Ict: Italia sempre più in basso nella classifica del World Economic Forum
Il nostro Paese scende dal 42esimo al 45esimo posto nell’annuale Information Technology Report del World Economic Forum (WEF), che misura la propensione e la preparazione dei Paesi a sfruttare efficacemente le Ict.
30 Marzo 2009
Il nostro Paese scende dal 42esimo al 45esimo posto nell’annuale Information Technology Report del World Economic Forum (WEF), che misura la propensione e la preparazione dei Paesi a sfruttare efficacemente le Ict.
Italia in caduta libera nella classifica dell’Information Technology Report del World Economic Forum (WEF): siamo dietro tutti i grandi Paesi europei occidentali e, rispetto allo scorso anno, perdiamo tre posizioni, scendendo dal già inglorioso 42esimo al 45esimo posto (su un totale di 134 Paesi, sette in più di quelli esaminati nel precedente Rapporto).
La classifica inquadra e misura l’utilizzo effettivo delle tecnologie di informazione e comunicazione, ma anche la propensione a sfruttarle in maniera efficace, secondo tre parametri principali: il contesto generale (commerciale, regolatorio e infrastrutturale), la capacità di individui, aziende e pubblica amministrazione di trarre vantaggi dalle Ict e l’utilizzo effettivo di queste ultime.
In questa ottava edizione dell’Information Technology Report, è la Danimarca a conquistare il gradino più alto del podio, seguita da Svezia e USA. I primi due Paesi, in realtà, sono una conferma, mentre gli Stati Uniti salgono di una posizione rispetto allo scorso anno. Dietro le prime tre, troviamo Singapore, Svizzera, Finlandia, Islanda, Norvegia, Paesi Bassi, Canada.
Si piazzano nettamente davanti all’Italia non solo tutti i Paesi del G7 (oltre a Canada e Stati Uniti, anche Regno Unito, Giappone, Francia e Germania, tutti nei primi 20), ma anche Paesi come Tunisia, Ungheria, Portorico e Slovacchia, solo per citarne alcuni, che non rientrano certamente tra i più industrializzati del mondo.
L’Italia sembra tenere il passo delle realtà più avanzate solo nell’utilizzo della telefonia mobile: siamo, infatti, settimi per numero di utenti. Per il resto, le condizioni infrastrutturali e normative, nonché le politiche di governo, sembrano essere le cause principali della nostra bassa posizione in classifica. Il WEF ci assegna, infatti, un punteggio basso per l’eccessiva tassazione, il peso delle regolamentazioni governative, la scarsa disponibilità di banda larga e i tempi lunghi necessari per attivare un contratto, ma anche per la scarsa importanza attribuita dal governo allo sviluppo delle Ict.
È, quindi, necessario favorire un cambiamento culturale, che dia il giusto peso alle nuove tecnologie (in particolare al web) e, contestualmente, investire nelle infrastrutture tlc, se si vogliono seguire le indicazioni del WEF: “investire in infrastrutture di telecomunicazioni e servizi non può che contribuire alla "concorrenza generale ed al progresso", mettendo i Paesi sulla strada giusta per trarre vantaggio da un’eventuale ripresa della crescita economica” e le connessioni veloci a internet dovrebbero esser viste come “parte dell’infrastruttura di base di ogni Paese ed uno dei pilastri dell’economia della conoscenza”.
Il Report del World Economic Forum