e-Gov europeo in tempo di crisi. La montagna partorirà un topolino (high-tech)?
Passata un po’ in sordina, la sesta Conferenza Ministeriale dell’UE sull’eGovernment si è tenuta lo scorso mese a Poznan, Polonia. I temi in agenda erano tanti e tutti caldi, dall’open data ai servizi transfrontalieri, in un contesto comunitario in cui l’e-gov sembra non dover avere più frontiere. Cosa è emerso? Un primo dato è che non è emersa una Dichiarazione Ministeriale. Perché? Di questo e di altro ci parla Gianluca Misuraca, che è stato in quei giorni a Poznan e che segue da molto vicino le vicende dell’e-gov europeo, lavorando in qualità di Esperto Scientifico del JRC – IPTS della Commissione Europea. Pubblichiamo con piacere I suoi “Spunti di riflessione a seguito della Conferenza Ministeriale dell’UE sull’eGovernment”.
16 Dicembre 2011
Gianluca Misuraca*
Passata un po’ in sordina, la sesta Conferenza Ministeriale dell’UE sull’eGovernment si è tenuta lo scorso mese a Poznan, Polonia. I temi in agenda erano tanti e tutti caldi, dall’open data ai servizi transfrontalieri, in un contesto comunitario in cui l’e-gov sembra non dover avere più frontiere. Cosa è emerso? Un primo dato è che non è emersa una Dichiarazione Ministeriale. Perché? Di questo e di altro ci parla Gianluca Misuraca, che è stato in quei giorni a Poznan e che segue da molto vicino le vicende dell’e-gov europeo, lavorando in qualità di Esperto Scientifico del JRC – IPTS della Commissione Europea. Pubblichiamo con piacere I suoi “Spunti di riflessione a seguito della Conferenza Ministeriale dell’UE sull’eGovernment”.
Servizi e-Government ‘senza frontiere’ per gli europei, Poznan, 17 -18 novembre 2011
Il 17 e 18 novembre 2011 a Poznan, in Polonia, si è svolta la sesta Conferenza Ministeriale sull’eGovernment, organizzata dalla presidenza di turno dell’Unione Europea in collaborazione con la Commissione Europea.
La Conferenza Ministeriale di quest’anno segue una tradizione consolidata iniziata nel 2001 a Bruxelles, e che ha visto eventi e decisioni importanti susseguirsi durante il corso del decennio, da Como nel 2003 a Manchester nel 2005, passando per Lisbona nel 2007 e Malmö nel 2009. La conferenza, un evento centrale durante la presidenza polacca, ha attirato circa 900 partecipanti da tutto il mondo, inclusi i ministri competenti degli Stati membri dell’Unione Europea, funzionari di amministrazioni nazionali, regionali e locali, rappresentanti dell’industria, della società civile del mondo accademico ed esperti coinvolti a vario titolo nello sviluppo dell’eGovernment.
Durante i due giorni della conferenza intitolata significativamente "Servizi e-Government ‘senza frontiere’ per gli europei", si sono tenute tre sedute plenaria e quindici sessioni parallele che hanno affrontato i seguenti temi:
- le questioni attinenti allo sviluppo dei servizi di governo elettronico, con particolare attenzione agli aspetti sociali ed economici a essi connessi;
- le strategie di interoperabilità per raggiungere l’ampia disponibilità di servizi eGovernment negli Stati membri della UE per tutti i cittadini e le imprese;
- la preoccupazione per questioni riguardanti l’impatto dei servizi eGovernment, ivi compresa l’inclusione sociale, la responsabilizzazione degli utenti e il controllo sulla qualità.
Durante la conferenza è stata organizzata anche un’esposizione che ha messo in evidenza i più recenti progressi europei nel settore dell’e-Government a livello nazionale ed europeo. Ogni Stato membro ha presentato tre casi di buone pratiche implementati. Lo stand espositivo della Commissione Europea ha ospitato i cosiddetti ‘Progetti pilota di grande scala‘ (Large Scale Pilot Projects).
Dichiarazione ministeriale e premi alle buone pratiche, i grandi assenti
La conferenza ministeriale di quest’anno tuttavia, a giudizio di alcuni partecipanti, è sembrata essere un po’ sottotono rispetto alle edizioni precedenti. Ad esempio, non si è svolta la tradizionale cerimonia dei ‘Best Practice Awards”, che sebbene talvolta possano apparire discutibili per quanto riguarda l’effettiva rappresentatività del panorama europeo e la metodologia di selezione dei casi di successo, ha rappresentato uno strumento importante nel passato per definire l’identità della comunità operante nell’eGovernment. Ma un segno ancora più evidente dell’austerità della conferenza sembra essere stata l‘assenza di una Dichiarazione Ministeriale conclusiva, che nelle precedenti occasioni ha servito da stimolo per il lancio e rilancio a più riprese della visione comune per il Governo Elettronico come elemento fondamentale della costruzione della Società dell’Informazione Europea.
L’assenza di una Dichiarazione ministeriale può forse essere giustificata dal fatto che la Dichiarazione di Malmö del Novembre 2009 ha posto traguardi ambiziosi in vista di una ‘eUnion’ (Unione Europea Elettronica) ed è servita come spinta propulsiva alla definizione della Agenda Digitale per l’Europa approvata nel maggio del 2010 nel contesto della nuova strategia Europa 2020, ponendo le basi anche per la successiva approvazione del Piano di Azione Europeo per l’eGovernment 2011-2015, presentato durante la conferenza sul ‘Governo Aperto‘ organizzata dalla presidenza Belga della Unione Europea a Bruxelles nel Dicembre 2010.[1].
Il rischio di partorire un "high tech mouse"
Tuttavia, se da un lato sembra pacifico che non si possa pretendere di ‘reinventare l’eGovernment’ ogni anno, e che forse tale sobrietà vada relazionata anche con la crisi economica attuale e alla generalizzata contestazione della capacità istituzionale dei governi europei di trovare una soluzione comune, va comunque sottolineato che proprio la promessa dell’eGovernment di contribuire a migliorare l’efficienza e l’efficacia del settore pubblico e generare impatti socio-economici positivi avrebbe potuto essere valorizzata maggiormente, soprattutto in linea con il leit motiv del Piano di Azione Europeo per l’eGovernment ‘doing more with less‘ (fare di più con meno).
D’altro lato la stessa visione europea di un Governo Elettronico senza confini rischia di rimanere un messaggio ‘in the air’ se non continuamente rafforzato ai livelli politici più alti. Se al principio del secolo si poteva motivare l’assenza di benefici immediati con la giustificazione che gli investimenti in Tecnologie della Comunicazione e dell’Informazione hanno ritorni a medio e lungo termine, a dieci anni di distanza è ora di raccogliere i frutti di quanto seminato, valutare gli impatti, imparando dai casi di successo ma anche dai fallimenti e avere il coraggio di cambiare marcia se necessario, e specie considerando il rapido progresso tecnologico e sociale cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Ancora una volta il rischio è che la ‘torre di avorio sull’alto della montagna’ produca il proverbiale topolino… anche se questa volta magari sarà un ‘high-tech mouse’.
Un focus sul futuro dell’eGovernment e della Società dell’Informazione
In definitiva, la questione essenziale cui si è cercato di dare almeno una pista per la soluzione è quale sarà il futuro dell’eGovernment?
A tale proposito, l’Unità Società dell’Informazione dell’Istituto per gli Studi sulla Prospettiva Tecnologica del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea ha contribuito all’organizzazione della sessione sugli ‘Scenari sul futuro dell’eGovernment e della Società dell’Informazione’.
Durante questa sessione, differenti visioni di modelli di ‘governance’ per la Società dell”Informazione del futuro e varie politiche di eGovernment per realizzarli sono state discusse. Poiché l’identificazione di nuovi modelli di governance e scenari innovativi basati sulle tecnologie emergenti sono cruciali per l’impostazione della direzione strategica da seguire per gli sviluppi delle politiche di eGovernment, i risultati dell’azione di sostegno del Settimo Programma Quadro di Ricerca "CROSSROAD – A participative roadmap on Electronic Governance and Policy Modelling" ha costituito la base per la discussione.
David Broster, Capo dell’Unità Società dell’Informazione presso il CCR-IPTS ha partecipato alla sessione con una presentazione intitolata ‘Digital Governance Tomorrow: Extrapolation or Discontinuity? Establishing a Dialogue on Identity and Behaviours in a Digital Society‘. Gli altri interventi della sessione sono stati da parte di Samia Melhem della Banca Mondiale e di Pierre Rossel dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna in Svizzera. In particolare, il keynote di David Broster ha messo in evidenza possibili scenari che le tecnologie emergenti potranno delineare nel futuro, supportando la nascita di nuovi modelli di gestione e di ‘modellizzazione’ delle politiche per una Europa Digitale all’orizzonte 2030.
Gli scenari disegnati come parte del progetto CROSSROAD[2] sono stati poi completati con la presentazione dei risultati principali della inchiesta paneuropea sull’identità digitale recentemente condotta dalla Commissione Europea, ed in cui il CCR-IPTS ha giocato un ruolo cruciale. I risultati di tale indagine sulle ‘percezioni dei cittadini europei sull’identità digitale nella Società dell’Informazione di oggi’ sono poi stati confrontati con le potenziali ‘forme’ che il governo digitale potrebbe assumere nel futuro. In tal modo sono state evidenziate le sfide che bisogna affrontare per colmare le lacune della situazione attuale caratterizzata – in termini generali – dall’assenza di un dialogo ‘mediato dalle tecnologie’ tra cittadini e governi, come risulta evidente dai movimenti e rivolteche stanno emergendo nel mondo, sia reale che virtuale.
David Broster ha infine concluso con alcune riflessioni sulle potenzialità dei social media per rafforzare il coinvolgimento dei cittadini e la partecipazione attiva nella governance pubblica e nei processi decisionali.
Ci auguriamo che questi spunti di riflessione possano essere l’inizio di un nuovo modo di concepire le politiche per il Governo Elettronico e l’attuazione delle strategie per la costruzione di una società digitale europea che sia aperta, innovativa e inclusiva.
* Gianluca Misuraca è Esperto Scientifico del CCR-IPTS della Commissione Europea
(Nota Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle dell’autore e non possono in alcun modo essere considerate come espressioni di una posizione ufficiale della Commissione Europea).