Ecco come organizzarsi per gli open data
La proposta organizzativa contenuta nelle Linee Guida per gli open data, in consultazione pubblica, presenta delle limitazioni se si vuole realizzare un approccio organico sul tema dei dati, inclusi quelli geografici. Ecco le evoluzioni possibili
9 Settembre 2016
Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione
La proposta organizzativa contenuta nelle Linee Guida per gli open data, in consultazione pubblica, propone, come già nelle edizioni precedenti, una definizione di ruoli e di responsabilità interessanti e anche ampie (superando la dimensione strettamente tecnica), ma presenta delle limitazioni se si vuole perseguire l’obiettivo di realizzare un approccio organico sul tema dei dati, inclusi quelli geografici.
Il documento individua così i “componenti di un possibile gruppo di lavoro orizzontale e inter-settoriale” che AgID suggerisce alle amministrazioni per “avviare e gestire a regime il processo di gestione dei dati in generale e, nello specifico, di apertura dei dati”:
- “team Open Data”- si tratta del gruppo che “promuove l’uso e la diffusione degli Open Data”. Riporta all’interno dell’amministrazione le novità inerenti il mondo dell’Open Government, media e valuta le esigenze di pubblicazione dati in base alle normative di riferimento, e ne cura la razionalizzazione rispetto agli altri processi di apertura del dato. Ha la responsabilità di pianificare e coordinare l’evoluzione continua dell’apertura dei dati nell’amministrazione, dell’infrastruttura IT a supporto e si può occupare della formazione Open Data all’interno dell’amministrazione. Le Linee Guida suggeriscono che il “manager per la transizione digitale” previsto dal nuovo testo del CAD faccia parte di questo team;
- “responsabile open data o data manager” – è il responsabile del team, e collabora con il responsabile della trasparenza;
- “responsabile della banca dati” – è il responsabile del “procedimento amministrativo che popola la specifica fonte del dato, che ne cura la qualità e il relativo aggiornamento”, e coordina un gruppo di persone che operano sulla fonte del dato;
- “referente tecnico della banca dati” – è un componente del gruppo appena citato e svolge un ruolo operativo sul “sistema gestionale afferente al dato”, e quindi cura anche “il monitoraggio dei vari connettori che a partire dalla base dati espongono il dato come Open Data”. Smista eventualmente al Referente tematico le segnalazioni che riceve sui dataset per valutarne il contenuto, prima di chiedere al Responsabile della Banca Dati l’approvazione per eventuali azioni correttive strutturali sul dataset;
- “referente tematico della banca dati” – è l’esperto di dominio che “conosce in modo approfondito l’ufficio e la storia dei dati su cui l’ufficio opera”. Cura “eventuali valutazioni di dominio o relative al significato dei dati” e riferisce al Responsabile della Banca dati la necessità di eventuali variazioni strutturali al sistema gestionale che insiste sui dati;
- “ufficio statistica”, di cui si evidenzia l’importanza di coinvolgimento del processo open data, per la promozione di nuove tipologie di dataset che si vogliono esporre e per la validazione metodologica e statistica dei dati pubblicati e delle loro visualizzazioni;
- “ufficio giuridico-amministrativo”, di cui si sottolinea l’importanza per la gestione corretta degli aspetti normativi (soprattutto in ambito di privacy) e di gestione delle licenze;
- “team comunicazione”, la cui presenza viene sottolineata per gli aspetti e le azioni di coinvolgimento dei cittadini.
Una proposta che si conferma negli anni certamente interessante, che pone in evidenza la necessità di articolazione e anche di creazione di una stretta correlazione tra team open data e organizzazione che gestisce le fonti di dati che si espongono, ma che rischia di non tener conto del nuovo contesto (apparendo anche un po’ datata) e di spingere verso un’organizzazione open data separata da quella (spesso non presente, ma auspicabile) di data management e, d’altra parte, rischia di far percepire il tema open data come tema “centralizzabile” rispetto alla gestione (articolata) dei dati.
Una possibile evoluzione (che può essere suggerita durante la consultazione) potrebbe prevedere così sui due fronti:
- la contestualizzazione dell’organizzazione nell’ambito di una struttura complessiva di data management, in cui sono trattati sia aspetti di open data che di big data, che di dati geografici, in una logica di integrazione nella gestione e nell’utilizzo dei dati, coordinata da un “data officer”, come da indicazioni di diversi studi europei e nazionali, che possa anche essere, in diverse amministrazioni, anche “geographic information manager”. Una struttura che quindi può sviluppare la cultura del dato nella propria amministrazione;
- la diffusione della cultura open data in tutte le articolazioni in cui si producono e si gestiscono dati, così che possa essere favorito quanto si auspicano le linee guida, e cioè che si realizzi un percorso graduale verso la produzione nativa di dati aperti in formato linked. L’esempio della regione Lazio con l’identificazione dei “referenti Open Data” nelle diverse strutture può essere un buon riferimento da questo punto di vista.