Nell’intervista a Valentina Presutti, esperta di semantic web e intelligenza artificiale dell’Università di Bologna, a cura di Gianni Dominici, si parla di dati, innovazione e pubblica amministrazione
19 Giugno 2020
Redazione FPA
Nel ciclo di interviste #road2forumpa2020, che ci accompagnano al grande evento digitale dal 6 all’11 luglio, si parla spesso di dati e dell’utilizzo che le amministrazioni (e non solo) possono farne. I dati che vengono creati da cittadini, aziende e PA sono una risorsa importantissima per poter cambiare il Paese e abbiamo visto come in situazioni di emergenza, come può essere una pandemia, non avere dei dati organizzati, leggibili e liberi possa essere un danno per tutta la comunità.
Di questo parliamo con Valentina Presutti, esperta di semantic web e intelligenza artificiale dell’Università di Bologna, intervistata da Gianni Dominici.
L’intervista
“C’è un aspetto normativo importante nella pubblicazione degli Open Data” esordisce Presutti, “ma anche un aspetto culturale, non c’è abbastanza attenzione alla qualità dei dati. Magari si fa più attenzione alla pubblicazione nel rispetto delle norme, ma non c’è una chiarezza sul tipo di utilizzo”.
Questione dati, dunque, molto importante, il problema è che ci sono ancora dei comportamenti non proprio allineati: “Ci sono, però, esempi virtuosi di utilizzo dei dati” continua Presutti, “ho collaborato con alcuni enti che avevano questo tipo di visione sui dati, ma comunque molto dipende dalle persone”.
Se le persone dentro la PA non hanno una visione positiva sui dati, il cambiamento non può essere portato avanti.
“Una tendenza molto italiana è percepire spesso l’innovazione come una minaccia” continua Presutti, “il problema più frequente sui dati, ad esempio, è la reticenza a permettere ai gruppi di progetto che collaborano con la PA e a mettere a disposizione i dati, come se ci fosse un rischio di perdere il controllo o una propria identità professionale”.
Infine, cosa dobbiamo immaginarci per i prossimi mesi post COVID-19? “Per un vero cambiamento non dobbiamo avere fretta” conclude Presutti, “bisogna scambiarsi le lezioni apprese, fare sistema e collaborare”.