Gianni Dominici intervista Fabio Pascali, Country manager di Veritas Technologies Italy, che mostra quanto sia necessario investire sulla digitalizzazione e sulla data driven economy, senza dimenticare la pericolosità degli attacchi informatici
28 Ottobre 2020
Redazione FPA
La pandemia ci ha fatto scoprire che investire sul salto digitale ha rappresentato l’elemento differenziale tra le aziende (pubbliche e private) che sono riuscite a mantenere la loro erogazione di servizi e quelle che si sono dovute fermare. È anche aumentata la consapevolezza della potenzialità degli strumenti tecnologici e dei benefici che scaturiscono dall’interazione tra enti; resta però sottovalutata la questione sicurezza.
In questa puntata Gianni Dominici intervista Fabio Pascali, Country Manager di Veritas Technologies Italy, azienda che si occupa di gestire e proteggere i dati.
L’intervista
Dalla sua grande esperienza sul mondo tech e dei dati, Pascali afferma che al primo posto tra i beni di un’azienda si trova il capitale umano, al secondo posto ci sono i dati.
“L’esperienza dello smartworking – dice Pascali – è importante e va capitalizzata” ma restano sul banco tante altri temi da affrontare come quello della formazione e della collaborazione tra le PA che coinvolge sia il pubblico che il privato: far parlare business e IT, far permeare il concetto che l’interazione porta benefici e che la complessità può essere superata se si sfruttano al massimo gli strumenti che la tecnologia oggi ci offre. In questo senso sembra inevitabile una forte accelerata verso un sistema cloud per la PA che non sia solo funzionante, ma che mantenga alti i livelli di affidabilità e sicurezza nel momento in cui si parla di dati che devono essere immediatamente disponibili.
Se è vero che la filiera dei dati parte dai dati grezzi che devono diventare informazione e da informazione tradursi in conoscenza per la costruzione di decisioni che abbiano un fondamento, il lavoro di Veritas Italia si colloca sicuramente nella prima area di classificazione e qualificazione di dati non strutturati, ma soprattutto nell’area trasversale della protezione del dato, come per esempio servizi di creazione di backup non modificabili e di conseguenza inattaccabili dal punto di vista informatico. Questo perché gli attacchi informatici creano un doppio danno, uno legato al freno posto all’innovazione a chi si affida al digitale e l’altro legato alla vera e propria gestione dei dati che vengono criptati e spesso diventano inutilizzabili. Per questo motivo il futuro non potrà che essere orientato alla formazione sui rischi di sicurezza e all’evoluzione dei sistemi informatici.