I Livelli Minimi di e-Government non sono la patente informatica della PA
La Ricerca LEM – Livelli Minimi di e-Government negli Enti Locali – della SSPAL ha fornito una prima ricognizione sullo stato dell’e-government nella PA locale, sottoponendo 100 quesiti a 170 Segretari comunali. Nelle Community on line interessate all’argomento si sono sollevate riflessioni e dubbi sull’approccio adottato in questa prima rilevazione, ma soprattutto si sono avanzate proposte su cosa e come lavorare da qui al futuro in materia di LEM. Ne abbiamo parlato con Flavia Marzano, Consulente strategico per la PA e membro del Gruppo di lavoro sui LEM, che ci riporta direttamente all’esigenza di “multi-dimensionare” l’approccio all’e-government nella PA locale.
22 Dicembre 2008
La Ricerca LEM – Livelli Minimi di e-Government negli Enti Locali – della SSPAL ha fornito una prima ricognizione sullo stato dell’e-government nella PA locale, sottoponendo 100 quesiti a 170 Segretari comunali. Nelle Community on line interessate all’argomento si sono sollevate riflessioni e dubbi sull’approccio adottato in questa prima rilevazione, ma soprattutto si sono avanzate proposte su cosa e come lavorare da qui al futuro in materia di LEM. Ne abbiamo parlato con Flavia Marzano, Consulente strategico per la PA e membro del Gruppo di lavoro sui LEM, che ci riporta direttamente all’esigenza di “multi-dimensionare” l’approccio all’e-government nella PA locale.
Assodato che la Ricerca sui LEM non si basa su un campione rappresentativo dell’universo di riferimento, si può riflettere in via generale su approccio e dati raccolti.
La Ricerca è partita dalla rilevazione di percezioni e competenze da parte dei soggetti ritenuti in posizione chiave per l’innovazione tecnologica, piuttosto che dall’oggetto quali si potrebbero considerare i servizi.
Riconoscendo la valenza innovativa di questo approccio, Flavia Marzano solleva il primo punto emerso nel Gruppo di lavoro sui LEM, riunito a margine della presentazione della Ricerca con l’obiettivo di definire come dovrà essere condotto lo studio successivo.
“Bisogna innanzitutto chiarire cosa intendiamo per competenza informatica, considerando che nel contesto pubblico ci sono diverse figure: il decisore che non deve essere un grande utente ma deve avere una grande capacità di visione, deve sapere; il tecnico che deve sporcarsi le mani con il software, deve saper fare; l’utente qualunque che deve saper utilizzare gli strumenti di cui dispone". In sintesi, “conservando la stessa ottica bisognerà estendere l’attenzione dai Segretari comunali ad altri due soggetti: i cittadini e i politici. Sul versante del cittadino si lavorerà per verificare quanti e quali diritti ha in tema di e-government, non solo in ambito prettamente normativo ma riferendosi anche all’innovazione tecnologica, tenendo a mente è che non è detto che un Comune totalmente informatizzato sia la felicità del cittadino”.
Dunque, un primo aspetto fondamentale da verificare è cosa soddisfi l’esigenza (se non il diritto) di qualità del cittadino nei suoi rapporti con la PA locale.
“Un altro elemento che è mancato nella Ricerca” continua la Marzano ”è la prospettiva politica che secondo me è essenziale, perché uno dei motivi per cui alcuni enti sono o non sono innovativi è la presenza o mancanza di volontà politica. Estendere il questionario ai politici avrebbe se non altro l’effetto virtuoso di stimolarne l’awareness.”
Come osservato da più parti, la definizione di LEM ricorda un po’ l’approccio applicato in materia sanitaria su ispirazione dell’art. 120 della Costituzione, eppure dietro la funzione garantista dei LEM potrebbe annidarsi il rischio di parcellizzare un processo di innovazione in realtà aperto a concatenazioni varie, spingendo le PA locali a soddisfare i LEM senza sviluppare a monte una visione di innovazione di processo.
Su questo punto, chiarisce la Marzano che “dai lavori a margine della presentazione non è venuto fuori che i LEM debbano essere fissati per via normativa, perché le norme esistono già e comunque l’autonomia dei singoli enti va garantita. Invece è venuta fuori un’altra ipotesi che sembra anche più efficace: stabilire una sorta di graduatoria mobile, basata su indicatori misurabili e raggiungibili molto chiari, possibilmente riscontrabili on line, in automatico, senza il bisogno che vengano alimentati rigidamente da dati che generalmente le amministrazioni hanno difficoltà di vario tipo a fornire”.
In sintesi è stato proposto un’approccio abbastanza fluido ai LEM e di conseguenza una metodologia di rilevazione morbida, che permetta di aggiornare la graduatoria quasi in tempo reale. "Ad esempio", continua la Marzano "se io, Comune X , rilevo che a risultato di una serie di fattori (che vanno evidentemente ben definiti) risulto in settima posizione e vedo che per migliorare devo muovermi in questa o in quest’altra direzione, agisco di conseguenza e arrivo alla sesta, quinta o quarta posizione. Sulle PA locali questo sistema potrebbe avere un appealing e una facilità di uso notevoli. Chiaramente è solo una idea, non è ancora stato definito chi coordinerebbe questo sistema e come sarebbe strutturato, ma diciamo che si potrebbe pensare a un sito in cui le amministrazioni vengono elencate secondo una graduatoria …una sorta di rapporto Censis on line, costante nel tempo, in cui le informazioni vengono aggiornate in tempo reale determinando la salita o la discesa delle amministrazioni nel ranking”.
Lontano da impostazioni rigide e da un approccio normativo-sanzionatorio, il discorso sui LEM potrebbe così trasformarsi in un laboratorio aperto…
"Decisamente," conclude la Marzano "assicurando al tempo stesso che nelle prossime rilevazioni si terrà conto di campioni staticamente rappresentativi e rilevanti dal punto di vista dei processi di e-goverment nella PA locale. Dunque, segretari comunali e non solo".
Del resto, la complessità e la multidimensionalità non possono restare fuori da un approccio appropriato ai LEM, che abbia ben chiaro che “quello che serve è ben altro che l’ECDL per la PA”.