Enti Locali e trasparenza: un forte impulso dal terzo Piano d’azione Open Government
La totalità dei comuni italiani ha predisposto la sezione ‘trasparenza’ all’interno del proprio sito web, ma la situazione cambia e di molto, se si indaga sui contenuti e sulle modalità di pubblicazione. Il terzo Action Plan OGP italiano pone quindi tra i suoi obiettivi quello di uniformare le modalità di rappresentazione dei documenti, delle informazioni e dei dati degli enti pubblici
18 Novembre 2016
Laura Vergani, Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano
“Un
Paese più semplice, efficiente e trasparente è l’obiettivo che il governo
italiano si è dato con il ciclo di riforme iniziato nel 2014”
scrive il Ministro Madia nell’introduzione al recente Piano Open Government Italiano.
In questo senso, per rendere la PA una “casa di vetro trasparente” sono stati
recentemente mossi diversi passi: a giugno 2016 è stata approvata una
legislazione sul modello del Freedom of Information Act (FOIA), riconoscendo ai
cittadini, per la prima volta in Italia, il diritto di conoscere dati e
documenti pubblici senza dover dimostrare un interesse soggettivo. Il FOIA è
andato ad integrare quanto già disposto con il decreto legislativo n. 33/2013,
ovvero il diritto di trovare sui siti web delle amministrazioni dati e
informazioni sul perseguimento delle finalità istituzionali e sull’utilizzo
delle risorse pubbliche. Sempre nell’estate 2016 il Ministro per la
Semplificazione e la Pubblica Amministrazione ha convocato il mondo
associazionistico per proporre l’istituzione dell’Open Government Forum
italiano, strumento di partecipazione per la strutturazione e monitoraggio del
terzo Action Plan OGP italiano. Le azioni che compongono il Piano sono state
sottoposte ad una consultazione pubblica terminata il 31 agosto. Queste azioni,
da realizzarsi entro il termine del 2018, sono state aggregate secondo tre
ambiti: Trasparenza e open data; Partecipazione e accountability; Cittadinanza
digitale e innovazione. Se il Piano da un lato individua nuove iniziative da
realizzare, dall’altro intende garantire la continuità di quelle già esistenti.
Soprattutto a livello di PA Centrale, si fa riferimento ad iniziative come
OpenCoesione, Opencantieri, soldipubblici.
Per quanto attiene in particolare il tema della Trasparenza, sono state
individuate 6 azioni la prima delle quali attiene proprio all’attuazione e
monitoraggio del sopra citato FOIA, attraverso la definizione di linee guida
per l’attuazione dell’accesso civico generalizzato agli atti e ai documenti detenuti
dalla PA, al fine di orientare le amministrazioni verso la sua corretta
realizzazione di modo da renderlo strumento in grado di favorire forme diffuse
di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo
delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito
pubblico*. Strettamente connessa a questa prima iniziativa, è l’azione
denominata “Amministrazione (più) trasparente”, che si pone l’obiettivo di
elaborare linee guida per la pubblicazione dei documenti, delle informazioni e
dei dati oggetto di pubblicazione obbligatoria nella sezione «Amministrazione
trasparente» dei siti web istituzionali degli enti pubblici. Nel Piano si legge
infatti che “nonostante precisi obblighi normativi, si rileva, nelle sezioni
Amministrazione trasparente delle diverse amministrazioni, una significativa
disomogeneità nelle modalità di rappresentazione dei documenti, delle
informazioni e dei dati oggetto di pubblicazione obbligatoria che rende
complesso il compito degli addetti ai lavori e di quanti, a vario titolo
(cittadini, altre amministrazioni, controllori), intendono accedere ai dati
pubblicati nella sezione”*.
Proprio sullo stato di attuazione del decreto legislativo n. 33/2013 l’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano ha realizzato un’indagine nell’edizione 2014-15 della Ricerca, i cui risultati vengono qui riportati, per meglio comprendere quanto effettivamente risulti necessario chiarire agli enti locali obiettivi e modalità della prima importante iniziativa di apertura del patrimonio informativo pubblico avvenuta dall’inizio degli anni 2000 nel nostro Paese.
Se infatti lo strumento della Bussola della Trasparenza ci dice che ormai la totalità dei comuni italiani ha predisposto la sezione all’interno del proprio sito web, la situazione cambia e di molto, se si indaga sui contenuti, sulle modalità di pubblicazione dei medesimi, sul possesso delle competenze da parte dei comuni nell’attuare l’obbligo normativo e sulla comprensione degli obiettivi di questo istituto.
Nel 2015, a circa due anni dall’entrata in vigore del decreto (aprile 2013), gli enti rispondenti affermavano di aver assolto gli obblighi di legge con difficoltà e ritardi soprattutto da parte dei piccolissimi Comuni con meno di 5.000 abitanti, che lamentavano (73% dei rispondenti) la mancanza di competenze necessarie alla gestione della sezione trasparenza. Anche gli Enti di grandi dimensioni, con più di 25.000 abitanti, evidenziavano criticità derivanti dall’attuazione del decreto ascrivibili, per l’88% dei rispondenti, alla difficoltà di comprendere quali dati pubblicare e, per il 75%, all’organizzazione e gestione della loro raccolta. Ma quali i vantaggi percepiti dagli e nti, derivanti dalla pubblicazione di dati aperti? I rispondenti li individuavano principalmente nella costruzione della fiducia e nell’aumento della credibilità della PA, in linea, quindi, con quanto previsto dal legislatore (migliorare l’accountability per contrastare la corruzione e le inefficienze), mentre gli Enti non credevano che la liberalizzazione di informazioni costituisca un vantaggio competitivo per i territori, in ottica ad esempio di marketing territoriale (solo 6% dei rispondenti) o per favorire lo sviluppo di nuovi business (8% dei rispondenti). La mancata percezione di questo potenziale, al di là delle già citate difficoltà tecniche per i piccoli Comuni nell’adempimento di legge, emergeva chiaramente chiedendo agli Enti in quale formato stessero pubblicando i dati: l’89% rispondeva di utilizzare il formato PDF, che sicuramente non consente un facile utilizzo da parte di terzi interessati. Questo atteggiamento potrebbe essere concausa del mancato utilizzo da parte di cittadini e imprese dei dati resi disponibili dalle Amministrazioni. Le richieste di accesso fisico nel 2015 sono state infatti in numero veramente trascurabile, pochissime quelle effettuate dai cittadini (solo il 12% degli enti dice di averne ricevute), ancora meno quelle da parte delle imprese (5%), in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto dell’Europa.
Questi dati raccontano come il percorso che le amministrazioni locali devono compiere in termini di comprensione delle motivazioni, delle potenzialità e dei benefici per il territorio di una PA più inclusiva e vicina ai suoi stakeholder, sia ancora agli inizi. La combinata attuazione delle linee guida per l’attuazione dell’accesso civico (FOIA) e linee guida per la pubblicazione di informazioni nella Sezione trasparenza, risultano determinanti perché anche a livello locale si inizi a praticare il paradigma dell’Open Government: trasparenza che migliora l’accountability per contrastare la corruzione e le inefficienze creando opportunità di crescita, partecipazione per dialogare con il Territorio generando politiche pubbliche informate ed efficienti, e collaborazione, per attivare cooperazione tra PA, cittadini, imprese e organizzazioni della società civile per creare nuovi servizi attraverso processi decisionali condivisi.
*Fonte: Open Government in Italia 3° Piano d’Azione 2016-2018. http://open.gov.it/