I software per una “medicina basata sulle evidenze”: l’Italia impari dall’estero
Si può fare come è stato fatto in Olanda, Belgio e Finlandia (ma anche USA, Canada e Nuova Zelanda), promuovendo il ricorso più o meno obbligatorio ai “Clinical Decision Support System” (CDSS).Software interattivi progettati per assistere gli operatori sanitari nella formulazione di diagnosi e nella gestione della terapia
26 Ottobre 2016
Paolo Colli Franzone, Osservatorio Netics
Uno degli ambiti in cui è evidente il possibile ruolo delle
Information Technology a supporto della razionalizzazione della spesa sanitaria
è quello che ha a che fare col contrasto agli eccessi della medicina difensiva.
Come bene la definisce Wikipedia, “la
medicina difensiva consiste nella pratica con la quale il medico difende sé
stesso contro eventuali azioni di responsabilità medico legali seguenti alle
cure mediche prestate”.
Gli eccessi di medicina difensiva, secondo il rapporto
della Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, producono un
sovracosto a carico del Servizio Sanitario Nazionale stimato intorno ai 10
miliardi di Euro all’anno: ¾ di punto di PIL, circa il 9% dell’intera spesa
sanitaria pubblica italiana.
Gli operatori sanitari tendono a minimizzare il rischio di contenzioso coi
pazienti “eccedendo” in prescrizioni farmaceutiche e diagnostiche e in
richieste di visite specialistiche di (presunto) approfondimento del quadro
clinico.
AgeNaS stima che gli eccessi di medicina difensiva incidono per il 14% sulla spesa
farmaceutica, per il 25% sulla diagnostica strumentale (un esame su quattro!),
per il 23% sulla diagnostica di laboratorio e per l’11 sulle visite
specialistiche.
L’Italia (insieme al “solito” gruppo di nazioni
ritardatarie: Grecia, Portogallo, Spagna, e tutto il blocco dell’Est europeo) è
in clamoroso ritardo nell’affrontare e risolvere il tema, diversamente da
quanto è stato fatto in Olanda, Irlanda, Francia, e recentemente Germania,
Belgio, Danimarca e Finlandia.
Questo ritardo sta per essere recuperato attraverso la riforma delle
professioni sanitarie, attualmente in Parlamento.
Ma si può fare di più, volendolo: si può fare come è stato
fatto in Olanda, Belgio e Finlandia (ma anche USA, Canada e Nuova Zelanda),
promuovendo il ricorso più o meno obbligatorio ai “Clinical Decision Support
System” (CDSS).
I CDSS sono software interattivi progettati per assistere gli operatori
sanitari nella formulazione di diagnosi e nella gestione della terapia. Essi
funzionano sulla base di una base di conoscenza e di un motore inferenziale,
applicando regole (basate su evidenze scientifiche) al quadro clinico del
singolo paziente.
Di fatto, i CDSS si configurano come il “braccio tecnologico” attraverso il
quale gli operatori sanitari possono dimostrare di aver formulato diagnosi e
prescritto terapie e/o indagini supplementari basandosi su “buone pratiche” sostenute
da evidenze scientifiche riconosciute e certificate.
L’idea è quindi che i CDSS possano configurarsi come compliants rispetto a
quanto previsto dall’art. 3 del “Decreto Balduzzi” (DL 13 settembre 2012 n.
158): in sostanza, il provato utilizzo di strumenti informatici di supporto
alle decisioni cliniche basati su evidenze scientifiche viene considerato a
tutti gli effetti un attenersi a “linee guida e a buone pratiche accreditate
dalla comunità scientifica nazionale e internazionale” e quindi l’esercente
delle professioni sanitarie risponde dei danni solamente in caso di dolo o
colpa grave.
Analogamente a quanto viene fatto ad esempio in Belgio e in Finlandia, dove i
medici di famiglia sono fortemente incentivati a utilizzare soluzioni di
Evidence Based Medicine (che vengono pagate dai servizi sanitari pubblici)
ottenendo a queste condizioni una sorta di “scudo giuridico” rispetto a
possibili eventi avversi che si dovessero verificare nell’esercizio della
professione.
Fornire gratuitamente un CDSS a tutti i medici di famiglia e
ospedalieri italiani potrebbe costare fra i 16 e i 20 milioni di Euro all’anno:
la stima è stata effettuata dall’Osservatorio Netics applicando i prezzi medi
relativi alle licenze d’uso di strumenti CDSS praticati a livello europeo dai
maggiori produttori e/o distributori.
Ipotizzando che grazie a un simile “accorgimento” sia possibile ridurre – molto
prudenzialmente – anche solo del 5% i costi della medicina difensiva, stiamo
parlando di un investimento di 20 milioni capace di ridurre costi per 500
milioni.
Su questa suggestiva ipotesi di lavoro si discuterà venerdì 11 novembre a S@lute2016, con un panel di esperti di Evidence Based Medicine e di operatori
sanitari. L’obiettivo è quello di alimentare con nuove proposte il lavoro del
legislatore, perfezionando le norme in procinto di essere emanate.