La blockchain all’opera, tra strategie innovative e miglioramento dei servizi

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Più si ha la possibilità di “toccare con mano” come la blockchain sia in grado di sostenere e promuovere nuove soluzioni, più se ne comprende la portata rivoluzionaria. È in quest’ottica che durante ICityLab 2018 sono state portate all’attenzione dei partecipanti due esperienze legate a realtà urbane (Torino e Napoli) e una trasversale, centrata su un servizio pubblico in ambito universitario

30 Ottobre 2018

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Luigi Rosati

L’approfondimento dei casi di applicazione della blockchain fornisce sempre maggiori elementi per comprendere come questa tecnologia influenzi la progettazione e lo sviluppo di innovazioni digitali. Più si ha la possibilità di “toccare con mano” come la blockchain sia in grado di sostenere e promuovere nuove soluzioni, più se ne comprende la portata rivoluzionaria e se ne viene contagiati in termini di stimolazione e ideazione.

Un esempio concreto di questo processo di informazione e consapevolezza viene da Firenze, dove – in occasione dell’evento ICityLab 2018 – abbiamo organizzato un confronto sul tema, coinvolgendo esperti e, più che altro, testimoni di sperimentazioni a livello locale.

Il workshop, dal titolo “Blockchain: esperienze evolutive per i servizi e lo sviluppo locale”, si è svolto lo scorso 18 ottobre e si poneva l’obiettivo di raccontare alcune esperienze a livello locale proprio per proseguire il percorso di analisi e documentazione sulla diffusione della blockchain nei servizi pubblici, già iniziato a FORUM PA 2017 e proseguito nella stessa manifestazione anche quest’anno.

L’incontro di Firenze ha posto all’attenzione dei partecipanti due esperienze legate a realtà urbane (Torino e Napoli) e una trasversale, centrata su un servizio pubblico in ambito universitario. Le prime due hanno avuto il merito di evidenziare come la blockchain possa sostenere strategie e politiche di partecipazione e di valorizzazione di comunità e territori, a partire dalla disponibilità di asset di valore. Si tratta di sviluppare – come ha illustrato Guido Bollea dell’Università di Torino – una “internet of money” nell’ambito della quale utenti e organizzazioni possono scambiarsi token di valore sulla base di un modello di “urban commons”. In questo modo si evitano le criticità e fragilità di Internet per sviluppare modelli e strumenti che possono dare valore ad esternalità prive di rilievo all’interno di un sistema condiviso che, invece, le capitalizza e le rende disponibili. In questo modo si possono sviluppare servizi come sistemi di tessere-punti, coupon, crowdfunding, carte fedeltà, ecc. basati su wallet/browser blockchain.

Progetti come “Co-City” del Comune di Torino (finanziato dal programma Urban Innovative Action) sperimentano proprio queste soluzioni. Analoga applicazione è stata progettata per creare wallet digitali per i migranti, in grado di raccogliere documenti e altri atti da convalidare attraverso un sistema formale e informale di riconoscimento e accreditamento, sostenuto – appunto – dalla tecnologia blockchain.

Nella stessa direzione si sta muovendo anche un’altra grande citta, in questo caso del sud Italia: Napoli. L’amministrazione, coerentemente con alcuni atti programmatici finalizzati a promuovere nuovi modelli e sistemi ispirati a paradigmi di democrazia partecipata, economia circolare e solidale, riuso e accesso alle nuove tecnologie, ha promosso – tra gli altri – un gruppo di lavoro su blockchain e criptovalute. L’esperienza, particolarmente dinamica e ricca di contributi (in soli sei mesi sono stati coinvolti 200 esperti e già pubblicata una prima delibera comunale su Blockchain e criptovalute), ha portato allo sviluppo di diversi progetti sperimentali, illustrati nel convegno da Mauro Forte, uno dei coordinatori del gruppo di lavoro. La prima esperienza riportata riguarda la creazione di una nuova procedura per la gestione e pubblicazione dei dati in modo sicuro al fine di garantire al cittadino la massima trasparenza e, nel contempo, una maggiore sicurezza su l’incorruttibilità dei documenti pubblicati dalla PA nel pieno rispetto della normativa sulla Privacy e del Regolamento Europeo GPDR.

A questa si affianca il progetto in sperimentazione – sempre a Napoli – legato alla diffusione di sistemi di pagamento in criptovalute – attraverso adattamento di POS e implementazione pagamenti on-line – e l’eventuale sviluppo di una criptovaluta dedicata. La sperimentazione, in particolare, utilizza dei token per stimolare l’uso di pagamenti digitali e pratiche civiche (smaltimento di materiale riciclabile). Una innovazione interessante è il pagamento di ingresso al Museo del Maschio Angioino in criptovalute (ne vengono accettate 50).

Il terzo caso presentato viene dal CIMEA, organismo di certificazione e riconoscimento di titoli di studio, in particolare accademici. L’ente, come illustrato dalla sua rappresentante Maria Oreshnikova, ha sviluppato un servizio – “diplome” – che costituisce un wallet delle certificazioni e titoli accademici dell’utente in grado di garantire il riconoscimento degli stessi e la loro portabilità, anche all’Estero. Lo strumento risponde alla necessità di dare sicurezza al processo di riconoscimento di titoli stranieri e, in tal senso, di combattere la diffusione di certificazioni false. Tali obiettivi sono perseguiti attraverso la blockchain che rende sicuri ma anche interoperabili i dati sui titoli di studio posseduti, eliminando anche disambiguità di informazione e dati sui titoli.

Il caso sottolinea una caratteristica specifica della blockchain – ribadito anche da Pietro Marchionni di AgID nel suo intervento – ovvero la sua interoperabilità connessa alla possibilità di eliminare la replicazione di dati e oggetti (“OnceOnly”). Tale elemento è testimoniato dalle diverse applicazioni che AgID sta seguendo nella PA nei settori dei Trasporti, Welfare, Salute, Scuola e Ricerca, Beni Culturali e Turismo.

Il contesto generale, delineato dallo stesso Marchionni e dal moderatore Mauro Bellini, direttore di Blockchain4Innovation, fa riferimento ad una specifica lettura del fenomeno della blockchain che vede tale tecnologia alla fine dell’apice di una curva che ora discende verso una fase in cui sono necessarie azioni di consolidamento anche attraverso applicazioni diffuse e stabili (il riferimento è al Gartner Hype Cycle for Emerging Technologies del 2017).

In questo senso tra i settori di maggiore interesse ci sono proprio la pubblica amministrazione e le utilities, tra gli ambiti ovviamente quelli dei sistemi pagamento, della supply chain e della gestione dei dati personali.

Dunque il quadro applicativo e specifico della blockchain si fa sempre più chiaro consentendo investimenti, strategie e politiche dedicate.

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