E tu, ci credi a un sito web delle PA da “Mai più not found”?

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Un sito web dovrebbe essere accessibile a tutti, in qualunque condizione. Dovrebbe essere semplice da navigare, intuitivo e gradevole. Ma diciamoci la verità: quante volte usciamo da un sito dopo solo 3 secondi di navigazione? Quante volte ci ritroviamo di fronte a giungle di pagine, che per trovare un’informazione non basterebbe stilare una domanda in carta bollata? Tante, troppe.

Parliamone.

29 Maggio 2014

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Valentina Falcinelli*

Un sito web dovrebbe essere accessibile a tutti, in qualunque condizione. Dovrebbe essere semplice da navigare, intuitivo e gradevole. Ma diciamoci la verità: quante volte usciamo da un sito dopo solo 3 secondi di navigazione? Quante volte ci ritroviamo di fronte a giungle di pagine, che per trovare un’informazione non basterebbe stilare una domanda in carta bollata? Tante, troppe.

Parliamone.

E lo abbiamo fatto; ne abbiamo parlato oggi, al FORUM PA 2014. Durante l’interessante speech “Mai più not found! L’usabilità a basso costo per i siti web delle PA” sono stati toccati diversi temi connessi all’usabilità web. Per esempio, si è parlato del protocollo eGLU 2.0, realizzato dai componenti del Gruppo di Lavoro per l’Usabilità (GLU), coordinati da Simone Borsci e Maurizio Boscarol. Il protocollo eGLU 2.0 è uno strumento che fornisce le linee guida, con indicazioni operative, per migliorare l’usabilità dei siti web delle PA, contribuendo così “alla costruzione di un’amministrazione digitale aperta, competente e centrata sull’utente”. Se la parola “protocollo” di solito fa tremare le vene nei polsi, c’è da dire che stavolta fa esclamare qualcosa che suona come un “Era ora!”. Era ora, sì. Era ora che anche la Pubblica Amministrazione prendesse il toro per le corna – e con toro mi riferisco al problema della scarsa usabilità delle sue pagine web. Era ora che si cercasse una strada, comune e condivisa, per colmare il solco del digital divide con buone pratiche e buon senso.

Ci rendiamo conto di quanto sia importante lavorare sull’usabilità dei siti delle PA soprattutto quando emergono dati come quello rilasciato da Enrico Orsingher, della Direzione Centrale Comunicazione INPS. Orsingher, infatti, ha dichiarato che, “negli ultimi 4 mesi, il sito INPS ha avuto una media di 42 milioni di visite al mese”. Un numero di accessi impressionante, che ci dà la misura di quanto le persone siano propense a entrare in contatto con le amministrazioni tramite il web. Ma il digital divide è sempre lì, incombente, spaventoso, insidioso. Se grande è la richiesta di ricerca informazioni online, grande è anche il gap tra bisogni dei cittadini e soluzioni digitali proposte dalle PA. Semplificare la navigazione, rendere le informazioni rintracciabili con un clic o due (e non duecento) e facilitare la vita al cittadino: questi gli obiettivi raggiungibili attenendosi alle linee guida per l’usabilità. Che poi – diciamocelo – non sono diverse da quelle di un qualsiasi altro sito web.

Quando si parla di usabilità, è importante testare (“Testate, testate, testate!” cit. Emilio Simonetti, DFP), e non solo quello che riguarda l’architettura informativa e il design delle pagine. Anche i testi, con la loro qualità e leggibilità, inficiano sulla user experience. Nicola Mastidoro, responsabile del progetto Èulogos Corrige!, si raccomanda di prestare attenzione ai contenuti testuali, anche perché “l’errore ortografico abbassa la propensione dell’utente a credere nella validità di un servizio. Inoltre sul web risalta molto di più”. E io non posso che concordare.

Non crediate, comunque, che l’usabilità riguardi solo le PA. L’usabilità accomuna tutti: azienda, PA, brand internazionali e sito web di Gianni il parrucchiere, Nino il calzolaio e Maria la commerciante al dettaglio. Per citare le parole di Guerrini Iacopini, del Ministero dello Sviluppo Economico, “se non c’è usabilità non c’è accessibilità”. E quello che è emerso dallo speech “Mai più not found” è proprio la volontà di ambire – e raggiungere – la tanto agognata usabilità. Agognata dai cittadini, così come pure dalla Pubblica Amministrazione, che finalmente ha capito l’importanza di essere online e di farlo bene.

E, per i più scettici, ecco l’elenco delle PA che hanno già aderito al Protocollo di usabilità eGLU 2.0, la cui definizione e stesura è stata curata da Alessandra Cornero dell’Area eGovernment – Open Governement Formez PA:

  • Presidenza del Consiglio dei Ministri
    Dipartimento della Funzione Pubblica
    Dipartimento per gli Affari Regionali
    Dipartimento per le Politiche Europee
  • Ministero dello Sviluppo Economico
  • Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
  • Ministero degli Affari Esteri
  • Ministero dell’Interno
  • Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
  • Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare
  • Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • Corte di Conti
  • Agenzia delle Entrate
  • Agenzia per l’Italia digitale
  • INPS
  • INAIL
  • ISTAT

Come ha detto Lucio Lamberti, Assistant Professor al Politecnico di Milano, con l’usabilità #vinceremoROI. Oltre ai risparmi ingenerati da maggiore penetrazione e utilizzo, i benefici di un sito usabile sono anche quelli non economici: miglioramento dell’immagine, soddisfazione, motivazione e numero di accessi.
Da comune cittadino, prima ancora che da operatore del settore, mi auguro che PA e aziende del digital si avvicinino sempre più per qualità di progettazione e gestione dei propri siti. Perché sia davvero una digital life, la nostra, da “Mai più not found”.

E tu, ci credi a un sito web delle PA da “Mai più not found”? Io sì.

* Valentina Falcinelli
CEO e copywriter di Pennamontata
www.pennamontata.com
www.valentinafalcinelli.it

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