Digital Decade Report 2024: UE e Italia a confronto sul digitale

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Per raggiungere gli obiettivi e traguardi digitali fissati dall’UE al 2030 occorrono ancora molti sforzi da parte dei Paesi membri. Lo sottolinea il “Report on the state of the Digital Decade”, rapporto che ha sostituito il DESI e di cui è da poco uscita la seconda edizione. E l’Italia come si colloca? Come per le edizioni precedenti, dimostra buone performance in ambito servizi pubblici digitali, infrastrutture digitali e digitalizzazione base delle PMI, mentre fatica ancora ad ingranare in campi come la diffusione delle competenze digitali di base e l’adozione di tecnologie avanzate da parte delle imprese

1 Agosto 2024

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Astrid Finocchiaro

Junior Content Specialist FPA

Foto di Annie Spratt su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/donna-che-naviga-su-internet-g9KFpAfQ5bc

È stato pubblicato a luglio 2024 il secondo “Report on the state of the Digital Decade”, rapporto che da due anni ha sostituito il DESI (Digital Economy and Society Index) e che presenta una panoramica ed un monitoraggio dei principali progressi sugli obiettivi e traguardi digitali per il 2030. Come per gli anni precedenti, la situazione italiana risulta essere ancora ambivalente con buone performance in ambito servizi pubblici digitali (in particolare in tema di e-health e servizi online per le imprese), infrastrutture digitali e digitalizzazione base delle PMI, mentre fatica ancora ad ingranare in campi come la diffusione delle competenze digitali di base e l’adozione di tecnologie avanzate da parte delle imprese.

Come segnalato nel Comunicato stampa di presentazione, le ambizioni dell’UE sembrano non trovare riscontro tra i Paesi membri che dimostrano di non aver compiuto abbastanza sforzi. La relazione di quest’anno sprona dunque gli Stati a rafforzare l’azione in materia digitale, di servizi, competenze e imprese per creare una coesione sociale dell’UE, soprattutto attraverso nuovi finanziamenti sia a livello europeo e sia a livello nazionale.

Il Digital Decade Report 2024

Di fronte alle innumerevoli sfide connesse alla trasformazione digitale, il Digital Decade Report punta a creare dei valori di base a livello europeo per guidare tutte le azioni necessarie all’avanzamento del campo digitale. L’obiettivo principale è riuscire a garantire a tutte le persone la funzionalità delle nuove tecnologie grazie anche  al Digital Decade Policy Programme (DDPP), il Programma di Politica composto da quattro aree (connettività, competenze digitali, imprese digitali e servizi pubblici digitali) funzionali a quattro scopi principali:

  1. Aumentare le competenze digitali della popolazione
  2. Creare infrastrutture digitali sostenibili e più sicure
  3. Incentivare la trasformazione digitale delle imprese
  4. Spingere verso una costante digitalizzazione dei servizi pubblici

Questo è inoltre il primo anno in cui gli Stati Membri presentano delle tabelle di marcia nazionali con le azioni programmate per raggiungere gli obiettivi 2030. A seguito però delle carenze riscontrate sugli obiettivi, la Commissione ha chiesto agli Stati di adeguare tali tabelle entro il 2 dicembre 2024, in special modo sul fronte sicurezza informatica, connettività, sostenibilità, cloud.

Il contesto italiano

Il Report Paese 2024 descrive l’Italia come un “potenziale inespresso” che sta dimostrando ambizione nel raggiungimento degli obiettivi, continuando a muoversi in direzione dei progressi ottenuti nel 2023 sull’e-government, in particolare sui servizi digitali nel settore salute (soprattutto grazie al percorso di diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico) e per le imprese, nonché sullo sviluppo delle reti di connessione. Nonostante ciò, il Paese risulta essere ancora carente su alcuni campi come le competenze e le nuove tecnologie avanzate, tra cui gli strumenti di Intelligenza Artificiale.

Di seguito ci dedicheremo ad analizzare tre dei principali temi del Report: competenze, uso dell’IA e digitalizzazione dei servizi pubblici. Il Rapporto Paese completo è invece disponibile online.

Competenze digitali

Anche nel 2024, l’ambito delle competenze si presenta come il settore maggiormente critico, confermando il trend negativo descritto nel nostro articolo per l’anno 2023. A causa delle disparità territoriali, socio-economiche e di istruzione, l’Italia si posiziona come uno degli Stati Membri con i livelli più bassi di competenze digitali di base: solo il 45,8% della popolazione italiana ne è in possesso (quintultimo posto in Europa), con uno scarto di circa 10 punti percentuali in negativo rispetto alla media europea. Più nel dettaglio solo il “il 59% delle persone di età compresa tra i 16 e i 24 anni e il 54% di quelle di età compresa tra i 25 e i 54 anni possiede almeno le competenze digitali di base.

Per quanto riguarda i laureati in materie ICT, l’Italia rimane ancora il fanalino di coda dell’UE nonostante qualche margine di miglioramento, rendendo ancora più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di specialisti ICT 2030 a livello UE. La media sui laureati ICT in Italia rimane a 1,5 punti percentuali, ben lontani dai 4,5 dell’UE. Secondo il Report, ad aggravare la situazione del mercato delle professioni ICT in Italia è anche la scarsa attrattività delle imprese italiane.

Per superare questi ostacoli e provare a raggiungere gli obiettivi 2030, la roadmap nazionale si sta “concentrando sulle scuole, sull’aggiornamento e la riqualificazione dei lavoratori, con iniziative come il Fondo per le nuove competenze o il Syllabus delle competenze digitali, che si rivolge ai dipendenti del settore pubblico e sta dando risultati incoraggianti”. Sul fronte aziendale invece le PMI stanno ottenetendo delle agevolazioni per assumere manager dell’innovazione.

Intelligenza Artificiale

Anche per il settore dell’Intelligenza Artificiale i dati rimangono al di sotto dei livelli UE, anche per effetto della mancanza (fino ad oggi) di misure mirate, registrando un 5% di imprese che adottano tecnologie di IA rispetto all’8% dell’UE. Il dato italiano ha subito una flessione in negativo rispetto alla rilevazione precedente, in cui il dato si attestava al 6,2%. Occorre però considerare che questo trend, che sembra caratterizzare buona parte del panorama europeo, verrà presumibilmente invertito grazie alle importanti iniziative avviate a livello comunitario e nazionale in tema di diffusione dell’IA.

Se si guarda poi alla composizione delle aziende e alle loro dimensioni, sono soprattutto le PMI italiane a faticare nell’approcciarsi ai nuovi impatti dell’AI generativa, rispetto a quanto avviene nelle grandi imprese. Metà di quest’ultime (49%), infatti, “hanno iniziato a considerare il potenziale e i possibili impatti dell’IA generativa, con il 17% già impegnato in progetti, mentre solo il 7% delle PMI sta considerando potenziali applicazioni e solo il 2% le sta avviando”. La formazione dei ricercatori in campo IA sta facendo dei progressi, grazie all’attivazione di borse di dottorato sul tema e nuovi finanziamenti (+25%), ma risulta bassa l’attrattività verso i nuovi talenti.  Con la nuova Strategia italiana sull’intelligenza artificiale 2024-2026, da poco pubblicata, si cercherà dunque di arginare le difficoltà riscontrate al fine di incentivare uno sviluppo più competitivo dell’Italia in ambito IA sia per le imprese che per la ricerca.

Digitalizzazione dei servizi pubblici

Il tema della digitalizzazione dei servizi pubblici è da sempre considerato centrale nelle strategie nazionali di innovazione. Non a caso, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da importanti finanziamenti dedicati al tema in ambito PNRR: risorse che inizieranno a produrre i loro risultati nei prossimi mesi. Nel frattempo, secondo il Report, l’Italia conferma i miglioramenti già registrati negli scorsi anni in termini di offerta di servizi online, con un incremento dello 0,5% per i servizi pubblici digitali al cittadino (si passa dal 67,9% del 2023 al 68,3% del 2024), mentre per i servizi dedicati alle imprese si registra una crescita del 2,1% (dal 74,7% del 2023 al 76,3% nel 2024). Nonostante questi risultati, i punteggi registrati dalla PA italiana rimangono inferiori alla media europea, che vede rispettivamente un 79,4% per i servizi al cittadino e un 85,4% per i servizi alle imprese.

Presenta un trend positivo anche l’ambito sanità con un punteggio di 83 su 100 nel 2023 su e-Health superando così la media europea di 79/100, grazie soprattutto alla diffusione più capillare delle cartelle cliniche elettroniche.

In termini di domanda, l’utilizzo dei servizi e-gov da parte dei cittadini si è invece sensibilmente ridotto, dopo l’impetuosa crescita registrata nel 2023 (si era passati dal 40% nell’ultima rilevazione DESI del 2022 al 76,26% del Digital Decade Report 2023). Nel 2024, il dato si attesta al 68,53%, a fronte di una media europea del 75%.

In ogni caso, la Commissione evidenzia l’importanza di strumenti quali SPID e CIE, sempre più diffusi nel Paese, che vedono già nel 2023 un numero totale di SPID attivi di oltre 37 milioni, rispetto ai 34 milioni del 2022, e il numero totale di CIE attestato a 39 milioni. A questi si aggiunge l’avvio dell’IT Wallet, utile a facilitare l’accesso ai servizi digitali pubblici e creare un portafoglio unico di documenti. Si tratta di un progetto che l’Italia intende sviluppare prima dell’introduzione del Portafoglio di identità digitale dell’UE, prevista per il 2026.

Il Report riconosce inoltre come l’Italia si stia impegnando nel superamento del digital divide, proponendo iniziative sul territorio di inclusione ed alfabetizzazione digitale, come nel caso dei centri di facilitazione digitale. Il Report segnala infatti come “l’83% degli italiani riconosce l’importanza delle tecnologie digitali per accedere ai servizi pubblici e l’81% per connettersi con amici e familiari, evidenziando un forte apprezzamento per i progressi digitali”.

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