Iacono: “Nella società onlife e nella rivoluzione dell’IA la vera sfida sono le competenze”
Quali sono i principali rischi che la rivoluzione digitale ci sta mettendo davanti e quali le competenze necessarie per affrontarli? Parte da qui l’intervista a Nello Iacono, esperto di processi di innovazione e coordinatore del programma Repubblica Digitale, che ha messo questi temi al centro del suo ultimo libro “Le sfide della società onlife”. Un focus quanto mai attuale in questo momento di trasformazioni sempre più veloci, accelerate dalla diffusione dell’intelligenza artificiale in tutti i settori, dal pubblico al privato. Un momento in cui diventa sempre più urgente tornare a parlare di politiche di innovazione, di scuola, di disinformazione e, naturalmente, di competenze a 360 gradi
22 Marzo 2024
Michela Stentella
Direttrice testata www.forumpa.it
In una società che è sempre più “onlife” e in cui la diffusione dei tool di IA generativa sta aprendo nuovi scenari (si in termini di rischi che di opportunità) diventa ancora più centrale riflettere sulle competenze necessarie a vivere consapevolmente il contesto presente e prepararsi a diventare soggetti attivi e non semplici consumatori nel prossimo futuro. Ne abbiamo parlato con Nello Iacono, esperto di processi di innovazione e coordinatore del programma Repubblica Digitale, che ha messo questi temi al centro del suo ultimo libro “Le sfide della società onlife”, edito da Franco Angeli.
Competenze e consapevolezza per un contesto in continuo mutamento
“Oggi si parla molto dell’importanza di mantenere la persona al centro, di come, nel rapporto tra l’umano e la macchina, l’uomo debba sempre avere la possibilità di definire l’utilizzo e i limiti di ciò che viene delegato o realizzato dalla tecnologia – esordisce Iacono -. Tuttavia, si pone poca attenzione al fatto che questa persona deve possedere competenze, che includono sia competenze digitali sia competenze più generali riguardanti il contesto e il modo in cui la società si sta trasformando anche grazie alla tecnologia. Questa è una carenza che in Italia è particolarmente rilevante, perché veniamo da una situazione di elevato analfabetismo funzionale e di scarsa attenzione ai temi tecnologici e dell’ICT. Attualmente, c’è anche una regressione delle competenze digitali tra i giovani e una bassa competenza generale nella popolazione, sia per quanto riguarda l’esercizio dei diritti di cittadinanza e del dialogo democratico, sia nel formarsi un’opinione informata. Inoltre, ci sono lacune e carenze tra i decisori politici e i dirigenti o manager. Tutto ciò definisce un quadro in cui è necessario agire a 360° sul tema delle competenze, un’azione che deve essere progettata con la consapevolezza che lo spettro delle necessità è molto ampio”.
Del resto, sono tanti i rapporti nazionali e internazionali che evidenziano questa situazione di ritardo nel nostro Paese, mentre le azioni previste dal Piano operativo della strategia per le competenze, molte delle quali finanziate nel PNRR, non hanno ancora potuto dare risultati concreti, essendo ancora in gran parte nelle fasi iniziali.
“Dobbiamo affrontare in modo significativo il tema degli investimenti sulle competenze, sapendo che l’evoluzione tecnologica richiederà un apprendimento permanente – sottolinea Iacono -. Se non lo facciamo, andremo incontro a un deterioramento sia dal punto di vista sociale e democratico, sia a un impoverimento e a una incapacità di svolgere un ruolo attivo e non da semplici consumatori. Questo è particolarmente vero per l’Europa e, ancora di più, per l’Italia, dove vedo rischi ancora maggiori di avere un ruolo passivo nel prossimo futuro”.
Il ruolo dei decisori per una nuova centralità delle competenze
Ma se tutti i report ci raccontano da anni una situazione critica dal punto di vista delle competenze digitali dei cittadini e di mismatch tra domande e offerta di lavoro, come mai non si è fatto abbastanza per correre ai ripari?
“Secondo me, il problema risiede principalmente nella necessità di maggiore consapevolezza da parte dei decisori politici, ma anche dei manager pubblici. Nonostante le note positive e l’attenzione degli ultimi anni, testimoniata anche dal programma Repubblica Digitale, gli investimenti sul tema delle competenze non sono ancora del tutto adeguati alle necessità attuali. Inoltre, una consapevolezza adeguata avrebbe dovuto portare a fare scelte strutturali e non accessorie rispetto all’insegnamento delle materie STEM nelle scuole. I dati Istat del 2023 mostrano che le fasce più giovani non hanno le competenze digitali sviluppate come ci si aspetterebbe, a differenza della fascia successiva che, entrando nel mondo del lavoro, ha bisogno di acquisirle. Quindi, c’è un grosso problema legato a decisioni mancate”.
“È stato molto trascurato – aggiunge Iacono – anche il tema dell’accompagnamento ai cittadini in generale, pensando erroneamente che potesse bastare l’introduzione di servizi digitali sempre più strutturati e ben progettati. Invece, notiamo che continuiamo ad avere un’accelerazione sui servizi digitali, il che è positivo, ma non stiamo affrontando adeguatamente l’altro aspetto che dovrebbe avanzare di pari passo o essere addirittura considerato propedeutico rispetto a tutto ciò che si intende fare sul fronte della digitalizzazione e dell’evoluzione tecnologica. Credo quindi che per intervenire efficacemente sia necessario agire a partire dal ciclo dell’istruzione, coinvolgendo le famiglie e il mondo del lavoro, ma anche offrendo supporto a chi è ormai fuori dal mondo del lavoro, come gli over 65 o gli over 70”.
L’IA aprirà nuovi divari o contribuirà a colmarli?
Guardando al particolare momento che stiamo vivendo, Iacono sottolinea che “ci troviamo in un contesto in rapida evoluzione. Non stiamo semplicemente assistendo all’introduzione di una nuova tecnologia, ma siamo pienamente immersi nella quarta rivoluzione industriale. Abbiamo quindi il compito di sviluppare una consapevolezza generale sul contesto in cui viviamo, che sta cambiando radicalmente. Parlo della nostra vita quotidiana, della società in generale e, in particolare, del mondo del lavoro. Altrimenti il rischio è quello di seguire gli sviluppi e le evoluzioni tecnologiche senza comprendere appieno i rischi, i temi e i cambiamenti in atto. Inoltre, viviamo in un mondo dove la consapevolezza sull’importanza dei dati o delle informazioni in generale non è ancora sufficiente o adeguata. Se a questo aggiungiamo le sfide e le complessità portate dall’intelligenza artificiale, rischiamo di assistere a una divaricazione anche in termini di partecipazione”.
Su questo si innesta naturalmente il tema della disinformazione. L’approfondimento richiede attenzione, mentre è proprio questo che si sta perdendo, a partire dalla scuola: “l’approfondimento, la capacità di andare a capire se le cose che ti vengono dette sono vere o false proprio”.
D’altro canto, la tecnologia e l’intelligenza artificiale possono offrire un grande aiuto e supporto proprio a chi si occupa di formazione perché “con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale abbiamo la possibilità di progettare e costruire un sistema di apprendimento permanente e personalizzato. In particolare, bisognerà sviluppare l’idea delle ‘palestre per l’apprendimento personalizzato’, a disposizione di tutta la popolazione e in tutte le fasce d’età”.
Il ruolo della PA e la mancanza di leadership
Il tema delle leadership, quindi la consapevolezza, gli strumenti e la cultura per guidare la trasformazione digitale, ancora non è pensata come una necessità per la pubblica amministrazione e per i suoi dirigenti, secondo Iacono: “per qualche periodo si è pensato che bastasse la figura del responsabile per la transizione al digitale, ma non è così ovviamente, perché tutti coloro che hanno responsabilità all’interno dell’organizzazione devono avere le competenze, la consapevolezza e la cultura necessarie per guidare la trasformazione digitale. Quindi servono competenze ICT e competenze di project management per esempio. Ora quello che rischiamo è di avere con l’intelligenza artificiale un approccio simile a quello avuto in passato con altre tecnologie, guidato dagli operatori tecnologici di mercato piuttosto che da una vera spinta interna all’organizzazione”.
Il ruolo dei territori e degli ecosistemi di innovazione
Infine, un ruolo centrale lo ricopre la dimensione territoriale, che offre la possibilità di trovare il giusto equilibrio tra presenza fisica e online. “Il territorio dovrebbe essere considerato come un elemento fondante e gli ecosistemi di innovazione vanno proprio in questa direzione. Dall’altra parte, l’esperienza che stiamo facendo con i punti di facilitazione digitale e del servizio civile digitale vuole creare proprio un’infrastruttura fisica di accompagnamento e di supporto per uno sviluppo costante di competenze e consapevolezza. Alcuni luoghi, come i centri sociali, i centri culturali e le biblioteche, hanno perso la loro centralità. Dobbiamo ricostruire questo tessuto sociale, pensando che ci sia bisogno anche di una rete territoriale e di un rapporto tra le varie realtà culturali. Questa ricostruzione è essenziale per sostenere lo sviluppo di competenze e consapevolezza nel contesto attuale”, conclude Iacono.