Flavia Marzano, Assessora Roma Semplice di Roma Capitale, spiega alcuni passi da fare per abbattere il digital divide, a livello sociologico, culturale ed economico
19 Giugno 2019
Maurizio Costa
Content Officer FPA
Il digital divide (o divario digitale) è quello scalino virtuale, alto o basso che sia, che divide le persone che hanno accesso alle nuove tecnologie da quelle che non possono farlo per svariati motivi. Il divario più comune che salta alla mente riguarda il Nord e il Sud, ad esempio, ma questa discrepanza può anche nascere in settori specifici della società. Il digital divide può dividere (appunto) giovani da anziani, ricchi da poveri, europei da asiatici.
A FORUM PA 2019 si è parlato anche di questo, in ottica di innovazione e di pubblica amministrazione. Federica Meta, giornalista di CorCom, in questa intervista, ha sentito il parere di Flavia Marzano, Assessora Roma Semplice di Roma Capitale. Il suo assessorato ha come obiettivo l’abbattimento del digital divide, lo snellimento della macchina burocratica e l’incremento delle competenze digitali dei cittadini, senza dimenticare il miglioramento dei servizi offerti.
Difficoltà di comprensione
A volte, anche nella PA, è difficile capirsi: “Sono un’informatica e frequento non informatici, e a volte non si parla la stessa lingua” esordisce Marzano. “A volte ricevo lettere formali, protocollate, che devo leggere tre volte prima di riuscire a capire cosa vogliano dire”. Spesso, dunque, il problema del divario digitale può nascere dalle difficoltà di comprensione; per capirsi bisogna condividere lo stesso registro linguistico. Se ognuno parla con i propri tecnicismi, si finisce per non riuscire a comunicare l’informazione. Invece “si può e si deve parlare la stessa lingua”, sottolinea Marzano.
Il digital divide
“Il divario digitale è sociologico, economico, culturale e, purtroppo, anche di genere” continua l’assessora che racconta a titolo di esempio alcune esperienze vissute in prima persona, portando avanti i progetti del Comune di Roma: “Abbiamo fatto i CoderDojo, ad esempio, in cui i ragazzi dai 7 ai 17 anni imparano a sviluppare software, in maniera giocosa e facile. Se si osservano questi ragazzini, il maschio sgomita e ha la tastiera del pc davanti, mentre la femmina sta dietro che guarda. Allora abbiamo fatto un CoderDojo solo per bambine”.
Il divario nella società
Questo divario può nascere anche all’interno della stessa società. “Roma ha circa 400mila stranieri iscritti all’anagrafe” prosegue Marzano. “Queste persone giustamente vogliono fruire dei servizi online e spesso hanno difficoltà: linguistiche, culturali ed economiche, perché magari non hanno accesso a internet”. Proprio per combattere questa situazione, in città sono stati istituiti i punti Roma Facile: “Spazi fisici”, continua l’assessora, “dove il cittadino telefona e prende appuntamento, trovando una persona che gli dedica uno slot di 20 minuti per fruire del servizio online ed essere quindi formato”.
Fondamentale per recuperare il digital divide è la collaborazione, a tutti i livelli. Sia nella pubblica amministrazione che nella società civile: senza collaborazione non si riuscirà a colmare questo divario.