Il 2,5% degli acquisti della Pa è on line… Poco ma in crescita
È di 3.2 miliardi di euro il volume di scambi gestito attraverso applicazioni e-procurement della PA italiana nel 2008, pari al 2,5% del totale di beni e servizi acquistati. Sono i dati del terzo rapporto sull’e-Procurement nella Pa italiana presentati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano.
24 Giugno 2009
Tommaso Del Lungo
È di 3.2 miliardi di euro il volume di scambi gestito attraverso applicazioni e-procurement della PA italiana nel 2008, pari al 2,5% del totale di beni e servizi acquistati. Sono i dati del terzo rapporto sull’e-Procurement nella Pa italiana presentati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano.
Per il terzo anno consecutivo l’Osservatorio e-Procurement nella PA della School of Management del Politecnico di Milano fornisce i dati relativi al mercato degli acquisti pubblici on line che, l’anno scorso, hanno raggiunto il 2.5% del totale. Sembrerebbe un risultato di poco conto, se non fosse che, in un solo anno, il volume di scambi gestito tramite e-procurement nella PA italiane è cresciuto del 180% passando da 1,1 miliardi di euro del 2007 agli oltre 3,2 del 2008.
La maggior parte di questo valore è relativo ai negoziati tramite gare e aste elettroniche, mentre la parte restante (quasi un terzo) è legata ad altri strumenti quali mercati e cataloghi elettronici o negozi on line.
Leader del “mercato”, ancora una volta è CONSIP, che assorbe oltre il 50% dei volumi, ma anche le gradi centrali di acquisto regionali (Lombardia e Emilia Romagna in testa) stanno crescendo notevolmente.
Oltre a presentare i dati complessivi, ll rapporto prova a definire anche quali sono i fattori di successo e le barriere all’adozione dell’e-Procurement, sfatando qualche “falso mito”.
In particolare i fattori di successo sono tre: chiaro commitment politico; coinvolgimento e ruolo propulsivo dell’ufficio acquisti, cambiamento organizzativo. D’altro canto le barriere storiche sono per lo più pregiudiziali o derivate da scarsa informazione.
Le amministrazioni che non si sono mai avvicinate a questi modelli, una volta intervistate, hanno mostrato la convinzione che l’e-Procurement non apporti benefici significativi, che non esistano soluzioni sicure, né normativa sufficientemente chiara, oppure che il tessuto produttivo locale non sia pronto per rispondere. Tutti elementi completamente inforndati, che nascondono l’unica reale motivazione: la scarsa propensione dei decisori al cambiamento.
Per scaricare il rapporto completo