Digitale e cultura, l’opera come oggetto informativo: come cambiano gli archivi

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Tra gli obiettivi del PNRR anche la digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura per migliorarne la gestione, la conservazione e la divulgazione del patrimonio culturale. Una riflessione sul contributo che possono dare le moderne piattaforme di gestione documentale

17 Aprile 2023

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Redazione FPA

Foto di gilber franco su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/WTYUFK84i4k

Il patrimonio culturale italiano è al centro di un complesso progetto di digitalizzazione, che mira a organizzare, conservare, tutelare le opere per le future generazioni. Il processo sta impegnando il Ministero della Cultura e tutti i suoi stakeholder fin dagli anni ’90. Solo recentemente, però, l’innovazione tecnologica si sta rendendo protagonista della valorizzazione e del potenziamento della fruibilità dell’immenso tesoro artistico del Paese.

Oggi, infatti, la tecnologia è in grado di riscrivere i significati di salvaguardia e di fruizione delle opere, attraverso la creazione di nuove correlazioni tra beni, luoghi, discipline, progetti e infrastrutture, a livello italiano, europeo e internazionale. Per “digitalizzazione del patrimonio culturale” non si intende più solo la creazione di fedeli riproduzioni digitali di ogni singola opera a fini archivistici, ma di conferire nuovi significati dell’opera stessa, di connetterla a milioni di altre opere, di strutturare contesti, percorsi e modalità di fruizione inclusivi, ampi, inesplorati.

A tutti gli operatori della PA impegnati nella digitalizzazione del patrimonio culturale è richiesta una comprensione profonda del cambiamento in atto, dei principi di funzionamento delle tecnologie disponibili e delle dinamiche di creazione e gestione dei documenti digitali. A tal fine, il Ministero della Cultura ha reso disponibili due importanti strumenti: la Digital Library e il PND.

Il contesto regolatorio e informativo

A fronte delle possibilità date dalle soluzioni che abilitano la trasformazione digitale, sono stati creati:

Il PND è uno strumento di pianificazione strategica che accompagna gli enti nel percorso di trasformazione digitale attraverso Linee guida per la digitalizzazione del patrimonio culturale, le quali hanno carattere informativo, e non propriamente tecnico. Nelle intenzioni del Ministero, infatti, le Linee guida mirano a creare le basi teoriche e pratiche per l’attuazione di un progetto di digitalizzazione di per sé colossale e di farne comprendere le logiche e la portata rivoluzionaria per il concetto stesso di Cultura.

Cos’è la “rappresentazione nativa digitale” del patrimonio culturale

Nelle Linee guida si esplicitano i concetti di metadatazione e di archiviazione degli oggetti digitali, in questo caso le riproduzioni delle opere, eseguite con diverse modalità tecniche e procedure specifiche. I metadati sono frammenti di codice binario che “descrivono”, ciascuno, una caratteristica dell’oggetto informativo (in questo caso di un’opera culturale) e che sono indispensabili per favorire l’utilizzo, la classificazione, l’archiviazione e la ricerca nel tempo dell’opera.

È attraverso i metadati che la tecnologia imprime una forte innovazione nella descrizione degli oggetti informativi, quindi anche delle opere culturali. Pertanto, va compreso che ogni opera culturale dematerializzata si trasforma in un documento informatico composto da molti elementi, tra i quali vi sono le informazioni digitali che permettono di descrivere l’oggetto informativo, o l’aggregazione di oggetti informativi, dal punto di vista dello specifico contesto che si decida di considerare.

Il processo di “formazione” di copie virtuali delle opere è, dunque, un nutrito insieme di informazioni, di dati e metadati che descrivono scientificamente l’oggetto informativo e lo rendono riproducibile in maniera univoca, perfetta. La “copia digitale” dell’originale, se eseguita con finalità di documentazione, assume una valenza informativa e conoscitiva paragonabile a quella del bene stesso, rappresentandone caratteristiche materiali e relative allo stato di conservazione. Su questo concetto, le Linee guida sono molto chiare: “Le caratteristiche e gli elementi oggettivi legati alla riproduzione digitale, infatti, possono essere appropriatamente descritti nei metadati (ad esempio, la scelta della puntina del giradischi, il color management, la scelta dell’ottica, ecc.) e conservati insieme alla copia digitale” (cit. da Linee guida par. 2.1.). Inventariare e catalogare i beni culturali è anche funzionale allo studio e alla ricerca scientifica.

Patrimonio culturale e gestione documentale: gli investimenti

Inventariare e catalogare i beni culturali, in quanto oggetti informativi, richiede l’acquisizione di soluzioni tecnologiche specifiche, per la quali il PNRR Missione 1 Componente C3 mette a disposizione 8,13 miliardi di euro. Il fine è “lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e sulla fruizione del patrimonio culturale, nonché di servizi digitali ad alto valore aggiunto prodotti dal settore culturale e creativo”.

All’interno della M1C3 Misura 1 “Patrimonio culturale per la prossima generazione” (1,10 miliardi di euro), la Digital Library è soggetto attuatore dell’investimento 1.1 Strategie e piattaforme digitali per il patrimonio culturale (500 milioni di euro), finalizzato alla creazione di un patrimonio digitale della cultura attraverso la digitalizzazione dei beni culturali custoditi nei musei, negli archivi, nelle biblioteche e in tutti i luoghi della cultura.

L’investimento si articola in 12 progetti, tra loro complementari e finalizzati a creare quattro diversi ambiti:

  1. servizi abilitanti;
  2. servizi per la produzione;
  3. servizi per la gestione e conservazione documentale;
  4. servizi di accesso.

Le piattaforme di gestione e conservazione documentale sono il perno dell’ecosistema culturale che lo Stato intende costruire. Sfruttando dati e metadati degli oggetti informativi, sono in grado di classificare e archiviare le opere in maniera non univoca, dando valore aggiunto all’opera culturale

Le opportunità delle soluzioni a riuso

In virtù di quanto disposto dall’AgID in merito alla valutazione comparativa tecnico economica sull’acquisto di software e all’obbligo di privilegiare le soluzioni open source, va detto che anche nel settore della gestione documentale e della digitalizzazione del patrimonio culturale vi sono prodotti a riuso efficaci e adattabili alle esigenze peculiari degli enti. Tra questi, vi è DocSuite PA di Dgroove.

Presente nel catalogo Developers Italia e sul MEPA / Consip con il canone di assistenza e manutenzione e di infrastruttura cloud (per le taglie Small, Medium, Large), DocSuite PA consente una gestione documentale completa in ogni ambito della PA.

Le funzionalità di creazione di aggregazioni archivistiche, volumi di fascicoli e piani di fascicolazione rendono DocSuite PA adatta e rispondente alle necessità di sviluppo dell’ecosistema digitale della Cultura. La soluzione può essere ospitata in soluzione IAAS cloud (cloud Microsoft Azure o altre piattaforme cloud dedicate disponibili nel Marketplace Cloud per la PA).

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