Il Cio in Sanità è morto. E rinasce con nuove responsabilità
L’esperienza al San Raffaele di Milano. I C.I.O. stanno “mutando” da figure molto focalizzate sulla gestione delle tecnologie, a figure in cui le focalizzazioni chiave sono i processi aziendali e i “clienti”. Il nuovo modello è strettamente legato ai
“focus” delle diverse ere. Benché l’evoluzione si stia muovendo con velocità e
accelerazione non uniforme nei diversi mercati, tutti i contesti stanno spostando
progressivamente, ma ineluttabilmente il focus sui processi, o sui nuovi
modelli di business
17 Ottobre 2016
Giuliano Pozza, C.I.O., IRCCS - Ospedale S. Raffaele di Milano
Sto passeggiando nella piazza centrale dell’ospedale dove lavoro. Ho appena acquistato un pezzo di fantastico cioccolato fondente Lindt allo spaccio vicino all’accettazione centrale e sto rientrando in ufficio gustandone un quadratino, quando vedo una scena curiosa. Lui e lei, di circa 50 anni, attraversano la piazza. Una coppia normale, almeno all’apparenza, lui forse un po’ agitato. Lei gli tiene la mano, come si fa con un bambino che vuole scapparti via. Poi accade quello che non ti aspetti: lui con uno strappo si libera dalla mano, corre verso l’aiuola verde al centro della piazza (circondata da tanto di cartelli minacciosi: «vietato calpestare le aiuole»), sale sul muretto rialzato che circonda l’erba e… si lancia in una gioiosa e inattesa capovolta! Così, davanti a tutti, che lo guardano divertiti. Ma la più divertita di tutti è lei, la moglie o la compagna non so, che ride, ride e poi va a riprenderselo per mano. Si guardano, si baciano e se ne vanno abbracciati, incuranti della gente che li osserva ancora. Non so nulla di quella coppia e non li ho più rivisti, ma ci vuole poco a immaginare, vedendo anche gli edifici e i reparti da cui arrivavano, che quella per loro sia stata una giornata speciale perché, verosimilmente, lui aveva ricevuto una diagnosi positiva. Forse un rischio evitato, forse una paura scampata o, forse, una condanna a morte che si era trasformata in una piena assoluzione!
Parto da qui, da questa immagine inconsueta che ho usato anche nell’introduzione dell’ultimo libretto della eHealthAcademy [1] che abbiamo intitolato “Il Bushido del C.I.O.”, perché spiega meglio di tante parole perché amo il mio lavoro di C.I.O. È vero, noi non salviamo vite e non curiamo i pazienti e abbiamo il massimo rispetto per chi questo lavoro lo fa veramente, siano essi medici blasonati, semplici infermieri, tecnici o assistenti alla persona di ogni tipo. Tuttavia penso (e non sono il solo) che, per chi ama la tecnologia e l’informatica, lavorare nella sanità sia un privilegio, perché ti permette di seguire la tua passione e nel contempo di aiutare in modo spesso importante chi i pazienti li cura davvero e, talvolta, i pazienti stessi.
Allora perché, vi chiederete, partire da un titolo che è una dichiarazione di morte per il C.I.O.?
Perché in realtà nel grido “Le roi est mort, vive le roi!” a cui mi sono ispirato, che veniva usato nella monarchia francese per annunciare una continuità nella discontinuità (è morto un re, ma c’è già un altro re che darà continuità, questo in sintesi il significato), ritrovo molto della situazione di forte evoluzione e cambiamento che caratterizza in questi anni la figura del C.I.O. Spiego cosa intendo partendo da un report di NEXTVALUE del 2013, che cercava di prevedere come sarebbe cambiata la figura del C.I.O. (Fig. 1). Solo 3 anni fa questa previsione era stata accolta con scetticismo e un po’ di sufficienza da chi continuava a vedere il C.I.O. fondamentalmente come un tecnologo. Oggi possiamo dire che le previsioni di Nextvalue sono state confermate e superate. E’ evidente che i C.I.O. stanno “mutando” da figure molto focalizzate sulla gestione delle tecnologie, a figure in cui le focalizzazioni chiave sono i processi aziendali e i “clienti”. Lo stesso concetto, seppur partendo da un approccio diverso, viene evidenziato da un interessantissimo report Gartner di Dave Aron e Graham Waller: “Taming the dragon: the 2014 CIO Agenda” (“Domare il Drago: l’agenda 2014 dei CIO”). I due analisti di Gartner partono situando lo stato attuale dell’IT, a metà strada tra la fase di Industrializzazione dei sistemi informativi e l’era digitale, dopo aver superato l’era dell’IT “artigianale”. E’ chiaro quindi che il nuovo modello di C.I.O. è strettamente legato ai “Focus” delle diverse ere. Benché l’evoluzione si stia muovendo con velocità e accelerazione non uniforme nei diversi mercati, tutti i contesti stanno spostando progressivamente, ma ineluttabilmente il focus sui processi, o sui nuovi modelli di business.
Figura 1: come è cambiata la figura del C.I.O.
E la sanità? Pur riconoscendo alcune peculiarità importanti, anche la sanità non è immune ai trend degli altri mercati, che segue a volte con tempi diversi. Vi sono poi alcuni trend specifici in cui la sanità anticipa i tempi di altri settori industriali, evidenziando la necessità di un cambiamento radicale nella figura del C.I.O. Questo vale ad esempio per la crescente necessità di convergenza tra i molti “sistemi informativi” presenti in azienda e trasversali a tutti i processi. Qui emerge chiaramente uno dei paradossi della figura attuale del C.I.O. In molti ospedali, il principale compratore di tecnologia informatica non è il C.I.O., ma l’Ingegneria Clinica. Quelli che una volta erano macchinari diagnostici con una workstation collegata (qualcuno li chiama ancora “elettromedicali”), sono ora dei sistemi informativi complessi con un macchinario diagnostico collegato. Questo trend in realtà è forse più evidente in sanità, ma è presente anche in altri settori industriali. Si pensi alla tradizionale dicotomia tra chi gestisce gli impianti di produzione (che sempre più includono sistemi informativi complessi e in real-time) e chi gestisce i sistemi informativi tradizionali. Consiglio a tutti in proposito l’interessantissimo report di Accenture facilmente scaricabile da internet: “Who Owns Information Systems in the Plant?”
Figura 2: il cambiamento del contesto
Abbiamo toccato alcuni dei temi, e ce ne sarebbero altri, che mostrano come il C.I.O. tradizionale sia probabilmente morto o agonizzante, ma si aprano nel contempo opportunità incredibili per un nuovo tipo di C.I.O. Ma come sarà questo C.I.O. del futuro? Sarà un C.I.A.O. (Chief Information and Automation Officer)? Diventerà una specie di supereroe della Marvel, capace di padroneggiare tutti i multiformi campi in cui l’IT si sta dispiegando? Questa potrebbe essere una strada ma i supereroi, malauguratamente, hanno la caratteristica di essere in numero irrimediabilmente esiguo rispetto ai bisogni crescenti delle aziende, degli ospedali, degli enti pubblici. Allora come uscire dal paradosso finale di una tecnologia che cresce in potenza e complessità a ritmo esponenziale e della cronica carenza di supereroi in grado di governarla?
Probabilmente la risposta non sta nella mitizzazione di un super-leader in grado di fare miracoli, ma nel riconoscere che il governo della tecnologia richiede competenze diverse ed eterogenee, sia all’interno dei sistemi informativi che fuori. Il percorso non è dissimile da quello che si è vissuto in molti altri campi dell’attività umana. Per costruire una casa, fino a qualche secolo fa, era sufficiente che vi fosse un carpentiere esperto e una squadra di operai. Di fronte alla crescente complessità degli edifici moderni, la risposta non è stata quella di creare dei super-carpentieri in grado di fare tutto e governare tutto, ma di strutturare una squadra di professionisti specializzati e governati dal Direttore Lavori. L’analogia tra sistemi informativi ed edilizia si ferma qui, perché l’Information Technology ha la caratteristica di evolversi molto più rapidamente delle tecniche edilizie e quindi di rendere più difficile la cristallizzazione di un’organizzazione e di figure professionali definite. È verosimile però immaginare, e molte organizzazioni si stanno già muovendo in questa direzione, che il CIO assumerà sempre più un ruolo di leader strategico e di “governatore”, supportato da una serie di figure professionali interne ai sistemi informativi e in coordinamento con altre figure esterne, ma che dovranno possedere competenze digitali importanti. Il nuovo CIO avrà quindi verosimilmente un nome diverso e si dovrà contornare di professionisti di elevata professionalità, dalle figure più operative, agli architetti, agli esperti di processo. La relazione tra il CIO e i suoi riporti e “il business” cambierà, perché sempre più nasceranno degli e-Leader al di fuori dei sistemi informativi (o di quello che i sistemi informativi diverranno come funzione di governo della tecnologia) con ampie competenze digitali e di business insieme. Proprio per aiutare questa non facile transizione, AISIS (in collaborazione con AICA e SDA Bocconi), ha avviato nel 2015 l’eHealthAcademy con dei percorsi di formazione, qualificazione e certificazione per i professionisti ICT e per i C.I.O. in particolare. Se volete saperne di più, un buon punto di partenza è, per chi potrà esserci, il convegno AISIS del 13-14 Ottobre a Cagliari. Per chi non potesse essere presente a Cagliari (o seguire in streaming l’evento), un altro modo per approfondire gli argomenti visti è la pagina dedicata all’eHealthAcademy 2016 nel sito di AISIS.
Dalla stessa pagina potrete anche scaricare “Il Bushido del C.I.O.”, in cui abbiamo tentato di raccontare, attraverso sette storie di persone vere, come i C.I.O. (molti dei quali hanno fatto parte del percorso dell’eHealthAcademy) stanno cercando di interpretare il loro ruolo in un contesto mutevole e complesso. Questo non li esime dall’avere competenze tecnologiche, ma richiede molto di più: per governare strategie, architetture, programmi di IT Transformation e nel contempo il day-by-day delle operation IT, servono dei leader a tutto tondo e forse serve anche avere un “codice etico” e una consapevolezza delle proprie responsabilità. Perché, come diceva un mai abbastanza citato saggio che ha formato generazioni di C.I.O., “da grandi poteri, derivano grandi responsabilità” (Ben Parker).
[1] L’eHealthAcademy è il percorso lanciato da AISIS e AICA nel 2015 per la formazione, la qualificazione e la certificazione dei professionisti ICT. Per maggiori informazioni si veda: “L’insostenibile Leggerezza del C.I.O.”, scaricabile qui