Il web e la trasparenza tra ideali e realtà: letio di Lawrence Lessing a Roma
L’11 marzo scorso a Roma centinaia di persone hanno ascoltato la lectio di Lawrence Lessing alla Camera dei Deputati organizzata dal progetto Capitale Digitale.
Sulla pagina di facebook dedicata all’iniziativa è possibile leggere l‘intervento introduttivo di Gianfranco Fini.
15 Marzo 2010
Redazione FORUM PA
L’11 marzo scorso a Roma centinaia di persone hanno ascoltato la lectio di Lawrence Lessing alla Camera dei Deputati organizzata dal progetto Capitale Digitale.
Sulla pagina di facebook dedicata all’iniziativa è possibile leggere l‘intervento introduttivo di Gianfranco Fini.
Riportiamo qui sotto la trascrizione dell’intervento i Lessing a cura di Federico Guerrini pubblicata da lastampa.it
Molte grazie presidente, è un grande piacere per me avere la possibilità di parlare del tema in un modo che credo andrà a integrare quanto ha appena detto lei. Voglio cominciare con tre racconti: il primo comincia nel 1976, ero un giovane adolescente ossessionato da questa ideologia, non perché fossi comunista in realtà ero di destra, ero un grande fan di Ronald Reagan e non è che stessi a favore di questo però era un’ossessione. Quando sono arrivato in Italia, la passione che c’era verso questa ideologia, mi ha portato a fare un viaggio come studente universitario attorno a tutti i paesi dell’ex blocco sovietico, forse vi ricordate che si portavano dei simboli dell’Occidente in questi paesi, per esempio la gomma da masticare e le sigarette che si regalavano viaggiando nell’Europa orientale. Quando sono arrivato in Bulgaria, l’ultimo dei Paesi in cui mi sono recato ho trovato un parco giochi dove c’erano dei bambini e sono andato al parco giochi per offrire loro della gomma da masticare e mi ha stupito che i bambini hanno preso la gomma da masticare ma non avevano idea di cosa fosse. Non avevano mai visto la gomma da masticare, erano stati così esclusi dell’Occidente e di questo mi sono ricordato nel 2005 quando ho avuto la possibilità di tornare in Bulgaria per presentare una relazione, in questo luogo straordinario, si chiama la Casa Rossa e ho parlato con molti giovani bulgari e ho scoperto che nel 2005 erano uguali a tutti i giovani in tutto l’Occidente; sapevano forse di più riguardo a Internet rispetto a molti miei colleghi di Standford in California.
Nel 2003 sono stato invitato a venire a un convegno organizzato da Viacom una delle aziende di media più importanti del mondo a Scottsdal in Arizona, questo posto bellissimo dove dovevo contribuire a una discussione sulla protezione del diritto d’autore e la tecnologia, ma dato che mi si conosceva come l’anarchico del diritto d’autore è stato un po’ come gettare un cristiano ai leoni perché i dirigenti della Viacom hanno pensato che era loro dovere picchiarmi retoricamente e quindi questo executive è stato così duro che dopo l’incontro mi ha mandato delle scuse formali, ma dopo l’incontro e le critiche feroci che mi erano state rivolte dei dirigenti della Viacom, una serie di giovani della Viacom mi hanno preso da parte e mi hanno detto che bisogna capire che qui siamo in Cina e noi aspettiamo che muoiano e poi andremo al potere noi.
Infine, nel 2001 ho cominciato ad avere dei contatti con dei giovani studenti francesi sui temi che riguardano la cultura libera e il software libero, la mia idea della Francia si è formata dall’incontro con questi studenti e l’anno scorso sono stato invitato al palazzo dei Papi ad Avignone. Dovevo parlare ai leader dell’industria culturale francese. Ho fatto la mia presentazione e c’è stata una risposta che mi ha lasciato stupito, mi hanno detto: “è stata una lezione eccezionale forse più interessante che abbia mai sentito”, ma erano in completo disaccordo con tutto quello che avevo detto. Questo ha stupito me, perché non avevo detto niente con cui qualcuno potesse essere in disaccordo, avevo detto delle cose banalissime. Quindi volevo capire che cosa fosse stato che aveva portato a questo disaccordo da parte di queste persone, per cui ho seguito i leader a una discussione con gli studenti. C’erano diversi studenti che si sono alzati una volta e hanno formulato delle domande riguardo a Internet a questi leader del settore culturale francese, domande che mi sembravano chiarissime e uno alla volta questi studenti sono stati corretti e rimproverati da questi leader perché dicevano che non avevano capito niente sul futuro. E infatti uno dei leader ha detto “il mio lavoro è quello di difendere gli usi che si stanno perdendo ” e dopo di ciò, uno degli studenti ha detto: “Questo è sempre stato il sogno dei dinosauri”. Quindi, la separazione che vediamo nel mondo oggi, non è tanto una divisione fra le nazioni, ma più una separazione fra le generazioni.
La separazione fra i componenti della generazione Y nei diversi paesi in cui vive, è minore rispetto alla separazione che abbiamo noi con i giovani all’interno dei paesi in cui viviamo. È un divario grande e sta crescendo. Quindi se legiferiamo per noi, tendiamo a legiferare contro di loro. Ma dobbiamo capire che la legge della natura dice che noi non li sconfiggeremo. L’unica domanda è come ci ricorderanno loro, se ci ricorderanno come dinosauri in un’epoca che sta morendo, e che è già il passato. Questo è un evento in cui vogliamo celebrare la Rete. Di solito preferisco parlare di Internet. Per celebrare l’Internet, prima di tutto dobbiamo cercare di capire che cosa non è. Non possiamo capire Internet se pensiamo a delle applicazioni singole, come non si poteva capire la stampa pensando a dei libri specifici o l’importanza del mercato teorizzato da Adam Smith pensando ai beni che venivano scambiati sul mercato. Internet è una cosa che permette delle cose, come il mercato permetteva delle cose, come la stampa permetteva delle cose. Internet permette delle cose, è una creatura che permette innovazione, una innovazione non progettata e non prevista. Innovazione, quello che altri chiamano la libertà. Che tipo di innovazione? Se l’uomo fosse solo buono, anche l’innovazione sarebbe soltanto buona. Però non c’è bisogno di un professore per ricordarvi che non siamo soltanto buoni; nella nostra società c’è sia il bene che il male e qui, come dappertutto, c’è bene e male. Quindi c’è del bene su Internet, Google, Facebook, You Tube anche i-Tunes, anche se qualcuno lo mette in dubbio, e poi ci sono delle cose che non vanno bene: i virus lo spam, i botnet che si appropriano dei computer, il malware. Queste sono cose maligne e distruttive in tutta la Rete e noi patrocinatori, noi fan di Internet, passiamo troppo tempo ad elogiare il buono e a dimenticare il male. Dobbiamo ricordarci sempre anche del male, per capire come Internet fa diventare la società in cui vivremo. Ci sono tre cose che dobbiamo ricordare: il contesto del diritto d’autore, il contesto del giornalismo e il contesto della richiesta crescente di trasparenza da parte della società. Prima di tutto il diritto d’autore. C’è del bene nel contributo che ha dato Internet al settore creativo in tutto il mondo. Internet ha spinto l’innovazione, l’innovazione ha creato un’enorme varietà nella cultura accessibile a tutti, una varietà commerciale, il mio collega Chris Anderson descrive questo con la dinamica della coda lunga. Internet permette ad una gamma molto più ampia di prodotti creativi di avere successo rispetto a quanto succedesse prima; però permette anche la creatività amatoriale, quella delle persone che creano per amore delle arti e non per i soldi. L’importanza della creatività amatoriale era cara a Jon Philips Sousa, che nel 1906 è andato al Congresso degli Stati Uniti per parlare della “macchina parlante”, come la chiamava, che era per lui alla rovina della creatività. “Queste macchine parlanti rovineranno il futuro della musica in questo paese – è una citazione di quanto ha detto – quand’ero ragazzo davanti ogni casa in questo paese si vedevano dei ragazzi che cantavano le canzoni dell’epoca o delle canzoni vecchie oggi si sentono queste macchine infernali ad ogni ora del giorno e tutta la notte. Noi perderemo le nostre corde vocali, le corde vocali verranno eliminate dal processo di evoluzione, come si è perduta la coda dell’uomo quando si è evoluto dalla scimmia”. Quindi voglio che vi concentriate su quest’immagine, l’immagine dei giovani dell’epoca che stavano insieme e cantavano le canzoni dell’epoca o quelle più vecchie. Persone che partecipavano alla creazione o alla ricreazione della propria cultura. Sousa aveva ragione di temere che non sopravvivesse quell’immagine; la diffusione del vinile, la radiodiffusione, ci hanno trasformato in uditori passivi; però sbagliava se si pensa alle tecnologie del ventunesimo secolo.
Sono delle tecnologie che portano alla ripresa della cultura a cui pensava lui. Vi porto qualche esempio: sono sicuro che qualcuno di voi ha visto questa interpretazione straordinaria del canone In Re, da quando è stato messo su You Tube, più di 70 milioni di persone hanno visto questa interpretazione di un giovane ragazzo che con un berretto da baseball e una chitarra interpreta la propria variazione di questo classico. Da quando è stato pubblicato questo brano, centinaia di persone hanno avuto la stessa idea e hanno prodotto la propria variazione diffondendola sulla stessa piattaforma. Per esempio un ragazzo ha preso la musica dal video per produrre questo, questa ha ispirato qualcun altro a produrre questo… e poi ha ispirato un’altra persona a produrre questo. Chiaramente se Brooklyn lo può fare San Francisco può fare anche meglio. Il fatto è che questo è quello che sognava Sousa quando parlava dei ragazzi che si riunivano per cantare le canzoni dell’epoca. Oggi non lo fanno più fisicamente, ma si riuniscono intorno a una piattaforma digitale che ispira l’altra creatività. È anche grazie alle leggi che regolano questa piattaforma che può prodursi questa creatività, se si applicassero ad essa le stesse regole che vengono applicate ai vecchi media questa creatività sarebbe impossibile. Su YouTube ogni minuto ci sono 20 h di video, anzi, da quando ho iniziato a parlare oggi più di 12 giornate di video sono state caricate su You Tube. Qualsiasi regola che necessitasse la valutazione previa di questo materiale, porterebbe alla chiusura di siti come You Tube. Questo è il bene che è uscito da questa infrastruttura, però c’è stato anche del male, come la pirateria p2p, di autori che non autorizzano la condivisione del proprio materiale. La RIAA dice che ci sono 12,5 miliardi di danni l’anno. Io credo che queste stime siano esagerate, però non c’è bisogno di credere a queste stime; le vendite digitali sono aumentate del 940% mentre le vendite di dischi sono scese del 30%. Io credo che sarebbe giusto per il governo preoccuparsi dei danni che questo comporta per gli artisti ed è sicuro che questa pirateria ha portato dei danni ad alcuni artisti e questo è un male che deriva da questa piattaforma dell’innovazione.
Pensiamo al giornalismo adesso, c’è del bene straordinario che viene prodotto da Internet per il giornalismo, l’innovazione, la varietà delle nuove forme di giornalismo. Su dei siti possiamo vedere delle raccolte di articoli, e poi c’è anche la produzione dilettante di Wikipedia e altri blog. Ma c’è anche del male perché l’aumento di media liberi e gratuiti comporta una pressione sul tipo di giornalismo che è essenziale per la democrazia, il giornalismo d’indagine, il giornalismo basato sulle analisi; se riteniamo che siano importanti cose come il NyT che pubblica i Pentagon Papers. Queste cose appartengono al momento in cui la stampa aveva una forza, la stampa si difendeva nei confronti dei tribunali e questo ha avuto un effetto profondo su quello che pensavamo potesse essere la stampa. Io credo che purtroppo questo tempo sia passato nel mio Paese. Anche se ci sono ancora dei giornali non c’è più la stessa forza, la stessa spina dorsale in questo giornali, pensiamo al fatto che lo stesso New York Times non ha rivelato i dati sull’Iraq finché non è stata confermata l’elezione del presidente Bush. Chiaramente Internet aumenterà la pressione su questo tipo di giornalismo, con la riduzione del finanziamento incrociato alla stampa tradizionale. Questo è un problema per la democrazia.
Pensiamo poi alla questione della trasparenza; anche qui Internet ha prodotto benefici enormi, favorendo l’esplosione dell’efficienza e della trasparenza. L’amministrazione Obama ha esplorato le possibilità di rendere accessibili le informazioni in modo facilmente comprensibile. Data.gov ci presenta tutta una serie di dati che riguardano l’azione del governo, cui si può accedere in modo totalmente gratuito. E poi ci sono informazioni facilmente accessibili grazie a cui gli automobilisti possono trovare dei modi per consumare meno combustibile e anche in Gran Bretagna si rendono disponibili informazioni trasparenti sul funzionamento del Parlamento britannico. La maggior parte di questi progetti sono ottimi per la democrazia. Ma ci sono anche qui dei costi: c’è un lato oscuro di questo movimento verso la trasparenza, vi do un esempio: probabilmente avete visto questo film che parla del debito da carta di credito negli Stati Uniti. Una delle cause principali di questo problema è una legge si chiama legge per la Protezione dei consumatori e Prevenzione dell’abuso da bancarotta. In realtà non c’è protezione dei consumatori, in questa legge, che invece ha avuto l’effetto di rendere impossibile estinguere il debito da carta di credito. Questa legge è stata proposta quando Clinton era presidente, e lui era a favore di essa, ma Hillary Clinton dopo aver letto un articolo sul New York Times ha cominciato a militare contro tale legge, contro tale Bill, ovvero “legge” in inglese, con la b maiuscola. Nonostante la legge fosse stata bloccata in precedenza, quando la signora è diventata senatore, a questo punto aveva ricevuto $ 140.000 in contributi dal settore dei servizi finanziari, quindi cosa fatto? Nel 2001 ha votato a favore di quella terribile legge, per due volte, dando il suo sostegno a questo cambiamento della legislazione. La senatrice Clinton ha detto che non era per i soldi e ha difeso la sua decisione: “Non credo che nessuno possa pensare che io venga influenzata da una lobby, vista la mia esperienza di trent’anni – ha detto”. Io credo a Hilary Clinton, non credo che si possa diventare Hilary Clinton se è facile essere corrotti, ci possono essere milioni di ragioni per cui la senatrice di New York abbia visto questa legge in modo diverso da come la vedeva da First Lady degli Stati Uniti. Ma gli altri cosa avranno pensato, dopo aver sentito che aveva ricevuto $ 104.000 dal settore dei servizi finanziari; avranno pensato che aveva dei buoni motivi? Questo è il lato oscuro della trasparenza. Questo tipo di dati aumenta lo scetticismo riguardo al funzionamento del Parlamento. L’80% delle persone in California pensa che i soldi comprano i risultati, il livello di fiducia del congresso di Stati Uniti e al livello più basso della storia. Forse c’erano più persone che erano a favore della monarchia inglese al tempo dell’Indipendenza, di quante ce ne siano ora a favore del Congresso. Quindi se mettiamo assieme questi aspetti positivi e negativi su una stessa pagina, come una pagella, possiamo vedere come questi vari aspetti hanno portato agli estremismi. Gli estremismi di sinistra ritengono che Internet dica di rifare costantemente la società e sono a favore del fatto che gli autori siano sotto pressione a causa di Internet; c’è un movimento abolizionista che ritiene si debba eliminare del tutto il diritto d’autore, che non ci siano motivi che esso esista. Per quel che riguarda il giornalismo si dice che sono sufficienti i blog, non abbiamo più bisogno di professionisti che fanno le indagini. Ci sono estremismi anche a destra.
La battaglia per il diritto d’autore porta a suggerire cambiamenti che potrebbero uccidere Internet. Questi estremismi non vogliono riconoscere le ragioni degli altri, quindi si ritiene che oggi debba esistere o l’anarchia oppure uno Stato totalitario sostenuto da coloro che si oppongono alla rete. Invece dobbiamo trovare il giusto mezzo. Trovare un modo per promuovere Internet ma anche credere al giornalismo, avere fiducia nel governo. L’importante non è quale scegliere l’uno o l’altro, la domanda invece è come riuscire ad avere entrambi, dobbiamo accettare l’esistenza di Internet e gioire perché Internet esiste e non scomparirà, ma anche pensare a come minimizzare il danno che Internet può fare e come fare questo?
Ci sono risposte ovvie già di 10 anni, per esempio per il diritto d’autore bisogna esercitare un controllo su come si utilizzano i lavori e garantire un compenso giusto per il lavoro che viene usato e trovare delle forme di compensazione per i danni arrecati dalla pirateria. C’è un’idea che è alla base del partito verde in Germania, sostegno pubblico per i beni pubblici e il giornalismo investigativo lo è. Per quanto riguarda la politica bisogna rimuovere le cause che portano all’assenza di fiducia, dobbiamo eliminare il finanziamento privato dei partiti e trasformarlo in finanziamento pubblico e quindi far sì che la gente possa credere ragionevolmente che qualsiasi decisione non sia stata presa solo per denaro. Fra gli attivisti di tutto il mondo non c’è nessuno che si faccia portavoce di queste posizioni in tutto il mondo, ci sono soltanto estremismi. Per quanto riguarda il diritto d’autore negli Stati Uniti, c’è una guerra, un mio amico la chiamava la sua guerra al terrorismo e i terroristi sono i nostri figli. Il finanziamento pubblico al giornalismo è stato eliminato negli Usa, credendo che il mercato privato potesse bastare da solo. È aumentato enormemente il costo delle campagne politiche e i congressisti spendono il 30% del loro tempo per cercare i fondi e la Corte Suprema ha eliminato quest’anno le basi costituzionali che permettevano al Congresso di limitare la spesa per sostenere un candidato. Tutto questo non fa altro che creare posizioni estremiste ovunque. Dobbiamo imparare a essere un po’ più umili dal punto di vista della legislazione. Il ventesimo secolo è stato un secolo dove la tecnologia ha reso possibile una mentalità dittatoriale, i governi hanno usato la tecnologia per propagandare la loro azione, sono state promosse normative a volte brutali per controllare la società. La mentalità che è alla base di questo è che il governo ha il potere di controllare, di rifare o riformare la società e si crede che quando c’è un rallentamento allora bisogna aumentare la forza affinché la normativa diventi più efficace. Questo rapporto “più forza maggiore efficacia” è falso in democrazia. Una maggiore forza spesso significa una normativa meno efficace. Dare una spintarella è meglio che un pugno, dobbiamo imparare questa umiltà. Anche gli estremisti devono ricordare che ci sono dei limiti a quello che può fare il governo, ci sono dei vincoli naturali. Soprattutto se pensiamo al primo punto che ho sollevato oggi e cioè l’aspetto delle generazioni quando ci rendiamo conto che questa guerra che facciamo a Internet è la guerra che facciamo contro i nostri figli, dobbiamo essere umili e riconoscere che più poniamo vincoli su come loro usano Internet e più loro si oppongono queste restrizioni e in modo sempre più distruttivo. Non possiamo impedire ai nostri ragazzi di essere creativi in un modo in cui noi non eravamo alla loro età, se facciamo ciò allora non faremo altro che renderli, spingerli a diventare pirati. Nel mio Paese i ragazzi vivono in un’era di proibizione, la loro vita la vivono sempre contro la legge e questo è corrosivo, corrode alle basi la democrazia e lò Stato di Diritto.
Internet è libertà. Ma la libertà che cosa è? La libertà può produrre sia bene che male. La risposta matura alla libertà è minimizzare il negativo e massimizzare il bene; la risposta saggia di ogni governo è quella di non imbarcarsi in una guerra senza speranza. Ciò di cui abbiamo bisogno è che nostri governi siano maturi e che siano sani di mente, e devono capire che dobbiamo imparare da quello che ci ha insegnato il secolo scorso: quindi non vogliamo governi giovani e arroganti. I governi ovunque nel mondo devono rendersi conto che non possono governare con la forza.
Tutti i video della giornata sono disponibili sul sito della web TV della Camera