Il MePA vola a 2 miliardi di euro, risparmi alla PA per 150 milioni nel 2015
L’attività degli operatori è strettamente correlata alla “vitalità” delle amministrazioni sul territorio. Maggiore è la spinta delle amministrazioni, maggiore è la propensione delle imprese a investire tempo e risorse nel MePA
20 Gennaio 2016
Enrico Martini, Mise
Il 2015 è stato per il Mercato elettronico della PA (MePA) un anno di grande crescita: il valore degli acquisti gestito dalla Consip ha superato i 2 miliardi di euro, registrando un incremento del 39% rispetto al 2014. Di questi, il 25% è relativo ad acquisti effettuati da Amministrazioni centrali e la quota maggioritaria (75%) dalle Amministrazioni locali (enti locali, enti sanitari, università).
Il numero dei contratti stipulati attraverso il MePA è aumentato da 523mila a 650mila (+24%). Circa il 25% dei contratti è stato concluso con la modalità della “Richiesta di offerta” (che consiste in mini gare telematiche), mentre il resto deriva da “Ordini diretti”. In valore, i contratti conclusi con “Richiesta di offerta” pesano per il 65% (1.343 milioni di euro) rispetto al 35% di quelli conclusi con “Ordini diretti” (697 milioni di euro).
Nell’ultimo anno sono stati oltre 39mila i ‘buyer’ pubblici che hanno effettuato almeno un acquisto, con una crescita del 19% rispetto all’anno precedente.
C’è una ripartizione geografica sostanzialmente uniforme del tasso di attività delle diverse amministrazioni. Un dato che va letto considerando che nel Centro si concentrano gli acquisti centralizzati delle sedi dei Ministeri.
Molto significativo anche lo sviluppo dell’offerta. I fornitori abilitati sono oggi quasi 55mila, con una crescita del 50% rispetto al 2014.
Attraverso il Mercato elettronico ciascun operatore, indipendentemente dalle dimensioni, riesce a proporre la sua offerta commerciale anche al di là della presenza fisica sul territorio. Il 99% dei fornitori è rappresentato da piccole e medie imprese (72% micro, 23% piccole, 4% medie).
Questo risultato è stato ottenuto anche grazie a una serie di normative volte a favorire ulteriormente la partecipazione delle PMI. Tra queste l’eliminazione del requisito di capacità economico/finanziaria per le imprese che si abilitano (in favore soprattutto delle micro imprese e delle start-up); la possibilità di abilitazione per le Reti di impresa, per gli aderenti alle associazioni di tipo non ordinistico e, quindi, più in generale, per chi svolge attività professionale non organizzata ai sensi della legge 4/2013.
L’attività degli operatori è strettamente correlata alla “vitalità” delle amministrazioni sul territorio. Maggiore è la spinta delle amministrazioni, maggiore è la propensione delle imprese a investire tempo e risorse nel MePA. Non a caso, le imprese del Lazio e della Lombardia rappresentano oltre il 50% delle imprese abilitate.
Gli articoli disponibili, suddivisi in 30 bandi merceologici, hanno superato quota 7,5 milioni (+38% rispetto al 2014), confermando il MePA come il mercato elettronico destinato alle amministrazioni pubbliche più grande d’Europa.
Per quanto riguarda i risparmi della PA, oltre alla riduzione dei prezzi d’acquisto stimata in circa 150 milioni di euro, tale mercato centralizzato ha prodotto per le amministrazioni che lo utilizzano riduzioni di costo valutabili in centinaia di milioni di euro, legati alla dematerializzazione del processo e alla riduzione dei tempi e costi per la procedura d’acquisto.
In conclusione, il MePA si conferma il principale canale di accesso agli acquisti pubblici sotto la soglia comunitaria e ogni anno che passa batte il proprio record, dimostrandosi sempre più vitale, efficiente e aperto all’accesso delle imprese innovative per fornire qualità, efficienza e risparmi alla PA.