Il decalogo dell’innovazione che viene dalle città e dalle comunità locali
Da un incontro tra assessori all’innovazione, ecco un “decalogo” proposto alla discussione. Quello che va ritrovato non è cosa fare, quello lo sappiamo, ma il “come fare” e la consapevolezza della centralità di questo impegno per l’innovazione sia dal punto di vista dello sviluppo sia da quello della tenuta democratica delle istituzioni
13 Ottobre 2016
Carlo Mochi Sismondi, presidente Fpa
Lo scorso 3 ottobre
l’assessora a “Roma semplice”, Flavia Marzano ha riunito in Campidoglio un drappello
di colleghi assessori e assessore per confrontarsi su come fare innovazione
nelle cità e nelle comunità locali in tempi di ristrettezze come questi e in
presenza di un marcato raffreddamento delle politiche nazionali per le “smart
city”. Flavia mi ha chiesto di coordinare il dibattito e ho potuto quindi, in
diretta” trarne fuori quelli che a me sono sembrati i punti fondamentali.
Questo lavoro troverà probabilmente proprio oggi un suo sbocco nella
Commissione Innovazione di ANCI che si riunisce a Bari nell’ambito della 33^
Assemblea dell’Associazione dei Comuni.
Ne è uscito il decalogo che vi sottopongo e che, seppure liberamente tratto dalla discussione del 3, è frutto della mia interpretazione. Molte delle cose che leggerete sotto sono già note da tempo, alcune un po’ meno. Quello che va ritrovato, e in fretta, non è cosa fare, quello lo sappiamo, ma da una parte il “come fare”, dall’altra la consapevolezza della centralità di questo impegno per l’innovazione sia dal punto di vista dello sviluppo sia da quello della tenuta democratica delle istituzioni. Innovazione deve voler dire sempre più non gadget tecnologici, ma impegno per l’open government, per la partecipazione, per la coesione sociale, per la crescita del benessere equo e sostenibile dei nostri territori. Ne parleremo a lungo nei due giorni di IcityLab a Bologna (vedi box in calce).
Ecco i dieci punti, mi piacerebbe sapere che ne pensate:
Un decalogo per l’innovazione
1 – GLI INNOVATORI,
QUANDO SERVE, COPIANO
Non facciamo tutti le stesse cose, copiamo, scambiamoci esperienze, aggreghiamoci
per obiettivi comuni. Ciascun comune ha un certo numero di innovazioni che ha
realizzato meglio degli altri e altre cose che non ha ancora affrontato.
Imparare gli uni dagli altri vuol dire mettere in moto un circuito virtuoso che
permette anche di evitare errori e accelerare i processi. Per far questo è però
necessario:
- Avere piattaforme di conoscenza: usiamo quella dell’ANCI e popoliamola con le nostre migliori best practice
- Rivedere le regole del procurement che spesso impongono di ricominciare ogni volta da capo, come se tutto fosse nuovo
- Creare momenti di confronto e scambio online (un blog dell’innovazione nei comuni) e in presenza (un road show tra i comuni)
2 – LE COMPETENZE TECNOLOGICHE NON BASTANO, MA SENZA NON SI FA INNOVAZIONE
Favoriamo quindi l’assunzione di nuove professionalità con nuove competenze tecniche, perché il problema non è nelle tecnologie, ma se si è troppo ignoranti è anche lì. Sblocchiamo il turn-over e diamo ai dirigenti dei comuni la responsabilità di assumere i migliori. Curiamo la formazione del personale dei comuni, specie di quelli medio-piccoli. Aggreghiamo i piccoli e i piccolissimi comuni e permettiamo loro di avere professionalità adeguate. Affianchiamo i processi formativi con azioni di empowerment dell’amministrazione, di costruzione di community professionali, di coinvolgimento attivo delle strutture.
3 – NON METTIAMO VINO
NUOVO IN BOTTI VECCHIE
Curiamo la sostenibilità organizzativa delle innovazioni cambiando e adattando
i modelli organizzativi in modo che siano adeguati al cambiamento (abbattiamo i
silos).
Sosteniamo la standardizzazione dei processi, della modulistica, delle
procedure copiando dai più bravi.
Adattiamo l’organizzazione del comune all’innovazione e non viceversa. Curiamo con attenzione l’enforcement,
ossia il quadro delle regole (statuti, regolamenti, ecc.) perché sia coerente
con l’innovazione.
4 – L’INNOVAZIONE
NELLE COMUNITA’ LOCALI E NELLE CITTA’ È UN FATTO COLLETTIVO
Non esistono smart city senza smart citizen e non esiste innovazione se non si
esce dal Municipio e non si mettono in moto processi di engagement delle vaie
componenti della società: imprese, finanza, ricerca e università, camera di
commercio, associazioni della cittadinanza organizzata, volontariato, ecc. La PPP non è un’opzione, ma l’unica strada
per fare davvero innovazione.
5 – PRETENDIAMO DI
UTILIZZARE PER L’INNOVAZIONE LE RISORSE AD ESSA DEDICATE
Sfruttiamo appieno le risorse del PON Governance per il rafforzamento
amministrativo. Adattiamo il PON Metro e il PON Governance alle esigenze
dei comuni, considerando le città metropolitane come aggregatori.
Rifiutiamo con decisione la “bufala” dell’innovazione a costo zero e delle
riforme da fare con la clausola dell’invarianza finanziaria: per innovare
bisogna investire. I risparmi arriveranno e il ritorno sull’investimento (ROI)
potrà anche essere breve, ma prima è necessario stanziare risorse umane,
strumentali e finanziarie
6 – L’INNOVAZIONE È
SEMPRE APERTA
Curiamo la pubblicazione degli open data attraverso l’empowerment
dell’amministrazione e l’engagement dei cittadini e delle imprese: è un grande
motore d’innovazione.
Favoriamo sempre i processi di partecipazione consapevole ed informata.
7 – PER INNOVARE E’
NECESSARIO CONOSCERE A FONDO DA DOVE PARTIAMO
Promuoviamo
sempre un censimento e un’analisi rigorosa dei dati, degli applicativi, dei
data center perché troppe cose rischiano di
sfuggirci. Poi confrontiamola con un benchmark diacronico (come siamo
evoluti nel tempo, quanto è grande la nostra legacy, ecc.) e sincronico,
rispetto ai comuni omogenei dimensionalmente e/o geograficamente.
8 – L’INNOVAZIONE NON
E’ TOP-DOWN O BOTTOM-UP E’ CIRCOLARE.
La strategia nazionale prevede che il livello nazionale detti to-down regole di
interoperabilità, usabilità, standard, ontologie per le infrastrutture
immateriali (SPID, ANPR, pagamenti, FSE, ecc.) e che il livello locale integri
soluzioni “plug&play” per implementare tali infrastrutture creando poi
servizi per gli ecosistemi. Complessivamente va bene ma non deve diventare una gabbia
rigida perché l’innovazione è circolare e i comuni e le regioni devono lavorare
assieme in grandi progetti Paese mettendo a sistema le buone pratiche già
sviluppate che non sono al centro, ma nei territori
9 – L’INNOVAZIONE E’
FATTA DALLE PERSONE
Analizziamo l’impatto delle tecnologie sul lavoro e sui lavoratori pubblici. Rendiamo
l’innovazione partecipata ed “empatica”. Badiamo più ai comportamenti che alle
norme.
10 – L’INNOVAZIONE E’
SEMPRE POLITICA, MA NON E’ DI PARTE
Innovare in una comunità locale vuol dire avere una visione olistica del futuro
di una città o di un territorio, è quindi un fatto eminentemente politico. Ma
tesa come’è al benessere equo e sostenibile dei cittadini essa supera le
contrapposizioni di parte e favorisce una collaborazione ed uno scambio tra
tutti.
Il 20 e il 21 ottobre ci incontriamo a Bologna (Bologna Fiere) per fare il punto sul tema delle città. Dopo quattro edizioni di Smart City Exhibition, quest’anno cambiamo sostanzialmente format e programma, focalizzandoci sugli strumenti di analisi e governance degli ecosistemi urbani . Ecco quindi ICityLab – dove la “I” evoca Innovazione, Inclusione, Interazione, Intelligenza – è un’iniziativa di FPA che nasce per offrire supporto a tutti coloro che, ai diversi livelli, lavorano per rendere le nostre città più “intelligenti”, ovvero più vivibili, sostenibili, inclusive, competitive. ICity Lab si rivolge quindi ad amministratori, politici, imprese, associazioni, cittadini e vuole offrire a tutti loro strumenti, spunti di lavoro e occasioni di confronto sui diversi temi e ambiti che caratterizzano, a livello nazionale e internazionale, la discussione sulle città.
Per leggere il ricco programma della manifestazione e per iscrivervi: http://icitylab.eventifpa.it/