nuovi punti di interscambio in Sicilia che candidano il nostro Paese ad essere l’approdo più naturale per lo scambio del traffico Internet di tipo Intercontinentale. In questo caso sia consorsi privati, NaMeX e ToPIX che espandono i punti di intercambio nei pressi di Palermo, il MiX di Milano con il progetto OHM (Open HUB Med), che la stessa TIM con il nuovo Sicily HUB, danno spazio all’opportunità di crescita del nostro paese proprio in questo settore, aprendo la porta di Internet di Asia e Africa verso Europa. La crescita del numero dei Data Center per le funzioni di caching di queste grandi realtà potrebbe essere strategico oltre che di buon auspicio per la nostra economia.

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