Il governo della peer administration

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L’amministrare 2.0 può superare il trade-off tra efficienza e democrazia? La tesi di Daniela Pillitu – funzionario della Regione Autonoma Sardegna e autrice del volume "La partecipazione civica e la creazione di valore pubblico" – è che attraverso il modello della peer administration si può creare valore pubblico, migliorando gli outcome e risparmiando risorse. Ma, precisa "l’amministrazione 2.0 richiede sforzi e approcci manageriali nuovi. A partire dall’identificazione di indicatori che tengano conto di diverse e bilanciate prospettive". Si apre così una interessante prospettiva sul “public management 2.0”. L’appuntamento  è alla non-Conferenza Amministrare 2.0, il 18 maggio a FORUM PA 2010.

5 Maggio 2010

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Daniela Pillitu*

Articolo FPA

L’amministrare 2.0 può superare il trade-off tra efficienza e democrazia? La tesi di Daniela Pillitu – funzionario della Regione Autonoma Sardegna e autrice del volume "La partecipazione civica e la creazione di valore pubblico" – è che attraverso il modello della peer administration si può creare valore pubblico, migliorando gli outcome e risparmiando risorse. Ma, precisa "l’amministrazione 2.0 richiede sforzi e approcci manageriali nuovi. A partire dall’identificazione di indicatori che tengano conto di diverse e bilanciate prospettive". Si apre così una interessante prospettiva sul “public management 2.0”. L’appuntamento  è alla non-Conferenza Amministrare 2.0, il 18 maggio a FORUM PA 2010.

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Il contesto
In un momento storico, come quello attuale, dove l’uso delle tecnologie informatiche e telematiche sta rivoluzionando i sistemi sociali ed economici, nella loro complessità e flessibilità, appare particolarmente rilevante interrogarci sul ruolo giocato dalle amministrazioni pubbliche nel difficile processo di creazione di valore, in termini di miglioramento della qualità della vita.
La tecnologia rappresenta, senza ombra di dubbio, uno strumento a vantaggio delle condizioni operative pubbliche che devono essere economiche e, quindi, efficienti ed efficaci. Il principio economico del “minimo mezzo” si sta manifestando in modo sempre più pressante sia nei contesti privati che in quelli pubblici. Le amministrazioni pubbliche devono, infatti, essere in grado di rispondere efficacemente agli illimitati, mutevoli e non standardizzabili bisogni della collettività, mediante l’impiego delle scarse risorse economiche e strumentali di cui dispongono.

Dalla peer production alla peer administration
I principi alla base del paradigma del goverment 2.0, ossia la trasparenza, la partecipazione e la collaborazione[1], sono certamente elementi cardine su cui far leva per sviluppare migliori strategie di azione pubbliche. Il governo partecipato (governance), indipendentemente dal livello di tecnologia utilizzato, rappresenta una nuova frontiera dell’amministrazione pubblica. Il termine inglese “peer production[2], utilizzato per identificare il nuovo approccio alla creazione di valore, del tipo 2.0, può certamente essere esteso all’amministrazione pubblica, interattiva ed aperta, che diviene una sorta di “peer administration” (amministrazione alla pari), dove l’amministrazione e la società civile sono partners nel processo di creazione di valore pubblico. La partecipazione civica alla definizione delle politiche potrà agevolare l’identificazione più appropriata dei problemi e bisogni da affrontare, mentre la collaborazione degli utenti e dei cittadini nell’erogazione dei servizi (in applicazione del principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale) potrà comportare risparmi per le finanze pubbliche.

I processi decisionali pubblici inclusivi, la coproduzione dei servizi e la valutazione partecipativa di politiche e servizi pubblici dimostrano come il sistema di governo pubblico sia realizzato con la collaborazione della società civile, in modo più flessibile e meno pianificato e, soprattutto, maggiormente indirizzato all’incentivazione di atteggiamenti civici positivi e non rivolto esclusivamente al condizionamento dei comportamenti interni alle strutture organizzative.

Superare il trade off democrazia – efficienza
I principi costituzionali della democrazia e della partecipazione civica trovano così applicazione in un governo pubblico sempre più orientato ai risultati in termini di outcome (soddisfazione e impatti); dove l’interazione tra i diversi stakeholders richiede la creazione di un clima di fiducia e legittimità ed un approccio olistico al governo delle amministrazioni pubbliche, per poter superare il trade off esistente tra democrazia ed efficienza (così come asserito dai nuovi approcci allo studio dell’economia delle amministrazioni pubbliche, quali la Public Governance ed il Public Value Management[3]).
L’arduo tentativo di innovazione dell’amministrazione pubblica richiede strategie operative collaborative di tipo multi-canale, in un ciclo di apprendimento continuo. Essa deve catalizzare le risorse impiegate nei processi di condivisione e creazione di valore, in un sistema economico e sociale di tipo orizzontale, dove tutti gli attori, con ruoli diversi, danno il loro contributo.

La sfida è ardua, ma non impossibile. Lo dimostra il fatto che l’argomento susciti interesse e che molte amministrazioni si stiano indirizzando verso questa meta. Come tutte le sfide richiede tempo e, soprattutto, serio impegno da parte delle persone che, come dice Osimo, “fanno la differenza”. Il rischio che si deve evitare è che la partecipazione sia considerata solo uno slogan elettorale finalizzato al consenso e non, come si dovrebbe, una risorsa strategica su cui investire per creare valore aggiunto.
L’amministrazione alla pari richiede notevoli sforzi manageriali sul piano:

  • Culturale (con lo sviluppo del senso civico da parte dei politici, dei manager e tecnici pubblici, delle imprese e dei cittadini singoli o associati)
  • Organizzativo (con l’implementazione di sistemi interattivi di controllo dei processi partecipativi, in modo da assicurarne l’efficienza e l’efficacia, anche mediante l’analisi dei costi e dei benefici)
  •  Strumentale (con l’utilizzo di software open source, open data, social network)

Prospettive di lavoro
In particolare, si vuole evidenziare come l’implementazione di sistemi di controllo delle performance raggiunte richieda l’identificazione di indicatori che tengano conto di diverse e bilanciate prospettive, quali: l’analisi dei processi partecipativi, la visione dei cittadini comakers, il capitale economico investito ed il capitale sociale creato. L’investimento pubblico in capitale sociale, ossia nello stimolare e mantenere le reti di relazione tra le persone, sia che avvengano online o in modo face to face, è, infatti, un elemento che, accanto alla tutela del capitale economico, potrà permettere lo sviluppo del valore pubblico.

L’area del management pubblico 2.0 merita, pertanto, particolare attenzione e gli aspetti da considerare ed approfondire sono molteplici, se si vuole veramente realizzare una nuova era dell’amministrazione pubblica che “diriga” il complesso processo di innovazione sociale, culturale ed economica a livello locale e globale.

*dottore di ricerca in economia e gestione aziendale Università di Cagliari, funzionario Regione Autonoma Sardegna, Assessorato Programmazione. Autrice del testo "La partecipazione civica alla creazione di valore pubblico", Franco Angeli, 2009.


[1] Così come indicato nella Dichiarazione di Malmo sulle politiche europee di e-government il 18 novembre 2009.
[2] Sul fenomeno della “peer production” vedere “Wikinomics- La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo” di Tapscott D. e Williams A.D., Etas Libri, Milano, 2007.
[3] Vedere “Creating public value. An analytical framework for public service reform” di Kelly G., Mulgan G. e Muers S., Strategy Unit cabinet, UK, 2002; “Adding Public Value:A new era of contractual governance” di O’Flynn J., Institute of Public administration, Australia National Conference, 2004 e “Public Value management (PVM): a new resolution of the democracy/efficiency tradeoff”, Institute for political and economic governance, University of Manchester, 2004.

 

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