Il nuovo ciclo di infratel: in due anni 500 centrali in fibra

Home PA Digitale Il nuovo ciclo di infratel: in due anni 500 centrali in fibra

In una recente intervista al Corriere delle Comunicazioni Domenico Tudini, Presidente di Infratel dal 2007, annuncia i nuovi piani di sviluppo della banda larga della società.

26 Novembre 2009

D

Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

In una recente intervista al Corriere delle Comunicazioni Domenico Tudini, Presidente di Infratel dal 2007, annuncia i nuovi piani di sviluppo della banda larga della società.

Infratel è la società costituita nel 2003 da Sviluppo Italia (società del Ministero per lo Sviluppo economico), d’accordo con gli operatori e con i governi regionali, con l’obiettivo di cablare le regioni del Mezzogiorno, ma fino a qualche anno fa le sue sorti erano piuttosto discusse e, soprattutto, legate alle incertezze "dell’impero" di Sviluppo Italia.

Con la riorganizzazione di Sviluppo Italia, che due anni fa è diventata Invitalia perdendo gran parte delle sue società satellite e trasformando completamente la struttura societaria, sembra che, finalmente, anche Infratel abbia ripreso vigore.

Tudini afferma che nonostante il lavoro fatto fino al 2007 si possa considerare risibile (poco più di cento centrali attivate in tre anni), da quando è lui a guidare la società le cose sono cambiate nettamente e a dimostrarlo sono le 200 centrali attivate dopo il suo insediamento. D’ora in poi, anche grazie al dibattito che si è aperto in questi mesi attorno allo sviluppo delle infrastrutture di rete di nuova generazione, i programmi di Infratel subiranno un’ulteriore accelerazione. A fine 2011 la rete italiana dovrebbe poter contare su altre 530 centrali in fibra.

Per saperne di più sul Piano Romani-Brunetta sulla Banda Larga naviga su Saperi PA

In cassa la società ha ancora una ottantina di milioni della dotazione iniziale (240 milioni dal CIPE e 40 milioni dal fondo per le regioni) a cui si potrebbero aggiungere i 154 milioni dei fondi europei destinati allo sviluppo delle zone rurali annunciati qualche giorno fa dal Ministro Zaia, senza contare gli 800 milioni del CIPE conteggiati nel piano Romani ed ancora bloccati.

Al giornalista del Corriere delle Comunicazioni che chiede a cosa è dovuto questo improvviso sprint dell’azienda Tudini risponde che è cambiato lo scenario: "Le regioni del Centro-Nord stanno collaborando con noi, a differenza di quelle del primo intervento. Secondo, i decreti legislativi di luglio hanno snellito molto le autorizzazioni da chiedere agli enti per fare i lavori. Terzo, adotteremo tecnologie di scavo innovative, come le mini trincee, che velocizzeranno i lavori. Quarto, sfrutteremo anche infrastrutture già presenti, di enti pubblici e di operatori. Abbiamo fatto una gara ad hoc, chiedendo agli operatori di farci usare le loro infrastrutture".

…eppur si muove (?)

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!