International Open Data Day: a Roma si è focalizzata l’attenzione sull’avvio di una nuova fase
È iniziata la seconda fase degli Open Data: superata quella in cui ciascuno (pa da una parte e cittadini ed aziende dall’altra) lavora per conto proprio ora è il momento dello scambio, della condivisione di obiettivi… e anche della formazione, se è vero che solo il 12% degli italiani afferma di sapere cosa siano gli Open Data. Questa una tra le conclusioni principali emerse nella tappa romana dell’International Open data Day di sabato scorso, nel corso del quale è stato presentato l’Istituto Italiano degli Open Data, che vanta già più di 20 fondatori, tra i quali FORUM PA. Ma gli italiani hanno le idee chiare, il 64% richiede dai dati aperti la trasparenza delle istituzioni, che si stanno dando da fare.
25 Febbraio 2014
Ilaria Dioguardi
È iniziata la seconda fase degli Open Data: superata quella in cui ciascuno (pa da una parte e cittadini ed aziende dall’altra) lavora per conto proprio ora è il momento dello scambio, della condivisione di obiettivi… e anche della formazione, se è vero che solo il 12% degli italiani afferma di sapere cosa siano gli Open Data. Questa una tra le conclusioni principali emerse nella tappa romana dell’International Open data Day di sabato scorso, nel corso del quale è stato presentato l’Istituto Italiano degli Open Data, che vanta già più di 20 fondatori, tra i quali FORUM PA. Ma gli italiani hanno le idee chiare, il 64% richiede dai dati aperti la trasparenza delle istituzioni, che si stanno dando da fare.
Lo scorso 22 febbraio si è svolta la quarta edizione dell’International Open Data, la seconda in Italia, un’occasione per riflettere sullo stato degli Open Data nel nostro Paese e su quali sono le sfide da affrontare.
Dopo il successo della prima edizione, che ha visto 13 eventi sparsi nel territorio, quest’anno sono stati 20 gli appuntamenti programmati in Italia, da nord a sud, solo in Giappone si sono contati più appuntamenti. In tutta Italia si è vista la partecipazione di pubbliche amministrazioni locali, piccoli imprenditori, associazioni, grandi imprese, amministrazioni centrali, aziende partecipate, università e centri di ricerca.
L’evento Hub di Roma si è svolto, come l’anno scorso, presso l’Archivio Centrale dello Stato. La giornata, ricca di interventi e di collegamenti streaming da molte città italiane, è stata coordinata da Flavia Marzano, Presidente degli Stati Generali dell’Innovazione.
Lo stato dell’arte è stato illustrato da Milly Tucci, responsabile clienti e ricercatore senior dell’Istituto Piepoli in collegamento streaming da Cosenza. “Del campione intervistato dal nostro Istituto il 12% degli italiani afferma di sapere cosa sono gli Open Data, ma in realtà solo 7 su 10 ne dà una definizione corretta. Bisogna sicuramente investire in formazione”, ha affermato Tucci. “Il 64% degli intervistati richiede dati sulle istituzioni: le amministrazioni devono tenerne conto, la trasparenza è ancora la maggiore esigenza delle persone”.
Dell’uso degli Open Data in ambito istituzionale hanno parlato Anna Masera, capo ufficio stampa della Camera dei Deputati e Responsabile della Comunicazione, e Elena Candia, Consigliere Capo Ufficio del Servizio Informatica della Camera dei deputati. “Abbiamo partecipato anche l’anno scorso all’Open Data Day, si respirava un’atmosfera di pionierismo che già quest’anno non c’era più. Prima ci si chiedeva cosa fossero gli Open Data, ora è stato fatto un grande passo in termini culturali”, ci ha raccontato Candia in un’intervista. “Molte amministrazioni locali hanno cominciato ad avviare progetti, è evidente la maturità del fenomeno, molto più sentito e diffuso. Noi della Camera ci siamo trovati in un punto di vantaggio più spiccato rispetto agli altri, siamo nella fase dell’autocritica successiva. Dati.camera.it è nata alla fine del 2011, è la piattaforma di pubblicazione e condivisione di Linked Open Data sull’attività e gli organi della Camera”, ci ha spiegato Candia. “L’obiettivo del progetto è di rendere pienamente fruibile il patrimonio informativo della Camera. I Linked Open Data sono usati internamente con un forte miglioramento dell’interoperabilità interna. Ad uso esterno abbiamo prodotto finora più di 458 milioni di triple. Il problema è il passaggio successivo, la questione per noi è su due canali: da una parte la facilitazione dell’accesso da parte degli altri, riceviamo molte richieste di spiegazione su cosa sono i nostri dati e su come si possono utilizzare da parte di chi dovrebbe trarne beneficio; dall’altra stiamo cercando di immaginare delle iniziative di diffusione”. Rispetto al resto del mondo come siamo messi? “Molto bene, costituiamo un esempio per altri Paesi, abbiamo contatti con il Regno Unito, il Brasile, il Canada”. Per gli sviluppi futuri “abbiamo bisogno di un feedback, bisogna aiutare i potenziali utilizzatori a creare valore partendo da questi dati, ma non solo valore informativo, bisogna metterli in relazione con altri dataset anche a fini commerciali. I giovani programmatori possono creare app a partire da dati aperti, può diventare una delle nuove professioni”, ha concluso Candia.
Sull’altro ramo del Parlamento è intervenuto Carlo Marchetti del Senato della Repubblica, illustrando dati.senato.it, portale aperto nel 2013 che consente sia di scaricare insiemi di dati precostituiti (dataset), sia di eseguire interrogazioni su tutti i dati disponibili.
Il Presidente dell’Associazione OpenGeoData Italia Giovanni Biallo ha puntato l’attenzione sul “forte rallentamento in Italia degli Open Data geografici nel 2012 rispetto al 2013” e della necessità di “mettere a disposizione questi dati da parte dei grandi assenti: istituzioni che spesso hanno i dati ma non li rendono disponibili, molte regioni e città”.
Durante l’evento è stato presentato l’Istituto Italiano degli Open Data, che “si configura come una rete di associazioni, organizzazioni, enti, gruppi e persone singole con una duplice funzione: di catalizzatore di energie e capacità e di raccordo tra i diversi protagonisti sugli Open Data per favorire l’incontro tra domanda e offerta, lo scambio e la condivisione di pratiche, strumenti, tecnologie”, ha dichiarato Giuseppe Iacono, vice Presidente degli Stati Generali dell’Innovazione. “L’Istituto si propone di supportare le organizzazioni governative nella formazione delle politiche degli Open Data. I fondatori finora sono oltre venti, tra questi anche Stati Generali dell’Innovazione, Regesta.exe, FORUM PA. C’è tempo fino al 28 febbraio per farsi avanti come fondatori”. “Per quanto riguarda gli Open Data, lavorando nella Pubblica Amministrazione da 30 anni, abbiamo paura del rischio di annullamento di processi allo stato nascente”, ha dichiarato Gianni Dominici, Direttore Generale del FORUM PA “I processi innovativi devono essere messi in un contesto di superamento della logica bipolare, che vede da una parte il cittadino e dall’altra la Pubblica Amministrazione, e di avvio di una dimensione di sussidiarietà orizzontale, nella quale cittadino e Pubblica Amministrazione lavorano insieme”, ha affermato Dominici.
Si preannuncia un anno ricco di sfide da vincere, in attesa del terzo Open Data Day italiano.