In Europa volano le “cashless” city, l’Italia segue a passo lento

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Nonostante i ritardi, sarebbe scorretto immaginarsi l’Italia nell’immobilismo più totale. Alla fine del 2006 vi erano quasi 4 milioni e mezzo di carte prepagate attive, nel 2015 sono salite a 25 milioni e mezzo circa. Nello stesso arco di tempo, il numero delle carte di debito abilitate ai pagamenti presso POS è salito da 32,6 milioni agli oltre 50 milioni

30 Maggio 2016

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Fabio Cassanelli, presidente Osare Europa e responsabile Euro, Economia e Finanza rivistaeuropae.ue

L’Italia si trova spesso tra i Paesi “fanalino di coda” delle varie classifiche internazionali sui maggiori indicatori di sviluppo economico, sociale e tecnologico. Per esempio, il nostro Paese risulta tra gli ultimi in Europa per la penetrazione dei pagamenti elettronici ed allo stesso tempo tra i primi nei ranking che misurano il perimetro dell’economia sommersa o in quelli sulla percezione della corruzione. Primati di certo non invidiabili.

Così mentre la Svezia si avvia progressivamente a diventare una “cashless” society (più di 250 pagamenti elettronici all’anno per cittadino contro i 34 italiani del 2013) ed il Regno Unito diviene leader indiscusso del fatturato generato con le transazioni sui portali di e-commerce (107,2 miliardi di Euro nel 2013 contro gli 11,2 dell’Italia), il nostro Paese continua a rimanere uno dei più affezionati all’uso del contante.

Tuttavia, nonostante i ritardi, sarebbe scorretto immaginarsi l’Italia nell’immobilismo più totale. Negli ultimi 10 anni, passo dopo passo, l’ecosistema economico e finanziario del nostro Paese è profondamento cambiato, divenendo sempre più accogliente nei confronti di coloro che decidono di affidarsi ai sistemi di pagamento elettronici. Alla fine del 2006 vi erano quasi 4 milioni e mezzo di carte prepagate attive, al 31 dicembre 2015 questo numero è salito a 25 milioni e mezzo circa. Nello stesso arco di tempo, il numero delle carte di debito abilitate ai pagamenti presso POS è salito da 32,6 milioni agli oltre 50 milioni.

Per quanto riguarda le carte di credito, il numero è rimasto sostanzialmente stabile, ondeggiando negli ultimi 10 anni intorno tra i 13 e i 16 milioni di esemplari. Nel complesso, una crescita notevole. Ma oltre ad essere quasi raddoppiato il numero totale di carte in circolazione nel nostro Paese negli ultimi 10 anni, quali sono le reali possibilità di utilizzo di tali strumenti nella vita di ogni giorno? Ebbene, oltre alle carte, è quasi raddoppiato il numero dei POS (Point of Sale), passando da poco più di 1 milioni a quasi 2 milioni alla fine dello scorso anno.

La maggiore diffusione di POS presso le imprese e gli esercizi commerciali ha nello stesso tempo ridotto la necessità di prelevare denaro contante. Se a fine 2006 gli ATM “cash dispenser only” erano 7.480 su tutto il territorio nazionale, a fine 2015 si contavano solamente 2.041 punti che consentono il solo prelievo automatico (una riduzione del 72%).

Parallelamente è andato diffondendosi un ATM sempre più evoluto, che (oltre a prelevare) consente di pagare agevolmente ed in autonomia tributi, bollette, ricariche telefoniche e molto altro. Dal 2006 al 2015 il numero di questi sportelli automatici è salito dai 25.983 ai 35.211. Infine, uno dei caposaldi nella diffusione dei pagamenti “cash-free” è senz’altro il servizio di home banking “dispositivo”, che permette ovvero di effettuare disposizioni e pagamenti collegandosi in autonomia al proprio conto corrente da computer o da dispositivo mobile. Negli ultimi 10 anni, il numero di conti correnti online delle famiglie italiane è cresciuto in media di 1 milione e mezzo all’anno, passando dai 15 milioni di fine 2016 ai quasi 34 milioni alla conclusione dell’anno scorso.

Anche le imprese hanno fatto la loro parte, più che raddoppiando le utenze dell’home banking. Esistono oggi infatti oltre 3 milioni di profili di online banking rispetto agli 1,2 del 2006. Nei prossimi anni il trend dovrebbe proseguire sotto la spinta delle nuove carte contactless, del mobile payment e di nuovi strumenti che renderanno sempre più semplici i pagamenti digitali. Tuttavia si spera che le istituzioni del nostro Paese e quelle europee, possano guidare il cambiamento, accelerando e incentivando i sistemi di pagamento digitali.

Parte di tali strategie, si basano sulla progressiva limitazione dell’uso del contante. Per esempio, dopo mesi di lunghe discussioni e confronti, a inizio maggio di quest’anno il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea ha stabilito che dal 2018 cesserà l’emissione di nuove banconote dal taglio di 500 Euro, ma che quelle già emesse rimarranno strumento di pagamento con valore legale.

Una decisione a metà, frutto di accordi e compromessi, ma con il pregio di iniziare l’operazione di pulizia di quel folto sottobosco di pagamenti e transazioni non tracciabili effettuati con il denaro contante, nel quale può annidarsi ogni sorta di illegalità. Nel frattempo l’Olanda, l’Irlanda e la Finlandia hanno invece deciso di intervenire sui tagli più piccoli, con lo stop al conio delle monetine da 1 e 2 centesimi. La produzione di tali monete è ormai infatti più costosa del valore facciale delle stesse. In Italia, si è iniziato a discutere di questo tema nel 2014 e da allora la questione è rimasta congelata.

L’ultimo grande passo in avanti del nostro Paese per quanto riguarda la limitazione dei pagamenti in “cash” si è verificato nell’autunno del 2011, con l’obbligo di versamento su un conto corrente bancario o postale delle pensioni sopra i 1.000 Euro. Tale limite è rimasto, nonostante quello sulle transazioni generali sia stato rialzato a 3.000 Euro. Ma limitare il contante senza rendere rapidi, semplici e sicuri i pagamenti digitali rischia di rendere zoppa l’intera strategia di medio-lungo periodo. Per questo motivo, la Pubblica Amministrazione deve farsi portatrice delle best practices , che possano avvicinare i cittadini ai pagamenti digitali suscitando esperienze positive basate sulla semplicità e l’efficienza.

Grandi speranze sono riposte in PagoPA, il nuovo ecosistema di pagamento che sta uniformando e rendendo più semplici tutte le transazioni tra cittadino e pubblica amministrazione. Al 24 maggio 2016 si contavano ormai 13.850 amministrazioni pubbliche già aderenti al servizio, tra cui tutte le Regioni, più del 90% delle scuole e più della metà dei comuni.

Nella roadmap presentata a FORUM PA 2016, si prevede che entro fine anno aderiscano al servizio anche INPS, Ministero dell’Ambiente, Ministero dell’Interno ed Equitalia con l’integrazione dei servizi di pagamento multe e ticket sanitari. Per una rapida ed esponenziale transizione verso un’economia cashless occorre ancora però affrontare diverse questioni esiziali non solo nel tema dei pagamenti digitali ma che saranno essenziali per lo sviluppo del Paese. Va ancora fatto moltissimo per colmare il digital divide, intervenendo sia con la maggiore diffusione di banda larga e connettività mobile, sia con la formazione all’utilizzo dei dispositivi digitali delle fasce di popolazione ancora escluse dalla rivoluzione digitale.

La strada è lunga e tortuosa, ma la missione è tutt’altro che impossibile.

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