Nella quarta giornata di FORUM PA 2021, nel corso del Talk “Innovazione sostenibile nei territori: il ruolo della responsive city per la ripresa”, abbiamo trasmesso alcuni estratti di un’intervista a François William Croteau, Vicesindaco di Montreal e responsabile Smart City, Innovazione, IT e Istruzione superiore. Vi proponiamo la versione integrale, in cui Croteau illustra le strategie di data governance della Città, con particolare attenzione al ruolo che i dati possono giocare nella riduzione delle vulnerabilità, e all’importanza di un approccio etico e responsabile alla gestione delle informazioni raccolte
24 Giugno 2021
Redazione FPA
Nella quarta giornata di FORUM PA 2021, nel corso del Talk “Innovazione sostenibile nei territori: il ruolo della responsive city per la ripresa“, è intervenuto François William Croteau, Vicesindaco della Città di Montreal e responsabile Smart City, Innovazione, IT e Istruzione superiore. Durante il talk è stato approfondito il paradigma della responsive city, basato sull’utilizzo intelligente di piattaforme digitali e tecnologie IoT per raccogliere ed elaborare dati e informazioni in grado di abilitare politiche pubbliche finalizzate al miglioramento dei rapporti con i cittadini, all’efficientamento dei servizi pubblici locali e al ripensamento degli spazi urbani in un’ottica di sostenibilità.
Potete rivedere la versione integrale dell’intervento di François William Croteau, incentrato sulle strategie di data governance adottate da Montreal, improntate all’uso etico e responsabile dei dati dei cittadini.
Ecco alcuni spunti emersi.
La gestione dell’emergenza e la centralità dei dati per comprendere le fragilità
Come tutte le città del mondo, anche l’amministrazione comunale di Montreal ha dovuto affrontare un’emergenza senza precedenti, dimostrando però grande capacità di resilienza. In questo senso, sottolinea Croteau, “sono state fondamentali leadership, innovazione e capacità di adattamento”. Tuttavia, l’impatto delle tecnologie nella gestione della crisi ha anche mostrato il suo risvolto negativo. “Abbiamo scoperto che il digital divide è ancora più rilevante quando l’offerta di servizi pubblici è più digitale. Le persone vulnerabili con meno accesso ai servizi digitali si sono ritrovate ancor più svantaggiate e isolate”. Questo ha portato l’amministrazione a operare una profonda riflessione su come contrastare il divario digitale, ma anche sul modo in cui usare i dati al fine di aiutare le fasce più vulnerabili della popolazione e aiutare l’amministrazione a prendere decisioni migliori.
La “Carta dei dati digitali” della Città di Montreal
La gestione dei dati generati in ambito urbano (ma non solo) richiede una particolare attenzione ad aspetti quali sicurezza, etica e trasparenza. “I cittadini sono giustamente preoccupati riguardo all’uso dei loro dati personali”, sottolinea Croteau, pertanto le amministrazioni cittadine sono chiamate a contribuire ad “accrescere la fiducia delle persone nei mezzi con cui i dati si raccolgono e nei motivi per cui la città li sta raccogliendo”. Per questo Montreal ha deciso di dotarsi di un quadro etico per garantire una governance dei dati responsabile. “Abbiamo quindi colto l’occasione per iniziare a redigere una ‘Carta dei dati digitali di Montreal’, lavorando a stretto contatto con la Città di Nantes, che era in procinto di redigere una propria ‘Carta dei dati’, ma anche con i ricercatori dell’Università di Montreal, per adeguarla al contesto giuridico ed economico della città”. La prima bozza del documento è stata condivisa con cittadini ed esperti, per raccogliere commenti e suggerimenti, che hanno permesso di perfezionare la Carta, approvata poi all’unanimità dal Consiglio comunale. La Carta è stata concepita come un documento “vivo”, che si adatterà ai futuri cambiamenti tecnologici e sociali.
Fattori abilitanti per processi decisionali guidati dai dati
Al fine di implementare un reale processo di data driven decision, occorre innanzitutto identificare gli obiettivi che si vogliono raggiungere, e solo successivamente gli strumenti tecnologici più idonei a raggiungerli. “La tecnologia digitale è uno strumento, non un fine in sé”, ribadisce Croteau.Una volta definiti gli obiettivi, occorre poi scegliere gli strumenti più adeguati, partendo da un inventario delle risorse digitali di cui la città già dispone, per identificare quelli che potrebbero essere già utili, e determinare poi le risorse da adottare per colmare le lacune esistenti.In ogni caso, l’obiettivo complessivo di una smart city, non può che essere quello di “lavorare ogni giorno per migliorare la qualità della vita, per tutti i cittadini, specialmente per i più vulnerabili”.