FORUM PA Sicurezza: come cambia il concetto di sicurezza e perché serve una risposta di “ecosistema”
La preoccupante evoluzione del contesto geopolitico internazionale e i continui e ripetuti shock di varia natura (economici, ecologici, sanitari) hanno contribuito negli ultimi anni a cambiare drasticamente la percezione della popolazione rispetto al concetto stesso di “sicurezza”. Emerge con forza la necessità di una “politica di sistema”, che non può prescindere dal supporto offerto dai nuovi paradigmi tecnologici, un imprescindibile fattore abilitante per la collaborazione tra i diversi attori coinvolti. Da queste riflessioni nasce FORUM PA Sicurezza, la nuova manifestazione di FPA che si terrà a Roma il 19 novembre e che sarà dedicata all’innovazione di un comparto sempre più strategico per l’innovazione del sistema-Paese
28 Giugno 2024
Andrea Baldassarre
Responsabile Area Content
Viviamo un’era di profonda incertezza. La preoccupante evoluzione del contesto geopolitico internazionale e i continui e ripetuti shock di varia natura (economici, ecologici, sanitari) susseguitesi negli ultimi anni hanno contribuito a cambiare drasticamente la percezione della popolazione rispetto al concetto stesso di “sicurezza”, che assume oggi contorni completamente inediti. In un contesto caratterizzato da una molteplicità di fattori di crisi, esogeni ed endogeni, spesso connessi tra loro, emerge con forza la necessità che le diverse istituzioni preposte alla protezione della cittadinanza da rischi e minacce di varia natura assuma sempre più i contorni di una “politica di sistema”. Una politica, intesa come public policy, che non può prescindere dal supporto offerto dai nuovi paradigmi tecnologici e da un’innovazione che rappresenta oggi un fattore abilitante per la collaborazione tra i diversi attori coinvolti.
È per questo motivo che nasce FORUM PA Sicurezza, la nuova manifestazione dedicata all’innovazione di un comparto sempre più strategico per l’innovazione del sistema-Paese. Una giornata di lavoro che si terrà a Roma il prossimo 19 novembre, con l’obiettivo di abilitare il dialogo tra gli enti chiave dei settori della difesa, della sicurezza del territorio, dell’ordine pubblico e del soccorso civile, e tra questi e le principali aziende ICT del Paese. Un importante momento di confronto per fare il punto sull’evoluzione del bisogno di sicurezza da parte dei cittadini e sulle diverse iniziative avviate per sopperire ai nuovi scenari di crisi, nonché al ruolo che la tecnologia può rivestire per rafforzare la capacità di risposta dei singoli enti e la collaborazione interistituzionale tra i differenti attori.
La percezione della sicurezza, tra evoluzione dei bisogni e molteplicità di fattori di incertezza
La ricerca di sicurezza e protezione rappresenta da sempre un bisogno primario di tutti gli esseri viventi, in primis dell’uomo. Negli anni 50’, lo psicologo americano Abraham Maslow, partendo dalla constatazione che i comportamenti degli esseri umani sono motivati dall’esigenza di soddisfare alcuni bisogni, propose una classificazione di tali bisogni in una scala gerarchica – la celebre “piramide di Maslow” – evidenziando l’importanza di soddisfare prima le necessità basilari (la parte inferiore della piramide) e solo successivamente le necessità e i desideri più elevati (la parte superiore della piramide)[1].
In tale scala di priorità, il bisogno di sicurezza rappresenta il secondo livello della piramide (immediatamente successivo ai bisogni primari di natura fisiologica). Tale livello include il senso di stabilità, la protezione e l’emancipazione da ansie e paure: si tratta, pertanto, di un bisogno derivante dall’istinto di sopravvivenza, ma non legato esclusivamente alla dimensione fisica, bensì anche a quella mentale e psicologica.
Il perimetro di tale bisogno è inevitabilmente evoluto nel tempo, assumendo contorni nuovi. Agli albori delle società contemporanee, sono state soprattutto la legge e le forze dell’ordine a gratificare il bisogno di sicurezza dei cittadini. Oggi, i nuovi scenari di guerra ai confini dell’Europa (guerra russo-ucraina, conflitto in Medio-Oriente) sembrano aver ribaltato il rapporto esistente tra le tradizionali dimensioni della sicurezza interna (mantenimento dell’ordine pubblico) ed esterna (difesa dei confini), con la seconda che è drammaticamente salita al vertice delle preoccupazioni della cittadinanza.
Ma l’evoluzione di tale dimensione negli ultimi decenni è stata profondamente condizionata da una serie di dinamiche. In primis, il crescente numero di fattori che incidono sulla sfera della sicurezza dei cittadini, nonché la loro eterogeneità. L’era in cui viviamo è infatti caratterizzata da una moltitudine di profili di incertezza, che delineano un quadro di complessità che non ha precedenti nella storia umana. Alle tradizionali dimensioni della sicurezza interna ed esterna si aggiungono oggi nuovi scenari di incertezza. Pensiamo alle crisi economico-finanziarie degli ultimi decenni, che hanno contribuito a creare una situazione di continua instabilità nella popolazione. O ancora, alla dimensione ecologica e agli effetti del cambiamento climatico, sebbene la sensibilità rispetto a questi temi sia piuttosto differente tra le diverse fasce della popolazione (tendenzialmente più sentita dalle nuove generazioni). Ma possiamo citare anche le preoccupazioni legate a possibili disastri naturali, un fattore particolarmente rilevante in Italia, Paese tradizionalmente a rischio idrogeologico e sismico (le inquietudini legate all’evoluzione della situazione dei Campi Flegrei rappresentano solo l’ultimo caso in ordine cronologico). E ancora, la dimensione sanitaria, con la pandemia Covid-19 che ha drammaticamente mutato la percezione dell’opinione pubblica rispetto a simili rischi. Infine, l’evoluzione tecnologica, che pur rappresentando uno strumento per mitigare o contrastare questi fenomeni, ha contribuito a portare la questione della sicurezza degli individui su piani inediti rispetto al passato: si pensi al tema della sicurezza informatica, della privacy e del trattamento dei dati personali.
Per districarsi in questa complessità, numerosi studi hanno provato a differenziare e classificare gli elementi che possono minare la sicurezza dei cittadini. Secondo autorevole dottrina (Battistelli, 2008[2]), tali elementi possono essere classificati in:
- pericoli, ovvero danni derivanti da eventi privi di intenzionalità, come nel caso delle catastrofi naturali o delle pandemie;
- rischi, ovvero danni causati involontariamente dalle scelte umane, specialmente quelle assunte in condizioni di totale o parziale incertezza (come nel caso dei disastri ambientali prodotti dalle attività antropiche);
- minacce, ovvero danni provocati deliberatamente dall’operato pienamente intenzionali di attori esterni (conflitti, terrorismo) o interni (criminalità) alle singole società.
Tale classificazione offre una lettura razionale dei diversi fenomeni inerenti alla sfera della “sicurezza”, consentendo anche di distinguere tra diverse cause e possibili risposte ai diversi fattori di incertezza.
La correlazione tra i fattori di insicurezza: il concetto di “policrisi”
Tuttavia, l’era in cui viviamo è anche caratterizzata dal rapporto di correlazione che spesso si manifesta tra differenti elementi. Per spiegare questa connessione, è utile richiamare il concetto di “policrisi”, elaborato per la prima volta dal filosofo francese Edgar Morin agli inizi degli anni ’90[3], successivamente attualizzato e reso celebre dall’opera dello storico dell’economia britannico Adam Tooze[4]. Secondo questo modello interpretativo, le crisi globali – politiche, economiche, ecologiche – tendono ad interagire tra loro in maniera crescente, alimentandosi reciprocamente e amplificando gli effetti della singola crisi in maniera esponenziale, per cui il risultato complessivo della policrisi è di gran lunga più impattante della semplice somma dei fattori che l’hanno generata. La risultante della combinazione di questi due fattori – molteplicità delle fonti di crisi e loro crescente correlazione – non può che essere l’aggravamento diffuso della percezione di insicurezza da parte della popolazione.
Sebbene un concetto così generico come quello di policrisi abbia generato comprensibili dubbi circa la sua fondatezza – alcuni autori, come l’economista Andreas Kluth, negano che questo neologismo definisca realmente un fenomeno nuovo[5] – esso offre comunque alcuni importanti spunti di riflessione circa il tema della “complessità” in cui viviamo oggi. A prescindere dal dibattito sull’effettiva innovatività del concetto, è innegabile l’esistenza nel contesto attuale di una molteplicità di fattori crisi, che tendono a intersecarsi e amplificarsi l’una con l’altra. Un fenomeno ricorrente nella storia, ma che per effetto di globalizzazione e innovazione tecnologica assume oggi portata molto più ampia.
Se è vero, come affermano i sostenitori delle policrisi, che in un simile quadro di complessità non sia più possibile puntare il dito contro un’unica causa, e di conseguenza individuare un’unica soluzione, è allora evidente la necessità di una risposta molto più articolata rispetto a quelle formulate dai singoli attori nei rispettivi domini. Se a livello internazionale questo si traduce in una maggiore necessità di cooperazione a livello di comunità internazionale, in un’ottica multidisciplinare, a livello nazionale tale risposta non può non tradursi in una maggiore collaborazione tra i diversi soggetti preposti ai diversi ambiti della “sicurezza” ampiamente intesa. Detto in altri termini, è necessario che la risposta alle sfide sopra descritte sia formulata e gestita a livello di “ecosistema”.
La necessità di una risposta di “ecosistema”
Per descrivere questo ulteriore concetto, e comprenderne il suo collegamento con l’innovazione tecnologica, è utile richiamarne la definizione che ne diede qualche anno fa il Piano triennale dell’informatica nella pubblica amministrazione. Nella sua edizione 2017-2019[6], il Piano definiva gli ecosistemi come «settori o aree di intervento in cui si svolge l’azione delle pubbliche amministrazioni. […] Ciascun ecosistema individua un settore tematico con caratteristiche di omogeneità. Comprende enti e organismi pubblici e può anche includere soggetti privati, quali ad esempio le associazioni che, a vario titolo, svolgono funzioni importanti all’interno dell’ecosistema». Tra gli ecosistemi individuati da quel Piano, allora definiti in base alla classificazione di Missioni e Programmi della Legge di bilancio 2016[7], vi era l’ecosistema “Difesa, sicurezza e soccorso – Legalità”. Tale ecosistema comprendeva le Missioni «Difesa e sicurezza del territorio», «Ordine pubblico e sicurezza», «Soccorso civile» e «Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti», e pertanto individuava come amministrazioni chiave una serie di Ministeri quali Difesa, Interno, Economia e Finanze, Infrastrutture e trasporti, Politiche agricole e forestali.
Il concetto di ecosistema è profondamente cambiato nel tempo, perdendo centralità nelle successive edizioni del Piano triennale (il capitolo dedicato agli ecosistemi non esiste più dall’edizione 2020-2022, i suoi contenuti sono stati assorbiti da altre componenti del Piano, ndr), così come sono cambiati Programmi e Missioni del bilancio dello Stato[8].
Ciò che non è cambiato, è la necessità di cooperazione tra i diversi soggetti owner delle diverse missioni-Paese – comprese quelle afferenti al tema della “sicurezza” – e la fattiva partnership tra queste e il mercato, concetti richiamati anche dal Capitolo 1 del recente Piano triennale 2024-2026 di AGID, sotto il rinnovato cappello della “Collaborazione istituzionale”[9].
Ed è proprio la trasformazione digitale a rappresentare il principale terreno comune su cui sviluppare una risposta di sistema – o meglio, di ecosistema – alle nuove sfide connesse alla crescente e variegata domanda di sicurezza da parte della popolazione. L’innovazione tecnologica rappresenta infatti la leva per il necessario rafforzamento dei singoli soggetti istituzionali responsabile delle diverse aree di policy inerenti alla sfera della sicurezza, ma anche il fattore abilitante di quella collaborazione istituzionale necessaria ad affrontare fattori di crisi sempre più variegati e connessi tra loro.
FORUM PA Sicurezza
Ed è su questo tema federatore che nasce FORUM PA Sicurezza, la nuova Manifestazione di FPA dedicata ai percorsi di trasformazione tecnologica, organizzativa e sostenibile degli enti pubblici appartenenti all’ecosistema “Difesa, sicurezza e soccorso, legalità”, per approfondire progetti e iniziative del comparto e abilitare il confronto e il dialogo tra le diverse istituzioni responsabili di questa importante politica.
Ovviamente, un ruolo fondamentale sarà riconosciuto al Ministero della Difesa e alle sue diverse articolazioni, alla luce del ruolo istituzionale che queste svolgono nel presidio della sicurezza nazionale, nonché dell’evoluzione del ruolo delle Forze Armate e dell’innovazione tecnologica da queste promosse anche in una logica dual use.
Ma la Manifestazione sarà anche rivolta agli operatori di diverse amministrazioni riconducibili al più ampio e complesso ecosistema della difesa: dalle forze dell’ordine ai vigili del fuoco, dalla protezione civile ad assessorati e direzioni di Regioni ed enti locali responsabili in materia di sicurezza e presidio del territorio.
Una giornata di lavoro dedicata al ruolo che l’innovazione tecnologica può svolgere nella mitigazione di rischi e minacce e nello sviluppo di una maggiore percezione di sicurezza da parte della cittadinanza, nonché delle forme di collaborazione che possono svilupparsi tra i diversi attori pubblici e privati del comparto, a partire da progetti e sperimentazioni già in atto.
[2] Fabrizio Battistelli, La fabbrica della sicurezza, 2015, FrancoAngeli
[4] Articolo di Adam Tooze
[5] Articolo di Andreas Kluth
[6] Ecosistemi, Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione
[7] Missioni e Programmi delle amministrazioni centrali dello Stato, ed. 2015
[8] Missioni e Programmi delle amministrazioni centrali dello Stato, ed. 2022
[9] La collaborazione istituzionale, Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione