IGF2006: una governance per Internet a salvaguardia della libertà
Internet è il frutto della collaborazione di una comunità che, dal basso, mettendo in comune le proprie infrastrutture di rete locali, le proprie risorse informative e i propri contenuti, è riuscita a dare vita ad un canale di comunicazione pervasivo e capillare. La rete è una comunità libera per definizione e proprio in questa libertà trova il suo successo. Quindi date queste premesse parlare di governo di internet sembrerebbe quasi voler distruggere tutto quello che il web ha significato fino ad oggi. E invece no, governare la rete vuol dire condividere delle regole, proprio per salvaguardare queste caratteristiche di apertura e libertà, ma la condivisione, come troppe volte avviene, è difficile, anche se si parla di internet.
26 Ottobre 2006
Tommaso Del Lungo
Internet è il frutto della collaborazione di una comunità che, dal basso, mettendo in comune le proprie infrastrutture di rete locali, le proprie risorse informative e i propri contenuti, è riuscita a dare vita ad un canale di comunicazione pervasivo e capillare. La rete è una comunità libera per definizione e proprio in questa libertà trova il suo successo. Quindi date queste premesse parlare di governo di internet sembrerebbe quasi voler distruggere tutto quello che il web ha significato fino ad oggi. E invece no, governare la rete vuol dire condividere delle regole, proprio per salvaguardare queste caratteristiche di apertura e libertà, ma la condivisione, come troppe volte avviene, è difficile, anche se si parla di internet.
La rete ha già delle regole… chi le ha dettate?
L’esigenza di studiare regole condivise per la rete, non è qualcosa che nasce oggi. Da anni, da quando internet ha azzerato le distanze rendendoci cittadini del "villaggio globale", sul web si sono incontrati, e scontrati, interessi tecnologici, economici, politici e sociali che travalicavano i confini dei singoli Stati nazionali. È la realizzazione di un grande sogno in cui tutti gli uomini sono uguali e tutti hanno le stesse possibilità. Ma l’utopia ancora una volta si trova a dover fare i conti con la realtà, con le leggi nazionali, con i Governi, con le innumerevoli limitazioni alla libertà di espressione e con il divario tra nord e sud del mondo.
Per analizzare più approfonditamente il discorso occorre però precisare che delle regole esistono eccome. Esistono sia regole tecniche e di protocollo, per lo scambio i dati, sia regole di governo vero e proprio, regole non scritte, ma dettate da chi può disporre dell’accesso, della proprietà intellettuale, dei sistemi di sicurezza e della supremazia culturale.
Proprio per questo le Nazioni Unite proposero nel 2003 un Summit Mondiale sulla Società dell’informazione (WSIS): un momento di incontro fra tutti i governi mondiali, diviso in due sessioni (Ginevra-novembre 2003 e Tunisi-dicembre 2005) dal quale ci si aspettava dovessero uscire documenti e risoluzioni vincolanti. Purtroppo così non è stato, o almeno è stato solo in parte. A Tunisi, in particolare, il dialogo si arenò sull’ICANN l’organismo al quale, oggi, è di fatto demandata tutta la gestione tecnica della rete. Pur essendo rappresentativo di 15 nazionalità, l’ICANN rimane, infatti, un organo domiciliato negli Stati Uniti, con un preciso accordo con il Governo americano e con una serie di vincoli dettati dalle leggi Statunitensi. Il che rappresenta un problema quando si tratta di governo globale della rete, soprattutto quando entrano in gioco interessi economici e commerciali.
Il forum sull’Internet Governance di Atene
L’esperienza del WSIS, non è stata però inutile, anzi, ha contribuito a far nascere la consapevolezza della necessità di un dibatto più allargato, partecipato da diversi livelli di portatori di interesse, e duraturo, non relegato ad un paio di giornate ogni due anni. Con l’appuntamento di Atene, previsto per il 30 ottobre prossimo, i rappresentanti delle Nazioni Unite hanno aggiustato il tiro. Non più un summit, a cui invitare esclusivamente le delegazioni ufficiali e la diplomazia internazionale, ma un vero e proprio forum multi-stakeholder, a cui possono partecipare tutte le componenti della società chiamate in causa dalla rete, ovvero chiunque, con pari dignità. "L’Obiettivo – ci spiega Fiorello Cortiana, componente del Comitato Consultivo per la Governance di Internet – è certamente diverso da quello degli incontri precedenti, ma ciò non ridimensiona affatto l’importanza dell’evento, anzi, testimonia la presa di coscienza della necessità di un percorso serio, in cui ci si augura che le condivisioni si trovino nell’arco di approssimazioni successive, ancorché non formalizzate durante l’evento stesso".
L’intento quindi è quello di far comprendere che la questione è estremamente complessa, e che chiama in causa interessi che non possono più essere trascurati o messi in secondo piano.
Giungere ad una "visione comune" della Rete è ovviamente un obiettivo arduo, ma la difficoltà di ottenere risultati condivisi deve diventare uno stimolo all’impegno e alla responsabilità di ciascun governo nella definizione delle rispettive posizioni e delle regole che sovrintendono al funzionamento della Rete in tutti i suoi aspetti: dalla dimensione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sino a quella della tecnologia e dell’economia.
I quattro temi
All’Internet Governance Forum (IGF) di Atene le grandi tematiche in discussione saranno quattro: libertà di espressione, sicurezza, rispetto delle diversità e accesso ad Internet per tutti. Un programma ricco ed interessante suddiviso in trenta workshop tematici nelle prime due giornate più sei in quella conclusiva.
Openess – La libertà costituisce l’elemento fondamentale che differenzia Internet, e la società dell’informazione dai sistemi di telecomunicazione precedenti e dalle modalità sociali ed economiche che essi esprimevano. Su Internet, gli utenti sono costantemente liberi di inserire nuovi contenuti, nuovi servizi, e persino nuove tecnologie ed è da questa spinta, anziché da pianificazioni e investimenti centralizzati, che sono nate tutte le tecnologie fondamentali della rete. Questo nuovo modello di interazione sociale è ciò che permette la crescita, lo scambio e il progresso a velocità senza precedenti che hanno caratterizzato Internet; per questo motivo, è fondamentale che esso venga codificato e difeso. In particolare, è vitale la difesa della cosiddetta neutralità della rete.
Le Nazioni Unite devono operare al fine di garantire l’unicità e l’integrazione della rete Internet affinché ogni singolo abitante del pianeta possa avere le stesse opportunità, affinché esista una sola e indifferenziata società dell’informazione ed altrettanta attenzione deve essere riservata ai potenziali vantaggi del software libero.
Sicurezza – Il tema della security della rete è potenzialmente molto vasto. Nel titolo della sessione del prossimo IGF sono riportate due parole chiave: la fiducia (trust) nello strumento rete e la confidenza (confidence). Queste qualità devono essere raggiunte attraverso la collaborazione reciproca "trust and confidence through collaboration".
Se guardiamo nel dettaglio ai risultati del summit di Tunisi, vediamo citati, nei vari documenti ufficiali, i seguenti temi che rientrano nella sfera della security: 1) spam; 2) prosecution of cybercrime; 3) protection of personal information, privacy and data; 4) international cooperation among, inter alia, law-enforcement agencies on cybercrime; 5) protect the Internet from threats and vulnerabilities.
Rispetto delle diversità – La prima fase di espansione della Società dell’Informazione ha visto la diffusione di contenuti digitali prevalentemente nelle lingue dominanti nel mondo. Le conseguenze di tale situazione porterebbero velocemente all’erosione di diversità culturali e linguistiche accelerando la scomparsa di lingue, costumi e tradizioni. Il terzo tema in discussione ad Atene concerne la tutela della diversità culturale come patrimonio comune di tutta l’umanità che in quanto tale va preservata e valorizzata.
Accesso per tutti – La connettività è un elemento abilitante indispensabile. Occorre quindi garantire un accesso ai servizi interconnessi che sia:
- universale, cioè disponibile per tutti, in tutto il mondo;
- ubiquo, cioè disponibile ovunque;
- equo, cioè che non penalizzi le nazioni più svantaggiate o più lontane dai nodi nevralgici della rete;
- sostenibile, cioè i cui costi possano essere sostenuti in base all’indice di ricchezza locale ed in proporzione ai benefici che l’accesso alla rete permette.
Come si è preparata l’Italia
Il nostro Paese aveva avuto già una forte presenza al WSIS, sia in termini di partecipanti che di proposte. Ma quest’anno si è fatto di più. In vista dell’approssimarsi dell’evento, il Ministro per le Riforme e l’Innovazione Luigi Nicolais ed il Sottosegretario Beatrice Magnolfi, hanno istituito un Comitato di esperti incaricato di predisporre le le linee d’azione italiane da presentare al Forum. Inoltre, per diffondere ancor di più fra l’opinione pubblica la consapevolezza sulle principali tematiche oggetto di discussione dell’evento, il Ministro ed il Sottosegretario hanno voluto organizzare una consultazione virtuale che ha raccolto contributi, sollecitazioni e spunti innovativi da riportare ad Atene. Questo esperimento di democrazia digitale, piccolo nella realizzazione, ma importante a livello di intenti, si è concluso domenica 22 ottobre con una partecipazione notevole che si è concretizzata in 48 documenti tutti letti e considerati dal Comitato, ed è sfociato in un’assise "fisica" a cui hanno partecipato oltre 200 persone. "Un momento conviviale" come lo ha definito Cortiana, che ha rappresentato il precipitato del lavoro fatto on line facilitando il dialogo, la conoscenza e lo scambio di idee.
Oltre ai documenti scritti il contributo dell’Italia ad Atene si concretizzerà anche nell’organizzazione di uno dei trenta workshop ufficiali, nel quale si prenderà in considerazione la possibilità della stesura di una Carta dei diritti (bill of rights) della rete. Nella International Conference on Freedom of expression in cyberspace dell’UNESCO del 2005, infatti, vengono riconosciute le straordinarie opportunità di condivisione della conoscenza permesse dall’interattività in rete. Queste possibilità di condivisione della rete Internet come comunità aperta, inclusiva e partecipata, devono essere riconosciute, confermate e garantite come diritto per ogni abitante della terra, attuale e futuro.
E il futuro?
Il Sottosegretario Beatrice Magnolfi, concludendo l’incontro del 12 a Roma, ha detto che il Ministero vuol dare continuità a questa iniziativa. Al momento non ci è dato sapere cosa voglia dire questo termine, ma è evidente che ciò che si sta mettendo in luce è l’utilità di un logo, fisico o virtuale che faccia da autorevole punto di relazione tra i livelli di decisione e la dimensione degli interessi della società civile. Tra le conquiste già ottenute dal Comitato c’è l’impegno da parte del Ministro Nicolais di ospitare in Italia, a primavera, un incontro di respiro europeo con giuristi e rappresentati delle varie Authority dei vari Stati, in cui discutere prioprio di questa Carta dei diritti della rete. Vanno identificati e garantiti a tutti i cittadini i nuovi diritti posti in essere dall’avvento della Società dell’Informazione. La proposta italiana può in tal senso colmare un vuoto esistente a livello internazionale e, utilizzando il grande patrimonio di competenze ed intelligenze in tale campo, il nostro Paese potrebbe proporsi come punto di raccordo internazionale sulla elaborazione di tale Carta Costituzionale.