“Dimmi dove sei e ti dirò…” Quali opportunità dal social check in?
In occasione del convegno "E-Government, e-Democracy" dell’8 ottobre scorso, FORUM PA ha chiesto ai partecipanti di fare il check-in dell’evento e commentare il convegno in diretta. Com’è andata? E quali sono le prospettive per un utilizzo dei servizi di geo-referenziazione come servizi di pubblica utilità? Lo abbiamo chiesto a Gino Micacchi, Fondatore, CTO e Business Development Manager di Mobnotes.
12 Ottobre 2010
Michela Stentella
Il social check-in, ovvero la possibilità di far sapere alla tua rete di contatti dove sei e cosa stai facendo, non è solo un gioco per geek, ma uno strumento che può offrire molte opportunità anche a livello professionale. Ne sono convinti i fondatori e gestori di Mobnotes, un servizio gratuito e completamente made in Italy che si fonda sulla geo-referenziazione degli utenti e sulla possibilità di commentare luoghi ed eventi, lasciando una sorta di post-it virtuali sulla mappa e creando una vera e propria guida della città gestita dagli utenti stessi.
In occasione del convegno "E-Government, e-Democracy", che si è svolto l’8 ottobre a Roma, FORUM PA ha voluto fare un primo esperimento collettivo e ha chiesto ai partecipanti di fare il check-in dell’evento, così da poter valutare e commentare il convegno in diretta e comunicare con gli altri partecipanti.
Com’è andata? E quali sono le prospettive per un utilizzo dei servizi di geo-referenziazione come servizi di pubblica utilità? Lo abbiamo chiesto a Gino Micacchi, Fondatore, CTO e Business Development Manager di Mobnotes.
Come è stato utilizzato Mobnotes in occasione del convegno ‘E-Government, e-Democracy’?
Rispetto all’uso che ne fanno di solito i nostri utenti, ovvero segnalare la propria posizione e dare giudizi sui posti che visitano, in questo caso la novità è che si è venuta a creare una vera e propria discussione intorno all’evento, gli utenti connessi e presenti sul posto hanno inserito dei commenti in real time. Per noi è stata una novità. Avevamo già fatto altre due sperimentazioni in occasione di eventi: a Milano, all’inizio di settembre, con la Social Media Week, evento organizzato in contemporanea in cinque città nel mondo, e poi a Riva del Garda con la BlogFest. L’esperienza di Milano è stata molto significativa, perché la piattaforma è stata messa veramente a dura prova: in una sola settimana ci sono stati circa 100 diversi eventi in 30 luoghi diversi della città e gli utenti hanno avuto la possibilità di utilizzare Mobnotes per consultare l’agenda degli appuntamenti, vedere dove si svolgevano gli eventi e dare una valutazione…ma soprattutto dire “sono qui!” cioè fare l’attività di check in. Il riscontro è stato ottimo, tanto è vero che subito dopo abbiamo bissato con la BlogFest: tre giorni e diversi eventi nei dintorni di Riva del Garda e anche lì abbiamo avuto un ottimo feedback. In queste due occasioni, tuttavia, il sistema è stato usato soprattutto per far sapere dove si era presenti più che per commentare, quindi un uso di localizzazione in senso più puro, anche perché gli eventi erano molto serrati come tempi e sparsi in tutta la città.
Quindi il convegno di Roma inaugura un nuovo filone di servizio?
Quella di Roma è stata per noi una prima esperienza come servizio di pubblica utilità. Mobnotes nasce con l’obiettivo di mettere in contatto gli utenti con le persone, gli eventi e i luoghi che sono intorno a loro e, in questo senso, non c’è solo la parte commerciale (negozi, ristoranti, etc), ma anche gli eventi culturali. Le due cose possono coniugarsi molto bene per rispondere alla domanda “cosa succede intorno a me?” ed ecco quindi il triplice focus: le persone (dove sono e cosa stanno facendo), i luoghi e gli eventi che sono per lo più di natura culturale e sociale. In quest’ultimo caso la possibilità di commentare in tempo reale è un grande valore aggiunto.
Il social check-in sembra un fenomeno in crescita e oggi, ad esempio, si parla moltissimo di Foursquare. Mobnotes è nato prima, ma non ha avuto altrettanta risonanza. Come mai?
Noi siamo partiti con l’idea di voler essere globali, ma poi ci siamo scontrati con la realtà italiana. Nel nostro Paese non è facile avere accesso al capitale di rischio, o almeno non lo è come in altri Paesi. In sostanza, non abbiamo trovato terreno fertile per avviare una competizione a livello internazionale con altri attori che sono nati nel frattempo. Alla fine ci siamo rivolti al mercato locale; del resto la nostra è un’applicazione prettamente territoriale e attualmente in Italia siamo ancora primi per numero di utenti.
Quindi come fare per restare competitivi e distinguersi da altri servizi simili che continuano a nascere?
Rispetto ad altri servizi, Mobnotes ha delle peculiarità: permette di commentare le attività di altri utenti, di incontrare persone che non si conoscono, di vedere sulla mappa i luoghi e le persone. Ma queste sono differenze funzionali, da sole non bastano per competere. Noi crediamo che il nostro valore aggiunto stia proprio nel fatto di essere una start up tutta italiana, quindi in grado di parlare e collaborare anche con le istituzioni italiane che vogliono aprirsi a questo tipo di servizio per creare un “disegno sociale” intorno ad eventi pubblici e luoghi di servizio pubblico. Noi puntiamo sulla prossimità, che può sembrare quasi un controsenso in questo tipo di realtà: ma, mentre facebook è una piattaforma globale per stare in contatto anche con persone lontane, la nostra è una piattaforma per stare in contatto con le persone e le realtà vicine. È chiaro, quindi, che il dettaglio che possiamo raggiungere noi sul territorio italiano e soprattutto nelle grandi città in cui abitiamo, viviamo e viaggiamo è molto più elevato di quello che può raggiungere un qualsiasi altro servizio che nasce oltre oceano.
Quale spazio possono avere nel nostro Paese start up come la vostra?
Come dicevo prima, in Italia non è facile avere accesso al capitale di rischio. La cosa strana è che a noi sono arrivati dei capitali, ma non da operatori del settore, bensì da un’azienda privata che fa un business completamente differente, perché lavora nell’editoria e nella distribuzione, ma ha comunque intravisto in Mobnotes qualcosa di innovativo e che potrà avere un ritorno commerciale. Certamente rimane il fatto che una start up in Italia deve confrontarsi subito con il problema della raccolta fondi. Non è pensabile, nel nostro Paese, avviare un business solo sulla carta, contattare i venture capitalist, prendere i soldi e poi svilupparlo.