Il ruolo (e le sfide) del Sistema Pubblico di Connettività per i servizi di Crescita digitale
Un rischio è quello di avere dei Comuni pronti ad operare con ANPR per poi trovarsi di fronte al problema della carenza di banda che non permetterebbe di garantire con continuità il servizio anagrafico. Per lo stesso motivo, i Comuni che si cimentano nell’adozione di servizi in Cloud si troverebbero ostacolati nell’adozione delle nuove soluzioni
15 Giugno 2016
Luca Rea, Fondazione Ugo Bordoni
Finalmente tutti i nodi legati ad SPC si sono sciolti ed è possibile per le Pubbliche Amministrazioni, centrali o locali, sottoscrivere contratti e servizi di connettività. Dopo una prima fase di aggiudicazione molto complicata, finalmente sarà possibile dare vita ai nuovi contratti, dando così spazio alla possibilità per le singole Amministrazioni di sottoscrivere contratti sulla base delle proprie esigenze. Va da se, che nel mentre, le nuove iniziative previste in seno all’Agenda Digitale sono andate avanti, talvolta generando anche nuove esigenze, non contemplate all’interno del bando da poco definitivamente aggiudicato.
E’ il caso dei nuovi servizi promossi da AgID: ANPR, Conservazione Sostitutiva, Pago PA, Fatturazione Elettronica, Italia Login, SPID, sono solo alcuni dei servizi che verranno erogati dalle Amministrazioni e che agevoleranno il rapporto con esse. Va da se che oltre alla possibilità di sottoscrivere contratti per connettività e servizi, una volta ingaggiate le regole di SPC si apre un fronte nuovo, vale a dire la qualità del servizio erogato, con l’onere da parte del fornitore di garantire ciò che poi effettivamente è sancito nei contratti.
I nuovi servizi infatti, sebbene singolarmente necessitano di una banda relativamente modesta, nel loro complesso hanno bisogno di una capacità più grande e che deve avere un livello prestabilito di qualità garantita, pena il funzionamento a singhiozzo dei servizi erogati dalla PA verso i cittadini o tra le stesse Pubbliche Amministrazioni.
Ma chi controlla la banda erogata dal fornitore? Come si può giudicare idonea la connessione disponibile per un servizio o per una somma di servizi?
E’ proprio da queste domande che è necessario cominciare una riflessione, con lo spirito di capire se e come le infrastrutture e la connettività possano essere idonee per garantire lo sviluppo di quanto previsto nella strategia Digitale. Quindi, se da un lato sono pronti, o in procinto di esserlo, tutti quei servizi che finalmente snelliscono e razionalizzano i processi, dall’altro ci troviamo di fronte all’annoso problema di connettività non sempre disponibile alle Amministrazioni Locali, cosa che può accadere ad esempio ai Comuni.
Si corre il rischio di avere dei Comuni pronti ad operare con ANPR per poi trovarsi di fronte al problema della carenza di banda che non permetterebbe di garantire con continuità il servizio anagrafico. Per lo stesso motivo, i Comuni (soprattutto quelli di piccole dimensioni) che si cimentano nell’adozione di servizi in Cloud, al fine di razionalizzare le proprie infrastrutture e diminuire i costi, si troverebbero ostacolati nell’adozione delle nuove soluzioni.
Le linee guida del Sistema Pubblico di Connettività sono in fase di ridefinizione in attesa della nuova versione del Codice dell’Amministrazione Digitale.
Le parole chiave dei processi di innovazione che coinvolgono la P.A. sono la razionalizzazione delle infrastrutture e la semplificazione dei processi cooperativi. Per questo motivo sembra che l’orientamento più attendibile sia quello di far convergere gli standard di interoperabilità della PA verso quelli definiti a livello europeo (es. programma ISA della Commissione Europea), anche nell’ottica di compatibilità e cooperazione tra servizi degli Stati Membri UE.
L’adeguamento alle raccomandazioni europee porta infatti ad una diversificazione rispetto alle soluzioni attuali per il raggiungimento di un determinato livello di sicurezza e interoperabilità tra le PP.AA. Attualmente le varie Amministrazioni comunicano tra loro attraverso le Porte di Dominio (PdD), ovvero delle infrastrutture che funzionano da Gateway tra il dominio di rete della singola PA ed il resto della rete SPC. Le PdD sono degli elementi certificati che garantiscono l’uniformità dei messaggi scambiati tra le PP.AA, il corretto indirizzamento degli stessi, la certificazione dell’autenticità, la cifratura e l’integrità dei dati scambiati in aggiunta al loro tracciamento. Tuttavia il perfetto funzionamento della rete di cooperazione lo si otterrebbe solo nel momento in cui tutte le PP.AA, soprattutto quelle locali, fossero dotate di PdD, obiettivo che purtroppo non è stato ancora raggiunto. I piccoli enti hanno difficoltà a cooperare con le Amministrazioni Centrali ed è invece necessario rendere più fluidi proprio questi rami di comunicazione; la nuova definizione del Sistema Pubblico di Connettività ha il compito di intervenire in questa direzione. La moltiplicazione degli scambi di informazione tra le PA locali e le PA centrali sono fondamentali per la costituzione di un sistema di raccolta centrale dei dati pubblici, verso un sistema CLOUD della PA con tutti i conseguenti vantaggi a livello di razionalizzazione delle infrastrutture ed eventuali sgravi di costo per tutti i piccoli enti locali.
In questo quadro si intravede un’intensificazione su vari fronti dei servizi online per il cittadino, motivo per il quale sarà necessario che tutte le Pubbliche Amministrazioni siano sempre connesse al fine di garantire un pieno dinamismo nella gestione dei dati pubblici.
SPC è un decalogo di servizi di connessione ed in alcuni casi di servizi ICT che ogni singola amministrazione può sottoscrivere, ma come si fa nei casi in cui esiste la forma contrattuale ma non l’oggetto del contratto? Come si fa con le realtà in digital divide? Come si può erogare un numero sempre crescente di servizi se poi non vi è banda sufficiente per erogarli?
Per gli utenti finali ad esempio esiste il progetto MisuraInternet che tramite Ne.Me.Sys, strumento voluto da AGCOM e realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni, impone agli operatori di TLC e agli internet Service Providers di rispettare i parametri contrattuali sugli indicatori di qualità. Tra questi i più importanti sono Banda (velocità di connessione) e ritardo, due parametri fondamentali nella fruizione dei servizi in Cloud, come ad esempio i SaaS. A questi, ma solo nel caso delle PP.AA. andrebbe poi aggiunto il parametro di disponibilità del servizio e più in generale andrebbe contemplato il concetto di resilienza.
In conclusione il nuovo sistema pubblico di connettività rischia di mettere in piedi una macchina efficiente che si affida però a degli ingranaggi già vecchi al momento della nascita. Il rischio è quello di dover affrontare numerose opere correttive, rischio che però può essere controllato solo con un opportuno monitoraggio del servizio erogato.
Nel contesto attuale assumono un ruolo fondamentale gli studi di fattibilità, del resto già previsti nei decreti legislativi vigenti quando si parla di progettazione, sviluppo e gestione dei sistemi informativi della PA.
Gli studi di fattibilità (che come dice la legge possono essere anche dati a terzi) debbono tenere conto anche degli aspetti di connettività al fine di non dover poi “gestire” un progetto il cui successo si basa su uno scheletro instabile. Di fatto il monitoraggio è relativo, per come definito nella legge, alla realizzazione e gestione del sistema informativo, tuttavia essendo sistemi informativi e connettività intrinsecamente legati i nuovi servizi non possono prescindere da una adeguata capacità di banda. In ambito PA in generale con il termine monitoraggio si intende l’osservazione dello sviluppo dei progetti, in questo caso invece il termine andrebbe inteso in senso lato, allargando il significato anche al monitoraggio dell’infrastruttura di rete che costituisce lo scheletro dei nuovi servizi che si intende lanciare.
L’osservazione continua dello stato di operatività della rete è un elemento chiave che è opportuno integrare nei progetti operativi previsti nell’Agenda Digitale.