e-Learning dal basso per gestire il cambiamento nella PA
Innovare è difficile, e lo è ancora di più in una struttura costruita sul rispetto della forma e spesso sclerotizzata come un ufficio pubblico. Le resistenze al cambiamento sono moltissime, da quelle più dichiarate a quelle più sotterranee, da quelle della politica a quelle dei livelli operativi.
Giovedì scorso 11 dicembre, presso l’Università di Teramo, si è svolto un incontro dal titolo “L’e-learning per l’e-government, verso una nuova partecipazione”, un’iniziativa che ha fornito una lettura interessante dell’e-learning, proponendolo come uno strumento utilissimo nei processi di change management e di innovazione della PA, adatto ad “erodere dal basso” questo tipo di resistenze. Vediamo perchè.
22 Dicembre 2008
Innovare è difficile, e lo è ancora di più in una struttura costruita sul rispetto della forma e spesso sclerotizzata come un ufficio pubblico. Le resistenze al cambiamento sono moltissime, da quelle più dichiarate a quelle più sotterranee, da quelle della politica a quelle dei livelli operativi.
Giovedì scorso 11 dicembre, presso l’Università di Teramo, si è svolto un incontro dal titolo “L’e-learning per l’e-government, verso una nuova partecipazione”, un’iniziativa che ha fornito una lettura interessante dell’e-learning, proponendolo come uno strumento utilissimo nei processi di change management e di innovazione della PA, adatto ad “erodere dal basso” questo tipo di resistenze. Vediamo perchè.
Visto dal lato delle Pubbliche amministrazioni l’e-learning è sempre stato il “parente povero” dell’e-government, quello su cui si sono investiti meno soldi, meno risorse, meno aspettative. L’immaterialità che contraddistingue i corsi a distanza, in una società ancora molto poco digitale, suscita, infatti, molte insicurezze da parte dei referenti amministrativi che li percepiscono, spesso, con il timore di un investimento al buio. Il vero nodo della questione è, invece, che l’e-learning è uno strumento complesso, di solito sottovalutato, affrontato con poca competenza o completamente demandato ad un fornitore esterno.
“Eppure – ci spiega Mauro Sandrini, curatore dell’evento e responsabile del centro per l’e-learning dell’Università di Teramo – l’esperienza ci mostra come interi processi di riorganizzazione di strutture complesse siano nati da piccole iniziative di formazione a distanza ben pensate e ben organizzate.”
Come è possibile questa discrepanza?
Il vizio della visione “classica” dell’e-learning deriva dall’eccessiva importanza che, generalmente, si attribuisce alla tecnologia, tanto da farla diventare il fine stesso dell’iniziativa e non il mezzo per raggiungere un fine più importante, ossia la formazione. La vera forza dell’e-learning, invece sta nel permettere di imparare facendo, di apprendere ciò che veramente serve.
Dato che un esempio concreto è più illuminante di mille teorie, Sandrini ci porta, a testimonianza di questa modalità innovativa di approccio al tema della formazione a distanza, una tra le esperienze presentate durante il convegno: i corsi on line per la gestione documentale della Provincia di Teramo.
Nata quasi per caso, la collaborazione tra l’amministrazione provinciale e l’Università di Teramo si è concretizzata in un’azione di tutoraggio ed assistenza nei rapporti con un fornitore esterno di contenuti formativi on line. “In pratica – spiega Sandrini – il nostro supporto, pur se in maniera non contrattualizzata, né strettamente sistematica, ha fatto sì che l’amministrazione potesse confrontarsi in maniera competente col fornitore”.
L’accordo tra Università e Provincia è culminato in una “certificazione” con la quale l’Università si è fatta garante del fatto che il corso proposto dal fornitore equivale ad un totale definito di ore (quindici) di formazione tradizionale in aula. “Ad un occhio non esperto delle dinamiche del pubblico, questo potrebbe sembrare un successo da poco, ma le garantisco – sottolinea Sandrini – che si tratta di una specie di rivoluzione”.
Interessante anche l’approccio utilizzato dall’amministrazione. In 4 casi su cinque, infatti, i docenti dei corsi non sono stati formatori di professione, ma dipendenti stessi dell’amministrazione che avevano acquisito una certa dimestichezza con lo strumento. “Potremmo definirlo una sorta di e-learning dal basso che ha generato un «effetto valanga» in termini di interesse e di commenti positivi che ci ha lasciato stupiti.”
Quando chiediamo cosa voglia dire «effetto valanga» in una PA, Sandrini continua: “I dipendenti si sono trovati ad imparare qualcosa che è stato valutato utile dai propri colleghi, ossia da persone che fanno il loro stesso lavoro e che si scontrano ogni giorno con le stesse difficoltà. Un piccolo corso di nicchia con poche risorse, che ha davvero insegnato qualche cosa ed ha generato una specie di corsa all’emulazione da parte di colleghi e di utenti di altre funzioni cominciando a creare cultura”. Questa esperienza ha trasformato, così, un gruppo di persone abbastanza eterogeneo e legato ad un interesse di massima per l’argomento, in un team di una dinamicità non prevista, innescando, all’interno dell’amministrazione, le dinamiche tipiche delle reti sociali e delle comunità di pratica. “Da zero, questo gruppo si sta dimostrando in grado di smuovere gli equilibri interni. In pratica un’amministrazione locale, fino a poco tempo fa abbastanza fredda su questi temi, oggi si appresta a costituire un competence center sulla gestione documentale. E questa è solo una delle tante esperienze presentate al convegno!”
Fino a che non si capirà che l’e-learning non è utile in sé, o in quanto fa risparmiare carta, ma che è utile perché permette alle persone di apprendere meglio, non si sfrutteranno a pieno le potenzialità di uno strumento che, come abbiamo visto, può essere dirompente quando ben adoperato. Dirompente perché penetra nel vissuto delle persone, nel quotidiano lavorativo, nei problemi reali.
Una metodologia bottom-up che, partendo da interventi microscopici che non impattano sull’organizzazione, né in termini di risorse né di «fastidio», arriva a creare una massa critica in grado di aggirare o affrontare apertamente le resistenze al cambiamento tipiche di ogni organizzazione strutturata.
Un altro elemento importante, proposto durante il convegno, è la costruzione del network elgov che mira a standardizzare l’approccio utilizzato dall’Università di Teramo con la Provincia e proporre i centri universitari di e-learning, non solo come riferimento per le attività di didattica, ma soprattutto come supporto strategico-consulenziale per le amministrazioni del territorio. Un ruolo fondamentale specie per le piccole amministrazioni che, per scarsa competenza o esperienza, quando avviano un processo di innovazione, finiscono spesso per affidarsi completamente ai fornitori privati. “Tuttavia – chiude Sandrini – non tutte le Università sono pronte per questo nuovo ruolo e, anzi, molte continuano a considerare il centro per l’e-learning come il sostituto veloce dell’ufficio fotocopie (che è quello che nelle Università distribuisce le dispense del professore), riducendone al minimo il suo impatto sull’organizzazione. Quello che vorremmo fare è cercare un network in grado di produrre conoscenza sull’e-learning e la visione che proponiamo con la rete elgov è quella dell’e-learning come cornice all’interno della quale può avvenire il cambiamento organizzativo”.